“Ho presentato Conte a Bolsonaro, ecco com’è andata”. Parla Lorenzato

Il deputato leghista, italobrasiliano, era presente al bilaterale di Davos. “Serve un’alleanza per reagire al patto di Aquisgrana”

di Valerio Valentini 26 Gennaio 2019 www.ilfoglio.it

Roma. Quando dice “l’ho inventato io”, con tono enfatico e orgoglioso, sembra quasi che citi Pippo Baudo. Non fosse che però l’accento portoghese suona subito bizzarro. E del resto Luis Roberto di San Martino-Lorenzato di Ivrea – ci tiene a indicarli tutti, i suoi titoli, almeno a giudicare dalla voce registrata nella segreteria del telefono – è nato a Ribeirao Preto, trecento chilometri da San Paolo, una cittadina dell’entroterra dove due terzi dei settecentomila abitanti parlano il dialetto veneto. Terra di emigranti, come lo furono pure gli antenati del neodeputato leghista, partiti da Milano nel 1885 alla volta del Sudamerica.

“L’ho inventato io – ripete – l’accordo tra Giuseppe Conte e Jair Bolsonaro”. E certo, l’affermazione tradisce un tratto di fanfaronesco che in effetti deve appartenere al personaggio, se è vero che i fedelissimi di Salvini, quando venne riferito loro di quel tale deputato che si vantava di essere “amico del candidato presidente brasiliano”, mesi fa, attivarono dei controlli incrociati per capire se fosse davvero credibile. Lo era, al netto di qualche esagerazione. “E non a caso – rivendica ora lui – ero l’unico parlamentare presente al Forum di Davos”. E all’incontro bilaterale tra Conte e Bolsonaro. “Un incontro cordiale, una riunione molto bella. Il presidente brasiliano ha regalato al nostro capo del governo anche un libro sull’Amazzonia”.

Non avranno mica parlato solo delle bellezze ambientali del Brasile. “No, certo. Si è discusso molto proficuamente anche di difesa, intelligence e spazio. Oltreché degli interessi dell’Enel nel paese. Del resto, la diplomazia del sangue è la più forte che ci sia”. Prego? “Bolsonaro è mezzo veneto, come me, che però ho anche nonni di Udine, di Mantova e del Canavese. E allora perché non sfruttare questa vicinanza? C’è un commonwealth sanguinis tra Roma e Brasilia”. Nientedimeno. “Il Brasile esporta l’equivalente di 1,4 miliardi di euro in alimenti nel mondo. E di questi, almeno 1 miliardo è prodotto da italobrasiliani”. E qui parte la litania dei cognomi. “Gli Ometto, gli imperatori internazionali dello zucchero, sono originari di Padova; i Cutrale, tra i maggiori produttori di succo d’arancia al mondo, sono siciliani. Il mio amico Roque Quagliato, che ha un milione di vacche da carne nello stato del Parà, ha radici a Cavarzere, nel Veneziano”.

Agroalimentare, Difesa, aerospazio: si dovrebbe sbloccare tutto ora? “Si può potenziare questa relazione commerciale. Anche Conte si è infatti subito detto interessato a stilare un protocollo d’intesa. E’ stato molto insistente. E del resto, se l’Europa crolla, perché dovremmo restare a guardare?”. Crolla? Chi lo dice? “Germania e Francia hanno dato un brutto colpo all’Ue. Loro firmano il trattato di Aquisgrana? E l’Italia, allora, cerca nuove sponde, nuovi alleati in Sudamerica. Porte aperte ai brasiliani”. E porti chiusi a tutti gli altri. “Lo so cosa volete farmi dire: che anche io sono immigrato, che anche Bolsonaro è clandestino”. Ma guardi, veramente… “Però il nonno di Bolsonaro è partito da Anguillara Veneta con tutti i documenti in ordine, e un contratto di lavoro già in tasca. Così come fecero i miei avi quando lasciarono Milano”. Anche di questo hanno parlato, Conte e Bolsonaro? “No, però il nostro premier ha chiesto informazioni e consigli sul Venezuela”. Poi, però, a differenza di Bolsonaro, non ha riconosciuto Juan Guaidó. “E certo, quello deve tenere buoni i grillini, che amano la democrazia diretta sul web ma non quella nelle piazze. Bolsonaro ha spiegato a Conte che per anni quei comunisti di Lula e della Roussef hanno finanziato Chavez e Maduro con la banca d’investimenti brasiliana. Ma ora basta, anche per loro è finita la pacchia”.

E a Salvini quand’è che presenterà Bolsonaro? “Presto. Lui vorrebbe già a fine febbraio, per partecipare alla cerimonia di ricordo della presa di Monte Castello, la località in Emilia liberata nel 1945 proprio dai militari brasiliani che combatterono contro i nazifascisti. Vedete?”. Cosa? “Il sangue, ve l’ho detto. C’è un legame di sangue”.

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