Dall’Inghilterra all’America, l’orrida tentazione di lasciare indietro i più fragili

“Se li consideriamo a ‘bassa priorità’, finiremo come la Cina”, ci dice il bioeticista americano Wesley J. Smith. Il rischio è di demandare al Covid-19 in maniera surrettizia il compito dell’eutanasia

di Giulio Meotti 31.3. 2020 ilfoglio.it lettura5’

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Roma. “Forse la guerra ci obbligherà a queste pratiche di prioritizzazione, come si dice” ha detto questa settimana al Figaro il filosofo Alain Finkielkraut. “Ma ci fanno orrore. La vita di un anziano vale tanto quella di una persona in pieno possesso delle sue forze. L’affermazione di questo principio di uguaglianza in un periodo tormentato come quello che stiamo attraversando mostra che il nichilismo non ha ancora vinto e che restiamo una civiltà”. E’ davvero così?

Nove livelli, da “very fit” a “terminally ill”. Dai “sani ed energici” a chi è all’ultimo stadio. Al settimo si trova anche chi soffre di “disturbi cognitivi”. Sono le linee-guida per aiutare i medici inglesi a decidere chi dovrebbe ricevere prima le cure durante l’epidemia di Covid-19. Il National Institute for Health and Care Excellence è minacciato di azioni legali per aver incluso pazienti con autismo e altre disabilità intellettuali. Julie Newcombe, fondatrice di Rightful Lives e con un figlio autistico, ha definito “spaventose” le linee-guida.

L’idea si fa strada tra i bioeticisti. Peter Singer, che aveva già giudicato la vita dei disabili indegna di essere vissuta, scrive sul Sunday Morning Herald: “In tempi normali, la regola di assegnazione dei letti di terapia intensiva è ‘primo arrivato, primo servito’”. Ma sotto pandemia? “Che dire della qualità della vita? Un paziente con demenza può avere un’aspettativa di vita più lunga di un paziente nel pieno delle capacità mentali: chi dovrebbe essere preferito?”. Sul New York Times, il bioeticista Ezekiel Emanuel scrive che “la priorità dovrebbe essere data agli operatori sanitari, polizia e vigili del fuoco”.

Alcuni stati americani, racconta ProPublica, hanno linee-guida discriminanti: in Tennessee restano indietro le persone affette da atrofia muscolare spinale; in Minnesota, cirrosi epatica, malattie polmonari e problemi cardiaci e nello stato di Washington, come di New York, Utah, Colorado e Oregon, si valuta l’“abilità fisica e intellettiva generale”. In Alabama, recita il documento “Scarce Resource Management”, i “disabili psichici sono candidati improbabili per il supporto alla respirazione”. E ancora: “Le persone con ritardo mentale grave o profondo, demenza da moderata a grave o complicanze neurologiche catastrofiche sono candidati improbabili per il supporto”.

Il New York Times raccoglie le parole di Roger Severino, a capo dell’ufficio diritti civili del Dipartimento della Sanità: “La legge protegge la pari dignità di ogni essere umano da uno spietato utilitarismo”. Ma in una crisi medica senza precedenti sarà difficile impedire ai singoli stati di agire secondo proprie linee-guida. In una lettera del 18 marzo inviata al governatore del Wisconsin Tony Evers, la Survival Coalition ha scritto: “La ‘qualità della vita’ è un pretesto per negare il trattamento alle popolazioni vulnerabili, in particolare persone con disabilità intellettive”.

“Le persone affette da disabilità sono terrorizzate di essere in fondo alla fila” dice Ari Ne’eman, docente all’Università Brandeis. “E hanno ragione, molti stati lo affermano in modo abbastanza esplicito nei loro criteri”. Il professor Michael Bérubé, docente di Letteratura alla Pennsylvania State University e con un figlio Down (gli ha dedicato il libro “Life as Jamie Knows It”), al Foglio dice: “Sospetto che quando il picco raggiungerà gli Stati Uniti e le nostre strutture sanitarie saranno sopraffatte, i professionisti medici dovranno prendere decisioni strazianti e non sarei affatto sorpreso se le persone con disabilità diventassero pazienti a bassa priorità. Sarò felice di sbagliarmi”. Racconta Bloomberg che in Olanda i medici hanno iniziato a chiedere agli anziani se vogliono essere “curati a casa”, “una decisione che ha scatenato il panico”, riferisce il Telegraaf. Qualche mese fa, la politica dei Verdi Corinne Ellemeet propose di introdurre per gli over 70 le “aspettative di qualità della vita” nell’accesso alla chirurgia.

“In Italia, la capacità di terapia intensiva è gestita in modo molto diverso dagli olandesi, gli anziani hanno una posizione molto diversa nella cultura italiana”. Questa dichiarazione di Frits Rosendaal, epidemiologo dell’Università di Leiden, ha fatto il giro della stampa spagnola. Al Foglio, Rosendaal la rivede: “Non vogliamo decidere chi può essere curato e chi no, nessun essere umano ha il diritto di giudicare il valore della vita di un altro”. “Portarli in ospedale per morire lì è disumano”, ha detto la professoressa belga Nele Van Den Noortgate, dopo che l’Associazione belga di geriatria ha fatto sapere che gli anziani ammalati nelle case di riposo non saranno portati in ospedale.

“Il triage è etico” dice al Foglio il bioeticista americano Wesley J. Smith. “E’ l’abbandono della santità e uguaglianza della vita in occidente a essere una forma di nichilismo. Porterà all’abbandono di deboli e vulnerabili. Spero che rimanga un sufficiente carico di moralità affinché questo non accada. Sarà una grande prova per capire se la visione giudaico-cristiana ha ancora vitalità”. E se dovessimo cedere alla tentazione? “Finiremmo come la Cina, dove il valore della vita si basa su concetti utilitaristici. Ma abbiamo visto finora un grande eroismo medico”. Il rischio è di demandare al Covid-19 in maniera surrettizia il compito dell’eutanasia, un virus che circola da tempo.

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COMMENTI

branzanti

31 Marzo 2020 - 12:37

Gli Usa, dietro la solita patina propagandistica, cui ormai non crede più nessuno, sono un paese che discrimina in maniera feroce per razza, censo, genere ed età. Le normative per la scelta citate da Meotti, che giustamente ci fanno orrore, sono soltanto il portato della loro cultura, fatta di violenza, sopraffazione e morte, la cultura di un paese ostile all'essere umano ed ai suoi diritti. Che differenza con il rispetto che abbiamo per le persone noi italiani.

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Rispondigertrud

31 Marzo 2020 - 12:28

Quella praticata dal virusnon è eutanasia, ma cacotanasia. Uccide con sofferenza, per quanto se ne sa, non con dolci maniere.

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Rispondialbertoxmura

31 Marzo 2020 - 12:13

Negli USA la discriminazione non avviene per età, in quanto sarebbe incostituzionale. Peccato che vi sia la tentazione di farla sulla base di altri odiosi criteri (dopo i ritardati mentali). Ma mi sembra che il Dipartimento della Giustizia sia intervenuto. In Italia, purtroppo, l'età non gode di alcuna tutela costituzionale. Così è lo stato stesso a porre limiti d'età per le assunzioni e a collocare a riposo forzatamente i suoi dipendenti per "raggiunti limiti d'età". Ma una volta introdotto il sistema contributivo, tutto ciò non ha senso alcuno. Urge una modifica dell'articolo 3 della Costituzione che vieti ogni discriminazione in base all'età, come negli USA

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