Gli Stati Uniti verso un nuovo sistema di alleanze?

“Gli Stati Uniti pagano decine di miliardi di dollari per sovvenzionare l’Europa e perdono molto sul commercio”.

Federico Giuliani 11.5 2020 ilgiornale.it   lettura 3’

https://it.insideover.com -La strategia isolazionista di Donald Trump non è cambiata di una virgola neppure dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19. Chi pensava che gli Stati Uniti invertissero il trend e tornassero a riaffacciarsi con una certa insistenza oltre l’Atlantico e il Pacifico, si sbagliava di grosso. Certo, complice l’avanzata cinese in Europa, la Casa Bianca ha lanciato qualche messaggio agli alleati europei, ma tutto è nato e morto all’interno di poche frasi di circostanza.

La verità è quella più volte spiegata da Trump: Washington non ha più intenzione di fungere da bancomat per i suoi alleati. In altre parole, ha fatto capire il presidente Usa, la protezione americana non sarà più gratuita. D’altronde segnali di un simile cambio di paradigma non sono mancati.

Nel luglio 2018, in occasione del summit Nato a Bruxelles, The Donald ha scritto un tweet al veleno contro l’Europa: ”I presidenti hanno cercato invano per anni di convincere la Germania e le altre nazioni ricche della Nato a pagare di più per la loro protezione dalla Russia ma questi pagano solo una frazione del costo. Gli Stati Uniti pagano decine di miliardi di dollari per sovvenzionare l’Europa e perdono molto sul commercio”. All’epoca – ma non fu un episodio isolato – il tycoon arrivò perfino a minacciare di far uscire gli Stati Uniti dalla Nato se i suoi alleati non avessero aumentato la spesa per la difesa.

Un punto di svolta

Altro giro, altra corsa. Nel gennaio 2020 è stato Mike Pompeo a tirare una bordata, l’ennesima, agli alleati americani. All’indomani dell’uccisione di Qasem Soleimani il segreteraio di Stato Usa si lamentò dell’atteggiamento mostrato dai partner europei: ”I nostri alleati nella regione (mediorientale ndr) sono stati fantastici mentre le conversazioni con gli europei non sono state altrettanto positive”.

In un’intervista alla Fox News, Pompeo spiegò che ”gli europei non sono stati così disponibili come avrei voluto che fossero. Gli inglesi, i francesi, i tedeschi, tutti devono capire che ciò che abbiamo fatto, ciò che hanno fatto gli americani, che hanno salvato vite umane anche in Europa”.

A Washington inizia a star stretto anche il ruolo di protettore dell’Asia e, più in particolare, di Giappone e Corea del Sud. Nell’agosto 2019 Trump mise in discussione il cosiddetto Trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra gli Stati Uniti e il Giappone e l’alleanza di ferro con Seul; i due alleati asiatici avrebbero continuato a godere dell’ombrello americano ma a fronte di un pagamento adeguato alle risorse impiegate dagli Usa in territori distanti migliaia e migliaia di chilometri da casa. La discussione è caduta presto nel dimenticatoio anche se, di tanto in tanto, riemerge con prepotenza a seconda dei momenti.

Verso un nuovo sistema di alleanze

Oggi gli Stati Uniti si trovano davanti a un bivio. O l’America continua a chiudersi a riccio come sta facendo adesso, rischiando tuttavia di regalare immense praterie ai competitori cinesi, oppure sceglie definitivamente di adattare il registro delle alleanze alle nuove esigenze della nazione. A proposito di quest’ultima strada, lo studioso Graham Allison è stato chiaro: ”Il sistema di alleanze degli Stati Uniti dovrebbe essere sottoposto a un’analisi a base zero. Ogni alleato e partner attuale, dal Pakistan, dalle Filippine, dalla Tailandia alla Lettonia, fino all’Arabia Saudita e alla Turchia, dovrebbe essere considerato per quello che fa a sostegno della sicurezza e del benessere degli Stati Uniti, con quali rischi e costi”.

Le alleanze, insomma, ”non sono per sempre”. Questo significa compiere una svolta totale e smettere di pensare al mondo odierno con parametri ormai preistorici. Anche (e soprattutto) in ambito militare, aggiunge Allison, dovrebbe essere applicata la medesima logica: ”Washington avrà bisogno di partner, ma partner che apportino più risorse di quanto non introducano rischi. Sfortunatamente, pochi degli attuali alleati degli Stati Uniti soddisfano questo standard”. Nel caso in cui Washington dovesse aderire a questo epocale cambiamento, molti storici partner (pensiamo all’Europa, o almeno a una parte di essa, e al Giappone) potrebbero essere sostituiti da alleati dell’ultim’ora. L’importante è che questi siano funzionali al benessere dell’America.

Commenti   

#1 riki 2020-05-11 11:42
Trump l'aveva già detto più volte. Ma nella sitiazione attuale significa farsi circondare dalla Cina e Russia. Mette paura però a stati deboli come l'Italia che vive il periodo senza fare scelte da che parte stare. E la Germania non è in grado di diventare la quarta potenza mondiale: anche essa di qua o di là.
fontina

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