Delle proteste di Hong Kong la Cina vuole cancellare anche la memoria

Tv e Radio cancellano dagli archivi ogni traccia audio e video del recente passato scomodo su direttiva di Pechino

ANTHONY WALLACE VIA GETTY IMAGES

By Marco Lupis 6.5.2021 Huffpost lettura4’

La Radiotelevisione pubblica di Hong Kong, RTHK, sta cancellando dai suoi archivi ogni traccia audio e video del recente passato “scomodo” della città, su precise direttive di Pechino nell’ambito della recente legge della “Sicurezza Nazionale”, che ha imposto la censura del Partito Comunista Cinese sulla metropoli asiatica. Documentari, servizi dei telegiornali, interviste che riguardano le proteste oceaniche del 2019, ma non solo; anche la memoria audiovisiva della cosiddetta “Rivolta degli Ombrelli” del 2014, quando il centro di Hong Kong fu occupato per settimane da manifestanti filodemocratici, stanno rapidamente scomparendo sotto la mannaia impalcabile di questa sorta di damnatio memoriae imposta dalla Cina, dal sapore tanto orwelliano.

È un po’ come se la Rai cancellasse dai suoi archivi tutto ciò che riguarda gli Anni di Piombo, oppure come se in Francia la televisione nazionale eliminasse ogni cosa che riguardi il movimento dei gilet gialli.

Hong Kong è sempre stata una città che non ha avuto molto rispetto per la sua memoria storica, questo va detto, però la furia edilizia devastatrice che periodicamente investe la città e ha cancellato la stragrande maggioranza delle sue testimonianze architettoniche passate, è sempre stata motivata da ragioni economiche, da quella ricerca del profitto ad ogni costo, non da motivazioni ideologiche. Solo in tempi molto recenti ha cominciato a farsi strada una certa coscienza storica e un’embrionale cultura della conservazione e della tutela delle testimonianze del passato, attraverso l’azione sempre più incisiva dell’Ufficio Tutela Antichità e Monumenti (AMO) che ha catalogato più di seimila edifici di interesse culturale da preservare. Ma nel caso della censura selettiva dei materiali giornalistici sul dissenso, ci troviamo di fronte a qualcosa di molto diverso, e di ben più grave.

I segnali che la nuova “mano pesante” di Pechino sulla città si sarebbe fatta sentire anche attraverso la rimozione storica selettiva, si erano già intravisti qualche tempo fa. Nel marzo dell’anno scorso, la Hong Kong Baptist University aveva improvvisamente cancellato una mostra fotografica che avrebbe presentato immagini delle proteste anti-Pechino del 2019, mentre il sistema scolastico dell’ex-colonia è stato ormai radicalmente modificato, attraverso una vasta campagna finalizzata all’indottrinamento delle future generazioni di cittadini, usando la storia come strumento per inculcare nell’animo degli studenti più giovani i semi dell’obbedienza e del patriottismo cinese. Nelle università sono state ridotte alla metà le ore per l’insegnamento liberale, uno dei lasciti della cultura anglosassone, perché considerato pericoloso in quanto favoriva la diffusione dei valori democratici.

Una vasta operazione di censura che ha trovato la sua realizzazione più ambiziosa attraverso il recente varo di “Hong Kong Chronicles”, un vastissimo progetto, diviso in 66 volumi dal valore di cento milioni di dollari, che fornisce una rilettura complessiva e ufficiale della storia di Hong Kong degli ultimi 7mila anni.

La censura sistematica degli avvenimenti del passato che potrebbero offuscare la gloria del Partito Comunista al potere da oltre 70 anni, è cosa assodata in Cina. Nella madrepatria, per esempio, se si fa una ricerca su internet con la chiave di ricerca “Piazza Tienanmen”, vengono fuori soltanto informazioni turistiche su cosa visitare nei dintorni, nessun cenno ai movimenti degli studenti e al massacro del 1989. Anche altri eventi drammatici del passato sono censurati: dalla tremenda carestia che costò milioni di morti a causa del folle “Grande Balzo in avanti” voluto da Mao, alle atrocità causate dalla Rivoluzione Culturale e le sue persecuzioni. Ormai diverse generazioni in Cina sono cresciute senza poter conoscere nulla su questi aspetti della loro Storia comune.

A Hong Kong qualcuno, coraggiosamente, sfidando la repressione cinese, ha cominciato a salvare copie dei filmati e delle interviste che la televisione locale sta eliminando. Tra questi il documentarista Bay Choy, figura scomoda a Hong Kong e già oggetto delle “attenzioni” della polizia di Pechino, che sul suo profilo Twitter ha parlato di lotta “della memoria contro l’oblio”. Una lotta che però difficilmente potrà essere vinta, dopo gli arresti di Joshua Wong, il giovane leader delle proteste, e soprattutto quello del tycoon dell’editoria Jimmy Lai, che attraverso il suo giornale Apple Daily rappresentava un efficace megafono del dissenso anti Pechino a Hong Kong.

Ma ancor più preoccupanti, lette alle luce di quanto sta accadendo a Hong Kong, risultano le parole pronunciate lo scorso gennaio da Xi Jinping di fronte ai quadri del Partito, pubblicate oggi da uno dei giornali del PCC, Qiushi . Nel corso di un suo lunghissimo discorso (oltre 12.000 parole) pronunciato durante una sessione di studio alla Central Party School l′11 gennaio – solo cinque giorni dopo l’assalto a Capitol Hill - Xi ha detto senza mezzi termini che la Cina è “invincibile”, indipendentemente dalle sfide future che dovrà affrontare. “Finché potremo resistere da soli ... saremo invincibili, indipendentemente da come la tempesta cambierà a livello internazionale”, ha detto il Presidente-a-vita cinese, ironizzando anche sulla tragedia del Covid nel resto del Mondo: “a giudicare da come questa pandemia viene gestita da diverse leadership e sistemi [politici] ... [possiamo] vedere chiaramente chi ha fatto meglio”.

In vista dei prossimi solenni festeggiamenti di luglio per il Centenario del Partito Comunista, Xi e i suoi insistono su una nuova narrativa che evidenzia l’ascesa dell’Est e il declino dell’Occidente. Decisi a sostenere il loro progetto a qualsiasi costo, anche pagando il prezzo della crescente ostilità internazionale nei confronti della Cina e delle sue politiche sempre più assertive e aggressive.

Anche mettendo in pratica – come sta accadendo con quest’ultima, clamorosa, operazione di rimozione della memoria scomoda a Hong Kong - l’assunto di George Orwell, che nel suo 1984 scriveva “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”.

Da oggi, Hong Kong ha un nuovo passato, riscritto secondo i dettami di questa Cina “invincibile”.

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