LA RIVOLTA DEI TALEBANI E’ AVVENUTA ANCHE CONTRO LO STRAPOTERE DEI SIGNORI DELLA GUERRA CHE VIVEVANO NEL LUSSO IN UN PAESE ALLA FAME

- DURANTE L’OCCUPAZIONE AMERICANA, HANNO INCAMERATO SOLDI, INFLUENZA, TERRENI E ORA, GRAZIE AL SEGUITO DEI LORO CLAN, POTREBBERO RIENTRARE NEI GIOCHI DI POTERE DEL NUOVO AFGHANISTAN...

17.8.2021 dagospia.com lettura3’

Davide Frattini per il “Corriere della Sera” I palazzotti dipinti di rosso con le torri da castello medievale, le colonnine neoclassiche a circondare le piscine, le statue dorate a far da guardia assieme ai miliziani. Queste ville pacchiane stimolano l'invidia e l'umorismo nero degli afghani che hanno storpiato il nome del quartiere di Kabul da Sherpur a Sher-Chur, significa leoni da saccheggio.

Signori della guerra che hanno tirato le loro zampate quando c'era da combattere i talebani e da combattersi tra di loro, diventati rappresentanti del potere ufficiale spalleggiato dagli americani: come Mohammed Qasim Fahim, ministro della Difesa e poi vice di Hamid Karzai, il primo inquilino della residenza presidenziale abbandonata da Ashraf Ghani.

Rashid Dostum

RASHID DOSTUM

Prima di morire (morte naturale, a sorpresa per gli afghani) Fahim ha spartito a prezzi stracciati i terreni di proprietà del ministero della Difesa, a Sherpur sorgeva una vecchia base militare dei tempi della seconda guerra contro i britannici. Cattivo gusto architettonico in stile narco-mafie e pessimi comportamenti. Dal suo salone rivestito in marmo blu Rashid Dostum se ne è uscito ubriaco una notte di tredici anni fa per invadere con cinquanta uomini armati la villa di un vicino che ha raccontato di essere stato torturato dal signore della guerra di origini uzbeke, anche lui passato sulla poltrona di vicepresidente.

All'inizio di agosto Dostum è volato di corsa dalla Turchia - dove risiedeva da mesi per curarsi - convinto da Ghani a organizzare la resistenza contro l'avanzata dei talebani, come una ventina di anni fa con l'Alleanza del Nord, quando era passato da comandante addestrato dai sovietici a risorsa della Cia e avanguardia dell'offensiva americana, fino a essere accusato del massacro di centinaia di prigionieri ammassati e asfissiati dentro ai container.

Nel nord dell'Afghanistan che lo ha sempre sostenuto, i talebani ne hanno occupato la villa fortino, si sono stravaccati e filmati sui suoi divani di raso - massima umiliazione - e per ora il Maresciallo (onorificenza a vita) sembra fuori dai giochi del Grande Gioco. Che sono movimentati - oltre dai fondamentalisti vincitori - da Karzai, Gulbuddin Hekmatyar e Abdullah Abdullah, che è stato assistente di Ahmad Shah Massud. Un triumvirato per la transizione formato da vecchi nemici.

L'ex presidente rappresenta un potente clan pashtun (l'etnia maggioritaria nel Paese) e ha protetto il fratellastro Ahmad Wali fino a quando non è stato ammazzato da una guardia del corpo. Più giovane di quattro anni, era il Padrino di Kandahar, capace di farsi pagare dalla Cia e da tutti gli altri spremibili in queste province del Sud: edilizia (aveva arraffato quattromila ettari di proprietà dello Stato), traffici verso il Pakistan, licenze per i contractors da affiancare ai soldati occidentali.

Già nel 2017 Hekmatyar parlava di intesa pacifica con i talebani, dopo essere tornato - grazie al perdono elargito dal governo - nella città che aveva demolito a colpi di artiglieria durante la guerra civile, lo chiamano «il macellaio di Kabul», il suo gruppo avrebbe distrutto più case e ammazzato più civili di tutti gli altri. Alleato anche di Al Qaeda, le organizzazioni per i diritti umani accusano lui e i suoi di aver eliminato intellettuali e avversari politici, di aver tirato acido alle donne per strada, di aver gestito in Pakistan prigioni per le torture. Adesso si è preso un posto al tavolo che deciderà il futuro degli afghani e delle afghane.

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