Scienza. Boom delle radiazioni a Chernobyl: cosa può succedere ora?

Lo hanno denunciato nella mattinata di venerdì 25 febbraio gli esponenti dell’Ispettorato Regolatorio di Stato per il Nucleare (Snri) d’Ucraina

Andrea Muratore 26.2.2’22 ilgiornale.it lett3’

Le radiazioni a Chernobyl sono improvvisamente aumentate dopo l’occupazione del sito nucleare dismesso da parte delle forze armate russe nella giornata di ieri. Lo hanno denunciato nella mattinata di venerdì 25 febbraio gli esponenti dell’Ispettorato Regolatorio di Stato per il Nucleare (Snri) d’Ucraina, sottolineando che i livelli di controllo delle radiazioni gamma nella Zona d’Esclusione sono stati sorpassati dopo i combattimenti di ieri.

Le forze armate russe hanno ammesso di aver preso il controllo del sito e inizialmente hanno dichiarato un livello di radiazioni sotto controllo e ordinario, ma in seguito l’agenzia russa Interfax ha sottolineato un aumento dello stesso. In un’area, ricorda TgCom24, “dove ancora si stima ci siano ancora oltre 200 tonnellate di scorie radioattive (tra corium, uranio e plutonio), sepolte dentro il sarcofago” della centrale esplosa nel 1986 questo significa per Russia e Ucraina un ulteriore fattore di rischio nella guerra che le vede contrapposte.

Gli esperti in loco sottolineano che l’aumento delle radiazioni è direttamente correlato alle operazioni militari avvenute nelle scorse ore. In sostanza, sarebbe stato l’ampio movimento di mezzi militari, truppe e macchinari dotati di impulsi radio e l’aumento dell’inquinamento e delle particelle in atmosfera in grado di catturare le radiazioni stesse a favorire questo meccanismo.

In una prima ora si era temuto che l’aumento delle radiazioni potesse essere legato a un danneggiamento della struttura del reattore o del sarcofago di cemento che ricopre l’area più critica di Chernobyl, ma a cavallo tra giovedì 24 e venerdì 25 febbraio questa ipotesi è stata fugata. Almeno per ora.

Non a caso, uno degli scenari più rilevanti che si possono costruire sul piano militare riguardo l’individuazione di Chernobyl e del suo reattore come obiettivi primari riguarda proprio il fatto che Mosca volesse mettere al sicuro la bomba atomica potenziale del sito teatro dell’omonimo disastro per evitare che potesse trasformarsi in un campo di battaglia e, soprattutto, che potesse essere utilizzato come perno di una strategia asimmetrica per fermare l’invasione. Meglio uno sforzo-lampo per occupare un sito non così prioritario sotto altri piani strategici, questo sarebbe il ragionamento, che ritrovarsi di fronte a brutte sorprese in un secondo momento.

Questo però, chiaramente, ha avuto come contropartita l’aumento delle radiazioni. Come ha scritto il portale di informazione “L’Avvocato dell’Atomo”, è bene sottolineare che “i livelli di radioattività segnalati al momento non risultano pericolosi per la salute in caso di esposizione temporanea. Si potrebbero avere rischi in caso di esposizione di durata superiore ad un mese, ma, allo stato attuale delle cose, riteniamo estremamente improbabile che la radioattività resti a questi livelli così a lungo”.

Non è la prima volta che negli ultimi anni Chernobyl torna pericolosamente al centro delle cronache. A maggio dell’anno scorso i team di ricerca che monitoravano il Reattore 4 dell’impianto ucraino, teatro negli Anni Ottanta del più scioccante disastro nucleare della storia insieme a quello di Fukushima, hanno rilevato anomalie sospette nelle emissioni e nelle attività del sito. La questione ha destato preoccupazione soprattutto per il monitoraggio dell’attività del corium, il materiale prodotto dalla fusione del nocciolo, ma l’allarme è rientrato. Nell’aprile 2020, mentre l’Europa faceva i conti con l’esplosione della bomba Covid, una serie di incendi dolosi minacciò a pochi chilometri di distanza l’area della centrale, come Pierpaolo Mittica ha avuto modo di raccontare.

Oggi Chernobyl appare già alle spalle della linea del fronte, ma in caso di proseguimento della guerra russo-ucraina non è da escludere il rischio di una minaccia sistemica al reattore. Un attacco missilistico o la trasformazione futura dell’area di Chernobyl in un poligono di combattimento, ad esempio, metterebbero nei guai la sicurezza della centrale.

E secondo l’economista Mario Seminerio, che cita Bloomberg, sarebbero addirittura quindici i reattori in zona di combattimento tra Russia e Ucraina. Vere e proprie “bombe atomiche” potenziali da disinnescare per evitare che tra le ricadute della guerra ci sia anche il rischio di un fallout.

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