Liguori: “Armi a Zelensky come a Saddam, forza non controllata né da Nato né da Europa: pericolo una volta finita la guerra”

Quello che è certo è che finché non finirà non si troverò un equilibrio in Europa e nel mondo, l’hanno capito perfino i cinesi. - Dietro al filo spinato. Kyiv costruisce un muro con la Bielorussia

18.11.2022 ilriformista.it e Ilfoglio.it e lettura2’

C’è però una situazione strana e che riguarda già il dopo guerra e che vi posso già raccontare. Il fatto che lo testimonia è che nessuno ha intenzione di dire a Zelensky: “guarda che noi al G20, i 20 Paesi più importanti del mondo ci siamo messi d’accordo, di tornare al Minsk 2 ma bisogna finire questa terribile guerra”.

Nessuno ha avuto il coraggio di dirlo e lui si muove senza controllo.

Allora mi è venuta in mente un altro personaggio, che fece esattamente la stessa cosa: penso a Saddam Hussein. Che faceva Saddam? Poco e nulla finché gli americani non l’hanno riempito di armi e gli hanno detto “fai la guerra all’Iran”, una guerra terribile con milioni di morti, iraniani e iracheni, una guerra dove si usavano i gas. Con queste armi Saddam costruì un esercito potentissimo che diventò un pericolo vero per tutto il Medio Oriente. Furono gli stessi Paesi Arabi a dire “questo lo avete costruito voi, ora ce lo dovete levate di torno”. Saddam fece un esercito, armato fino ai denti, la famosa Brigata repubblicana di Saddam, entrò nel Kuwait con l’intenzione di entrare anche negli altri Emirati. A questo punto i paesi arabi dissero agli Stati Uniti di fermarlo e depotenziarlo.

Ora, quello che voglio dire, Zelensky con tutte le armi che ha avuto – perché quello è il problema fin dall’inizio, ossia che abbiamo messo delle armi in un punto dell’Europa che può terrorizzare anche i vicini, anche i polacchi, gli ungheresi, si forma una truppa d’élite senza il controllo né della Nato né nostra, né degli americani (Biden è dovuto intervenire tre volte per ricordargli che vogliamo fare la pace). Questo è il vero problema del dopoguerra, questa forza armata importante, micidiale, che ha Zelensky, è una forza che potrà essere riportata a casa al mondo civile anche dopo un accordo internazionale oppure no? Perché questo è il vero pericolo”. Di Paolo Liguori 18.11.2022 ilriformista.it lettura2’

 

- Dietro al filo spinato. Kyiv costruisce un muro con la Bielorussia

MICOL FLAMMINI 18 NOV 2022 ilfoglio.it

    

L’esercito ucraino denuncia oggi il ritorno di un numero sempre più sospetto di truppe di Mosca sul territorio bielorusso. I precedenti in Europa, che si barrica dall’est, e la paura e l'incomunicabilità con la Russia

 

Roma. Lungo la frontiera tra l’Europa e il mondo russo-bielorusso, si srotolano più di duemila chilometri di filo spinato. Basta andare su quei confini per vedere, tangibile, la presa di coscienza del fatto che è impossibile fidarsi, che l’incomunicabilità è diventata pericolosa, per l’Ucraina persino mortale. Kyiv ha iniziato a costruire un muro al suo confine con la Bielorussia, uno dei punti da cui, il 24 febbraio, è partita l’invasione, inclusi gli uomini che puntavano sulla capitale: obiettivo essenziale per far capitolare il legittimo governo ucraino e il presidente Volodymyr Zelensky. Le truppe russe erano arrivate in Bielorussia qualche settimana prima, con la scusa di esercitazioni militari congiunte con l’esercito bielorusso. Avevano installato uomini e mezzi che sembravano troppo minacciosi e numerosi per una normale esercitazione militare, per quanto possente. Pochi giorni dopo, infatti, era iniziata l’invasione. L’esercito ucraino denuncia oggi il ritorno di un numero sempre più sospetto di truppe di Mosca sul territorio bielorusso.

Commenti   

#1 walter 2022-11-18 20:01
La guerra di Putin sta facendo da ombrello a paesi aggressivi come la Corea del nord
GIULIA POMPILI 18 NOV 2022
Due telefonate ogni giorno. Nella penisola coreana arriva l’ombra della guerra in Ucraina Seul, dalla nostra inviata. L’ennesimo test missilistico nordcoreano non diventa più nemmeno una breaking news da rilanciare sui giornali internazionali. Ieri, attorno alle dieci e mezzo del mattino, il regime di Pyongyang ha lanciato un missile balistico a corto raggio verso le sue acque orientali dalla città costiera di Wonsan. Subito prima, la ministra degli Esteri nordcoreana Choe Son Hui aveva diffuso un comunicato con la solita retorica belligerante. Secondo la funzionaria di Pyongyang, il trilaterale avvenuto domenica tra il presidente americano Joe Biden, il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol rappresenta una minaccia, e a questa minaccia la Corea del nord risponderà “con una minaccia più seria, realistica e inevitabile contro gli Stati Uniti e le sue forze vassalle”.

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