La retorica estremista L’Iran vuole diventare la nuova Corea del Nord

L’ideologia fondante della Repubblica islamica iraniana è basata sulla conquista della comunità sunnita per poi dominare il mondo.

Mariano Giustino — 8.2. 2024 ilriformista.it lettura3’

L’Iran vuole diventare la nuova Corea del Nord

L’ideologia fondante della Repubblica islamica iraniana è basata sulla conquista della comunità sunnita per poi dominare il mondo. Questa è la missione che ogni sciita osservante deve perseguire per preparare la umma al ritorno di Muhammad al-Mahdī, l’ultimo imam che per gli sciiti duodecimani e per gli alawiti è «il ben guidato da Dio». Secondo la credenza sciita egli non è mai morto, si è occultato nel 940 per sfuggire all’ostilità del califfo abbaside, e resterà tale fino alla fine dei giorni quando riapparirà come il Mahdī, atteso per la rivivificazione del primo e più puro Islam. Ogni sciita deve fare ciò che facilita il suo ritorno, lo deve fare per conquistare il mondo. Tutto ciò viene insegnato nelle scuole iraniane a partire dalle elementari. L’obiettivo di Teheran è diventare come la Corea del nord, un paese che nessuno oserebbe minacciare. Intanto, la tappa intermedia è quella di scacciare gli Usa e il suo «alleato sionista», Israele, dal Medio Oriente, visto come «usurpatore» ed «entità intrusa», e dotarsi dell’arma nucleare per affermare la propria egemonia nel mondo islamico e oltre. La retorica estremista, bellicosa e religiosa dell’Iran, combinata con i notevoli progressi nel suo programma nucleare militare, lo ha reso una delle maggiori «minacce esistenziali» per Israele e per l’Occidente. “Teheran non è mai stata così vicina alla costruzione della sua arma nucleare”, si legge in un recente rapporto dell’Institute for Science and International Security (Isis) con sede a Washington. Se l’Iran volesse arricchire ulteriormente il suo uranio, fino al 90%, necessario per la costruzione di ordigni nucleari, potrebbe essere in grado di farlo rapidamente in una settimana, utilizzando solo una frazione del suo uranio arricchito già oggi al 60%, si sostiene nel rapporto Isis.

Sei bombe in un mese

Questo arricchimento potrebbe essere difficile da individuare tempestivamente per gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), dal momento che Teheran ostacola le ispezioni delle sue centrifughe. Il rapporto sostiene anche che il regime iraniano potrebbe costruire sei bombe in un mese e 12 nei successivi cinque mesi, celando al mondo intero l’implementazione del suo programma.

L’asse della resistenza

Gli ayatollah sono sornioni, si dichiarano lontani dalla guerra, ma dal 7 ottobre sono già 166 gli attacchi condotti contro le forze statunitensi in Medio Oriente e in tutti questi attacchi vi è sempre stata la mano di Teheran attraverso i suoi proxi. L’Iran in realtà ha una sua strategia ben precisa, preferisce stare dietro le quinte in attesa dell’arma nucleare e delega ai suoi proxi ogni sorta di iniziativa terroristica nella speranza di riaffermare la sua egemonia nel mondo islamico. Gli Accordi di Abramo erano visti da Teheran come un grande ostacolo per questo suo progetto egemonico, esclusi dalla completa ristrutturazione politica ed economica di tutto il Medio Oriente. Per questo sostiene con tutte le sue forze il cosiddetto «asse della resistenza». È impensabile che gli ayatollah rinuncino alle loro mire geopolitiche e che abbandonino i loro alleati per procura operanti in quattro paesi del Medio Oriente: Siria, Iraq, Libano e Yemen. Ricordiamo che Teheran è sotto sanzioni statunitensi dal 2018, quando l’allora presidente Trump ritirò il suo paese da uno storico accordo sul nucleare che concedeva all’Iran un alleggerimento delle sanzioni in cambio di restrizioni alle sue attività nucleari.

Ora l’amministrazione Biden si mostra disponibile ad allentare le sanzioni nella speranza di attirare nuovamente gli iraniani nell’accordo sul nucleare. Se ciò dovesse avvenire con la revoca delle sanzioni la qualità dei pacchetti di droni e missili che l’Iran intende implementare farebbe un altro grande balzo in avanti e le tasche dei guardiani della rivoluzione tornerebbero piene di contanti permettendo loro di fare shopping sui mercati globali per integrare la componentistica dei propri missili balistici, da crociera e droni, rendendoli più intelligenti, più veloci e questo aumenterebbe la minaccia per le basi americane e per gli alleati. Intanto l’Iran punta a più strette relazioni con Russia e Cina, in linea con l’asse della nuova dottrina di politica estera, quella della «Visione a Est», voluta dalla guida suprema Khamenei con la rottura dello slogan del 1979, «né l’Oriente né l’Occidente».

Mariano Giustino

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