Iran. NON POTEVA NON RISPONDERE AL RAID ISRAELIANO A DAMASCO, DOVE È STATO UCCISO IL GENERALE DEI PASDARAN, MOHAMMED REZA ZAHEDI.

NON AVENDO INTENZIONE DI INGAGGIARE UNA GUERRA SUICIDA CON LO STATO EBRAICO (E GLI USA), IL REGIME HA AVUTO ALMENO 4 CONTATTI CON GLI AMERICANI,

15.4.2024 dagpspia.com lettura3'

PER AVVERTIRLI SUL TIPO DI RISPOSTA E SUGLI EVENTUALI TARGET. RISULTATO? I MISSILI SONO STATI INTERCETTATI E NON CI SONO STATI DANNI (O QUASI) – LO STRANO DECOLLO DELL’AEREO “ALA DI SION”, L’AIR FORCE ONE DI NETANYAHU…

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1. LA FESTA DI TEHERAN E GLI INEDITI CONTATTI CONIL“GRANDESATANA” PER EVITARE LA GUERRA

Estratto dell’articolo di Gabriella Colarusso per “la Repubblica”

[…] Entrando nell’arena attiva del conflitto, la Repubblica Islamica espone il Paese a una futura reazione militare. Ne sono consapevoli gli stessi generali che hanno pianificato l’operazione cercando di far sì che fosse una dimostrazione di forza ma con un impatto controllato.

Il tentativo di evitare l’escalation verso una guerra aperta con Israele è passato soprattutto dal dialogo con gli americani. In almeno quattro momenti, dal 2 aprile, gli iraniani hanno scambiato messaggi indiretti con Washington, confermano a Repubblica due fonti governative iraniane.

Il primo messaggio è stato trasmesso già il 2 aprile all’incaricato d’affari svizzero a Teheran. Gli iraniani protestavano per il raid israeliano, promettendo una risposta veloce e chiedendo agli americani di restarne fuori. In quel momento sarebbe stato stabilito anche un canale diretto congli Usa da parte di una “entità governativa” di Teheran. Negli scambi successivi gli iraniani hanno messo sul tavolo richieste politiche: la tregua a Gaza e, secondo fonti di Reuters, anche una ripresa dei colloqui sul nucleare. Ma non solo.

Domenica scorsa in Oman gli emissari di Teheran hanno indicato quali sarebbero stati gli obiettivi dell’attacco, militari e non civili, facendo arrivare il messaggio che le alture del Golan erano un possibile target. Altri scambi sono avvenuti attraverso i contatti con i turchi e ciprioti, quest’ultimi informati pure poco prima dell’inizio dell’attacco.

Un ruolo cruciale l’ha avuto l’Iraq. Una fonte dice a Repubblica che il premier iracheno, Al Sudani, che in questi giorni era a Washington, è stato avvertito 48 ore prima dell’attacco e ha informato gli americani della «portata dell’operazione e della tempistica». E ieri è stato lo stesso ministro degli Esteri iraniano Abdollahian a confermare di aver «avvisato i nostri vicini 72 ore prima». Una ricostruzione, questa, che ieri sera Casa Bianca e Pentagono hanno smentito: i contatti ci sono stati, confermano, ma non è vero che l’Iran ha avvertito in anticipo dell’attacco.

«Gli iraniani hanno fatto una operazione in grande stile lanciando oltre 200 tra droni e missili – dice Divsallar – che ha mostrato le capacità militari del Paese, ma l’hanno fatta coordinandosi e senza giocare sul fattore sorpresa per ridurre l’impatto dell’attacco. Dovevano bilanciare due esigenze diverse: ripristinare la deterrenza e cercare di evitare una guerra aperta». […]

2. GLI UNICI DANNI VICINO ALLA BASE DEGLI AEREI F-35 GRAVE UNA BIMBA

Estratto dell’articolo di D. F. per il “Corriere della Sera”

L’obiettivo principale dell’attacco ordinato dagli ayatollah nella notte tra sabato e domenica sembra essere stata la base di Nevatim. Isolata nel deserto del Negev, ospita gli F-35 e gli aerei militari sarebbero stati il bersaglio più ambito dai pasdaran, proprio perché queste squadriglie sarebbero quelle utilizzate nell’eventuale bombardamento dei centri nucleari iraniani.

I video diffusi sui sociali media mostrano l’impatto dei missili al suolo, dieci tra quelli balistici hanno bucato le difese israeliane, l’esercito conferma le esplosioni, non lascia trapelare quali possano essere stati i danni alla base, le immagini satellitari mostrerebbero un edificio colpito ma non distrutto.

È in un villaggio beduino di questa zona che una bambina è rimasta gravemente ferita, le schegge di un missile intercettato sono cadute sulla sua stanzetta. Poche ore prima dell’incursione dal cielo, dalle piste di Nevatim è stato fatto decollare l’Ala di Sion, l’aereo che il premier Benjamin Netanyahu ha voluto su modello dell’Air Force One usato dal presidente americano. È costato quasi 200 milioni di dollari ed è rimasto a prendere polvere in un hangar nel deserto. Sabato è stato spostato per evitare danni.

Un altro bersaglio dell’operazione Promessa Mantenuta, così l’hanno chiamata i pasdaran, sarebbero state le postazioni sul Monte Hermon nelle alture del Golan: la più importante […] è chiamata gli «occhi di Israele» perché permette di monitorare gli spostamenti in Siria e Libano. […]

Commenti   

#1 walter 2024-04-15 13:45
MEDIO ORIENTE La guerra di Teheran esce dall'ombra: gli iraniani sono i primi a condannarla
CECILIA SALA 15 APR 2024 ilfoglio,it estratto artcolo

Il tabù di uno scontro diretto tra Israele e ayatollah va in pezzi. Allo stadio e in fabbrica gli iraniani dicono: non siamo chi ci governa



La risposta di Israele contro Teheran è inevitabile, ma ci sono due strade

L’Iran manda in mille pezzi il tabù che aveva rispettato per decenni: mai trovarsi occhi negli occhi con Israele, evitare lo scontro frontale con un nemico temibile. Piuttosto combattere nell’ombra e soltanto per interposte milizie agguerrite e molto brave a destabilizzare. In quarantacinque anni di storia la Repubblica islamica aveva mantenuto fede a questa regola: le operazioni di guerra convenzionale non fanno parte del nostro stile. E a maggior ragione il fatto che oggi gli ayatollah siano meno saldi al loro posto rispetto al passato aveva rafforzato negli analisti l’idea che un attacco diretto contro Israele – per rispondere al bombardamento che il primo aprile ha polverizzato il consolato iraniano a Damasco – fosse ancora meno probabile del solito. Invece i regimi deboli sono capaci di colpi a sorpresa. I civili iraniani la sera di sabato erano increduli: viziati da decenni di minacce delle autorità contro “l’entità sionista” o “il piccolo satana” a cui non erano mai seguiti missili balistici contro il deserto del Negev o Tel Aviv, a Teheran sono stati colti alla sprovvista e si sono riversati in strada a fare scorte di benzina per sicurezza. Tra loro ci sono i civili che pochi giorni fa, allo stadio, hanno fatto molto rumore mentre le autorità avevano imposto un minuto di silenzio in memoria di Mohammed Reza Zahedi….

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