Appeasement. La flebile risposta dell’Europa alle provocazioni di Trump
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Il modo in cui ieri Meloni ha minimizzato le minacce del presidente americano ricalca la posizione di Von der Leyen, purtroppo,
10 Gennaio 2025 Francesco Cundari, linkiesta.it lettura2’
scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette
È a dir poco sorprendente il modo in cui Giorgia Meloni ieri ha minimizzato la notizia di un presidente degli Stati Uniti che minaccia di invadere la Groenlandia. «Mi sento di escludere che gli Stati Uniti nei prossimi anni si metteranno a tentare di annettere con la forza territori che interessano loro», ha detto la presidente del Consiglio in conferenza stampa. «Credo che le sue parole siano più un messaggio ad alcuni altri grandi player globali piuttosto che rivendicazioni ostili nei confronti di quei Paesi». Dichiarazioni tanto più sorprendenti per una leader che si definisce sovranista, dal momento in cui si parla di un territorio sotto la sovranità della Danimarca, stato membro dell’Unione europea.
Il problema è che è esattamente lo stesso atteggiamento tenuto in questi giorni dai vertici della stessa Unione europea, a cominciare da Ursula von der Leyen. Sul tema dei rapporti con gli Stati Uniti, dopo due giorni di imbarazzante silenzio, la presidente della Commissione è intervenuta con un tweet talmente anodino da rasentare l’incomprensibilità (identica dichiarazione, peraltro, ha postato anche il presidente del Consiglio europeo António Costa).
Questo il testo: «Gli Stati Uniti sono uno dei nostri partner più stretti e siamo impegnati a rafforzare il legame transatlantico. Per l’Ue è essenziale proteggere e rafforzare i nostri valori democratici fondamentali, rendere la nostra economia più competitiva e sostenibile, espandere la nostra rete globale di partenariati e investire maggiormente nella nostra sicurezza. Ci auguriamo un impegno positivo con la prossima amministrazione statunitense, basato su valori comuni e interessi condivisi. In un mondo difficile, l’Europa e gli Stati Uniti sono più forti insieme».
Non credo si possa definire una rassicurante prova di forza, e tanto meno di coraggio. Del resto, come aveva scritto giovedì David Carretta sul Foglio, che si tratti delle minacce di Trump alla Groenlandia o della campagna di destabilizzazione di alcune democrazie europee condotta da Elon Musk su X, la Commissione Von der Leyen «ha scelto la strategia dello struzzo», come dimostrano le dichiarazioni dei suoi portavoce.
«La sovranità degli stati deve essere rispettata e vale anche per il Regno di Danimarca», ma «lavoriamo a una agenda transatlantica più forte su questioni chiave di interesse reciproco», e comunque la minaccia trumpiana è «molto teorica». Parole, come si vede, perfettamente sovrapponibili a quelle pronunciate da Meloni il giorno seguente. Così si spiega anche la scelta di congelare la decisione riguardo alle violazioni del Digital service act commesse dalla piattaforma di Musk (l’inchiesta era stata avviata nel dicembre 2023). Insomma, lo scarso europeismo di Meloni rischia di diventare un problema secondario, dinanzi allo scarso europeismo dell’Europa.