Gaza. Rifiutati tutti gli accordi possibili da quasi 2 anni

La strategia di Hamas ha funzionato, in un mondo governato dall’immagine, il terrorismo paga se ben messo in scena

*Brice Couturi 9 Agosto 2025 alle 12:26 ilriformista.it lettura2’

Relatives of Israeli hostages held by Hamas sail along the coast of the Israeli southern city of Ashkelon towards the Gaza Strip, in a protest demanding their release from captivity and calling for an end to the war, Thursday, Aug. 7, 2025. (AP Photo/Leo Correa)

Relatives of Israeli hostages held by Hamas sail along the coast of the Israeli southern city of Ashkelon towards the Gaza Strip, in a protest demanding their release from captivity and calling for an end to the war, Thursday, Aug. 7, 2025. (AP Photo/Leo Correa)

Israele non può vincere questa guerra, perché non è stata concepita per essere vinta.

Non che sia militarmente superato, ma perché è preso in un’equazione volutamente resa insolubile. Il 7 ottobre, massacrando civili e rapendo centinaia di ostaggi, Hamas ha scatenato una guerra senza via d’uscita sopportabile. Israele non è stato solo sorpreso. È stato preso in trappola.

Bisogna capire bene: Hamas non cerca la vittoria, cerca la sconfitta di Israele. A loro non importa che Gaza bruci, purché Israele si dissangui. È una strategia escatologica: perdere tutto, a condizione che l’altro cada con sé. E la sua strategia si basa sull’impantanamento, sull’emozione, sulla manipolazione delle coscienze occidentali. La sua forza non è militare, è drammaturgica.

E la cosa più agghiacciante è forse questa: ha capito l’Occidente meglio di molti strateghi israeliani.

Il suo vero fronte è l’opinione pubblica occidentale. Prendendo ostaggi, proibisce la pace. Nascondendosi tra i civili nel territorio più densamente popolato del mondo, proibisce la guerra.

Hamas ha inventato una geometria della trappola: Israele è chiuso in una guerra in cui ogni vittoria è una sconfitta. In questa guerra asimmetrica e post-moderna, non è il reale che conta: è l’immagine del reale. Questa trappola non funzionerebbe senza la cooperazione involontaria delle democrazie occidentali. Invertendo la pressione, non sui rapitori, ma su coloro che cercano di salvarli, legittimano il ricatto. Riconoscendo uno Stato palestinese senza condizioni, trasformano una strategia terroristica in capitale politico.

Siamo lucidi: un cessate il fuoco accompagnato dalla liberazione di tutti gli ostaggi è ormai un miraggio. Una mera proiezione occidentale. Hamas non vuole soprattutto una fine: vuole che il conflitto marcisca come gli ostaggi sottoterra, che l’agonia duri. Gli ostaggi sono trofei, leve, proiettori puntati su Gaza per mantenere la guerra. Non saranno tutti restituiti: è proprio per questo che sono stati presi.

Quindi a Netanyahu rimaneva solo un’atroce alternativa: o insistere, forse per anni, occupare Gaza fino all’ultimo tunnel, al prezzo di innumerevoli morti, di una sconfitta diplomatica, e senza certezza di successo; o ritirarsi, e accettare senza dirlo che un nuovo 7 ottobre sia già in gestazione. Non si tratta più di vincere, ma di scegliere la forma della sua sconfitta (o della sua mezza vittoria diranno gli ottimisti) E Netanyahu ha scelto.

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Alcuni affermano, in una logica clausewitziana, che una guerra iniziata deve essere condotta fino alla fine, altrimenti torna in peggio. Altri ritengono che una vittoria incompleta sia meglio di un disastro consumato. Ma la cosa più tragica è che la strategia di Hamas ha funzionato. E funziona perché la lasciamo funzionare. Hamas lo ha capito: in un mondo governato dall’immagine, il terrorismo paga, a condizione che sia ben messo in scena.

*Brice Couturier Autore

Giornalista, produttore radiofonico, editorialista e saggista francese

Commenti   

#3 walter 2025-08-11 10:07
Intanto Netanyah il1 luglio ha chiesto alla Croce Rossa di intervenire su Hamas per le condizioni in cui si trovano gli ostaggi israeliani. Ma nessuno coglie l’appello ilriformista.it estratto da il riformista.it
#2 walter 2025-08-11 10:05
"Un tesserino stampa non è uno scudo contro il terrorismo". Israele uccide terrorista
“che si spacciava per giornalista” di Al Jazeera a Gaza: chi era Anas al-Sharif, il reporter che scattava selfie con Sinwar
Redazione 11.8. 2025 alle 11:13 ilriformista.it lettura2’
Un giornalista palestinese di Al Jazeera è stato ucciso a Gaza da una operazione mirata dell’esercito israeliano.
Il reporter, Anas al-Sharif, 28 anni, è stato colpito in un attacco sferrato domenica 10 agosto dall’Idf contro la tenda a Gaza City dove erano presenti anche l’altro giornalista Muhammad Karika e tre membri dello staff, i cameraman Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa. Il raid è avvenuto pochi minuti dopo la pubblicazione dell’ultimo video da parte di al-Sharif che denunciava il “bombardamento incessante. Per due ore, l’aggressione israeliana su Gaza City si è intensificata”.

Anas al-Sharif aveva due figli e lavorava da anni per Al Jazeera, la nota emittente del Qatar più volte accusata di fare da megafono alla propaganda di Hamas.
Per l’Idf il 28enne che “si spacciava per giornalista” era a capo di una cellula di Hamas. “Anas al-Sharif era a capo di una cellula terroristica dell’organizzazione terroristica Hamas ed era responsabile di attacchi missilistici contro civili israeliani e truppe dell’Idf. Informazioni e documenti provenienti da Gaza, tra cui elenchi di personale, liste di addestramento dei terroristi e registri degli stipendi, dimostrano che era un agente di Hamas integrato in Al Jazeera”. Per poi chiudere con “un tesserino stampa non è uno scudo contro il terrorismo” estratto
#1 walter 2025-08-11 09:44
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