Falce e martello poggiati sul Corano. Tra kefiah e Marx nasce ‘Your party’, il nuovo volto

della sinistra radicale britannica: antisionista, antimonarchico e antagonista marxista-islamista

Antonio Picasso 2 Dicembre 2025 alle 11:32 lettura4’

Dopo un congresso dai toni sovietici, la genesi del partito marxista-islamista creato dall’ex leader laburista Jeremy Corbyn e dalla “compagna” Zarah Sultana è completa (per la gioia dei pro-Pal)

Ci sarebbe da scomodare i Monty Python per capire cosa sia successo domenica scorsa a Liverpool. Your party, Our party, Popular alliance e For the many. Il primo congresso del partito marxista-islamista, fondato dal tandem Corbyn-Sultana, si sarebbe dovuto limitare a scegliere il nome tra questi in lista. Ne è uscito, in realtà, un mix tra purghe staliniane, manipolazioni di notizie e cori da hooligans. Uno spettacolo che, a memoria, nessuna forza politica in Europa era riuscita a presentare. Nemmeno i populisti della prima ora, gli italiani del vaffa day, erano arrivati a tanto. Con il paradosso che i primi a farne le spese sono stati quei trotskisti che in Your party – comunque il nome si è deciso – avevano creduto.

E mentre Corbyn non si aspettava che l’assemblea degenerasse in una sorta di soviet dove chi non era d’accordo veniva escluso dalle votazioni, per Sultana tutto era già stato scritto. Da lei in primis. Già venerdì infatti, la parlamentare più barricadera di Westminster era arrivata al congresso annunciando che l’avrebbe boicottato. Poi se l’era presa con la stampa perché scriveva senza sapere cosa accadesse davvero in assemblea – dove i giornalisti non erano ammessi – e infine aveva puntato il dito appunto contro gli ex iscritti al Socialist Workers Party, in quanto macchiati della colpa di aver già alle spalle un’esperienza politica. Sai che esperienza!

Ne sono seguite 48 ore di caos, in cui un Corbyn sbigottito ha applaudito nonostante tutto. Ha accettato il fatto che il partito sarà governato da una leadership collettiva. Qualunque cosa voglia dire.

Ha portato a casa il minimo indispensabile. La sua stessa pelle. A differenza dei suoi compagni, non è stato messo alla porta. Per ora. È la storia che si ripete, come diceva papà Marx, di cui Your party pretende di averne ripreso il cammino. La sinistra tradizionale, che usa gli strumenti convenzionali della politica, sfrattata da casa propria dagli squatter che sanno alzare la voce. I bolscevichi che tolgono il diritto di parola (e di voto) alle altre correnti in modo da efficientare i lavori dell’assemblea.

Your party sarà antisionista, antimonarchico, antagonista. Questo è il suo manifesto. Nulla di nuovo, visto che è da prima dell’estate che si parla di falce e martello poggiati sul Corano in un accrocchio politico che si è fatto realtà. Manca però tanta roba per potersi dire “di sinistra”. Si, d’accordo, c’è una quota di Lgbtq+ nel programma “di governo”, ma è pura rappresentanza. Nemmeno i verdi, anche loro in vena di populismo con il nuovo leader Zack Polanski, sono stati ben accolti.

 

Leggi anche

Regno Unito, Farage divora consensi: l’ultimo sondaggio gli consegna le chiavi di Downing street. Così passerebbe da 5 a 445 seggi

A Londra soffia il vento delle crisi. Inglesi stanchi di immigrazione ed economia, Reform UK e Farage volano

La finanziaria mette Starmer alla prova, stangata in vista per la classe media

Dov’è il tutto il resto, però? Lavoro, salari, scuole, ospedali sono rimasti fuori dall’Arena and Convention Centre di Liverpool, come soffocati nelle gole di quei socialisti nostalgici che, ce l’hanno sì con Israele e la Corona, ma che hanno più a cuore l’agenda economica del Paese invece che un programma di politica estera che sembra scritto su un sottoboccale di birra in un pub. Ma forse anche no. Con la manovra in discussione ai Comuni e Starmer sotto attacco per il suo giro di vite su tasse e riarmo, la sinistra radicale avrebbe tutte le carte per dare addosso, a suo modo, a un premier laburista che compie ogni sforzo per non sembrare Tony Blair. E comunque la differenza si vede. Del resto, è stata la vecchia guardia ad aver aperto ai movimentismi. Alle frange più animate della sinistra di piazza. Quella che avvolge nella kefiah qualsiasi causa. Mentre a Liverpool si celebrava la nascita di Your party, a Londra i manifestanti pro-Pal urlavano “shut it down!”. “Blocchiamo tutto!” In pieno black Friday e con i mercatini natalizi appena aperti, Oxford Street si trasformava nella più internazionale passerella per l’anti-capitalismo filo islamico. Altro che la Parigi di Mélenchon o la redazione de La Stampa a Torino, pur con tutto lo sgomento.

Nelle sue sfaccettature di contraddizioni, il Regno Unito, diventa fronte di guerra tra l’Islam proletario e un sistema globale di cui l’Islam, con suoi ricchi emiri o immobiliaristi indopakistani, è asse portante.

È questo il nemico che combatte Zarah Sultana, lei stessa nipote – nipote! – di immigrati kashmiri. A lei non importa il 12% di elettori che Your party avrebbe dalla sua nell’ipotesi di un voto oggi. La sua è una lotta globale. Contro qualsiasi istituzione che rimandi, anche per un istante, all’Occidente. Si chiami Israele, Labour party o City of London. Tutto è da bloccare e possibilmente da abbattere.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata