Tsipras protegge i suoi grandi evasori . Al deficit greco

ci pensi la Ue, se vuole. Era noto che la Costituzione greca prevedeva l'intassabilità dei redditi delle grandi compagnie armatoriali elleniche

di Pierluigi Magnaschi , Italia Oggi 19.3.2015

La Grecia ha l'acqua alla gola. E non da oggi, peraltro. Il suo deficit pubblico, non solo continua a salire, ma aumenta anche a rotta di collo. Mentre per le casse dello stato è nulla la possibilità di un ulteriore indebitamento (non coperto da credibili indizi di rinsavimento; che si chiamano anche riforme). Era noto che la Costituzione greca prevedeva l'intassabilità dei redditi delle grandi compagnie armatoriali elleniche. Nessuno, e nemmeno Tsipras, ha mai accennato alla possibilità della cancellazione, dalla Carta fondamentale del paese, di questo privilegio che definire medioevale sarebbe usare un eufemismo. Ma per evitare equivoci, i grandi armatori greci, hanno già reso noto, senza tante prudenze o perifrasi, bensì in pubblico e sui giornali, che se il governo di Atene pensasse di togliere (non togliesse) questa esenzione che si è trasformata, per loro, in un diritto inalienabile, essi non esisterebbero un minuto per domiciliare fiscalmente le loro società presso paradisi fiscali.

Adesso il quotidiano economico di Zurigo, Handelszeitung, ha reso noto un'altra vicenda davvero inquietante. E cioè che il governo greco non intende sottoscrivere un accordo fiscale con la Svizzera (com'è quello che hanno fatto recentemente molti paesi, Italia compresa) per lo scambio diretto di informazioni sui conti correnti accesi dai suoi cittadini nella Confederazione elvetica. Finora erano i vari paesi che chiedevano questi scambi mentre era la Svizzera (che sul segreto bancario ha sinora vissuto alla grande) che nicchiava. Adesso che, anche per la vigorosa e congiunta pressione di Usa e Ue, la Svizzera ha dovuto togliere il segreto bancario nei confronti dei molti stati, si sono invertite le parti anche se, in questo caso, solo per la Grecia.

Infatti la Grecia, anziché siglare, come tanti altri paesi, l'intesa per avere accesso diretto alla conoscenza dei conti correnti dei suoi cittadini in Svizzera, per non disturbare i ricconi del suo paese, ha deciso di darsi alla latitanza, anche se c'è chi calcola che, nei forzieri svizzeri, ci siano depositi greci occultati tra 30 e 100 miliardi di euro.

Mario Tuor, uno dei più stretti collaboratori del ministro elvetico delle Finanze, la signora Eveline Widner-Sclump, ha detto a Handelszeitung: «L'ultimo contatto con il governo greco risale al febbraio dell'anno scorso. Sembravano interessati, poi non li abbiamo più sentiti». Un anno fa, però, il governo in carica ad Atene era di centrodestra e quindi può essere comprensibile (anche se non giustificato) che volesse non disturbare il ceto economico più abbiente che è formato da impenitenti e colossali evasori che sostenevano e finanziavano il governo di allora. Ma il successivo governo Tsipras è in carica dal 18 febbraio scorso (da due mesi, quindi). In questo periodo di tempo, il suo ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, ha già fatto il giro del mondo (e più volte quello delle grandi capitali europee) per chiedere soldi a tutti ma non ha ancora trovato il tempo per fare una sosta a Zurigo al fine di cercare di recuperare i soldi evasi dai suoi concittadini più ricchi, imponendo anche ad essi quella voluntary disclosure che stanno facendo gli altri paesi europei per cercare di ridurre i loro deficit pubblici a suon di prelievi che, in media, arrivano, in questo caso, al 70% del valore dei depositi di coloro che hanno piazzato all'estero i loro risparmi.

Questo comportamento vuol dire che, in Grecia, nemmeno l'ultrasinistra è disposta a disturbare i grandi redditieri per indurli a pagare le tasse. Va inoltre ricordato che la Grecia possiede i nomi dei 2 mila evasori che gli furono a suo tempo forniti dall'ex informatico della banca Hsbc di Ginevra, Hervè Falciani, che li aveva trafugati dai server dell'istituto di credito più screditato d'Europa. Da Berna fanno ora sapere che «sinora abbiamo ricevuto dalla Grecia una sola richiesta di rogatoria» rispetto ai 2 mila nominativi. In tempi più pii si diceva «Aiutati che Dio ti aiuta». Varuofakis preferisce dire: «Non disturbi i miei evasori che, tanto, è la Ue che chiude i buchi del bilancio ellenico». E poi, cadendo nella trappola di una narrazione politica ed economica disinvolta, ce la prendiamo con la Merkel.

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