I droni sono cattivi. I bombardamenti invece sono buoni e le mitragliate così così

Il drone, di per sé, è invece un'arma più selettiva delle bombe ordinarie che spesso cadono a caso e colpiscono in modo approssimativo gli obiettivi

di Pierluigi Magnaschi, Italia Oggi 28.4.2015

I droni stanno attraversando un brutto periodo, almeno in Italia. Stanno infatti diventando, nelle discussioni da bar, che si tengono anche in parlamento e nei talk show, l'arma da demonizzare come un tempo lo erano le bombe chimiche (che appunto sono rigorosamente vietate mentre le bombe atomiche no). I droni infatti sono responsabili dell'uccisione del cooperante italiano Giovanni Lo Porto e potrebbero indispettire le autorità libiche (ma non si era detto finora che non c'erano più?) nel caso che i natanti dei mercanti di carne umana venissero distrutti quando essi vengono tirati sulla spiaggia.

Il drone, di per sé, è invece un'arma più selettiva delle bombe ordinarie che spesso cadono a caso e colpiscono in modo approssimativo gli obiettivi. I bombardamenti infatti sono, in sostanza, come la pesca a strascico mentre i droni assomigliano alla pesca alla fiocina. I primi colpiscono nel mucchio, mentre i droni sono chirurgici, nel senso che ficcano il loro missile dove era stato programmato di farlo finire. Per far fuori i terroristi islamici che sequestravano i due ostaggi (ma chi ha bombardato non lo sapeva) con i sistemi tradizionali, si sarebbe dovuto radere al suolo l'intero villaggio. Mentre con i droni è stata demolita solo la casa nella quale si trovavano i terroristi che l'intelligence Usa aveva individuato e deciso di eliminare.

Purtroppo i due sequestrati sono stati contemporaneamente uccisi in questa imboscata missilistica, proprio perché erano stati sequestrati da pericolosi estremisti, la cui pericolosità, belluinità e inaffidabilità erano state successivamente evidenziate dal fatto che, da parte degli amici dell'ostaggio americano, erano stati raccolti e inviati 380 mila dollari di riscatto ma i terroristi non lo avevano rilasciato. Anzi, avevano chiesto altri soldi, in assenza dei quali, dissero, avrebbero ceduto il sequestrato agli uomini dell'Isis che operano in Iraq che, come si sa, non esitano a decollare all'arma bianca i prigionieri che non servono loro altrimenti.

I droni quindi sono un'arma indubbiamente selettiva ma anche micidiale. Nel caso della lotta ai capi terroristi (non ai combattenti sfusi che si vedono sul campo) i droni vengono usati contro obiettivi situati in zone molto pericolose per chiunque e oggettivamente inaccessibili via terra. L'obiettivo, è inutile nascondercelo, anche se nessuno ne parla, viene quindi spesso individuato sulla base di soffiate di spie che, come tutte le spie, possono anche fare il doppio gioco. Possono quindi, ad esempio, fornire delle informazioni che consentono di deviare i missili contro obiettivi civili, in modo da produrre delle stragi che poi sono giocate sul piano della propaganda, per additare al mondo intero la crudeltà dell'avversario.

Ribadito che i droni sono, fra i sistemi bellici, i più mirati, quindi i più rispettosi di vite umane, sia pure nell'abito di quell'obbrobrio che è qualsiasi guerra, resta la circostanza che, grazie ai droni (che non tutti i paesi posseggono), la guerra diventa sicuramente asimmetrica, nel senso che le forze armate che li posseggono e hanno i modelli strategici più avanzati tecnologicamente hanno anche un micidiale vantaggio sulla parte avversa che non li possiede. Ma questa asimmetria (che non esisteva quando i combattenti si affrontavano con le clave) è la ragione stessa dei conflitti moderni che sono inevitabilmente basati sulla potenza e precisione di fuoco e dei sistemi d'arma. Era forse cavalleresco lo scontro ad Alamein fra i carri armati-bagnarola degli italiani e quelli che pesavano cinque volte tanto (ed erano sei volte più numerosi) degli inglesi? Chi sa di disporre di carri armati-bagnarola non dovrebbe mai scontrarsi con coloro che hanno i tank veri e propri. Non a caso ci fu chi, col senno di poi, disse che «se Mussolini, prima di entrare in guerra, o di proseguirla, avesse confrontato lo spessore dell'elenco telefonico di Roma nel 1939 con quello di New York alla stessa data, se avesse avuto senno in zucca, si sarebbe arreso preventivamente».

Quanto all'uso dei droni per affondare i natanti che trasportano carne umana dalle coste libiche a quelle italiane non c'è da farsi assolutamente illusioni. Escluso che i natanti possano essere affondati mentre sono in navigazione con il loro carico di clandestini, è anche certo che non si possono far esplodere, ricorrendo ai droni, quando i natanti sono tirati sulle spiagge libiche. Per delinquenti di questo livello infatti non ci vuol nulla decidere di far dormire, incatenandoli, una decina di potenziali immigrati clandestini su ognuno dei natanti tirati a secco, impedendo così qualsiasi intervento da lontano, con dei droni, ad esempio. L'unica possibilità quindi è l'intervento con truppe da sbarco contro i natanti libici che stanno ritornando, ma solo nel caso che questi non portino, per neutralizzare gli attacchi, degli immigrati sequestrati in grado di impedire la possibilità di qualsiasi battaglia in mare, anche se ravvicinata.

Pierluigi Magnaschi

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata