Oggi il via dell’Ue alla missione anti-scafisti. No della Francia e Inghilterra

«Legami tra terroristi e trafficanti». Previsti attacchi mirati, ma nessuno sbarco. Parigi dice no alle quote profughi. Mogherini: «Gli Stati consentano all’Ue di essere efficace»

La Stampa 18/05/2015

La condivisione della responsabilità fra gli Stati europei per la gestione degli immigrati una volta giunti nel continente «è parte integrante della strategia complessiva». Ecco perché il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, si aspetta «che gli Stati -quegli stessi Stati che hanno chiesto all’Europa di agire, di agire velocemente e di agire efficacemente- consentano all’Europa, perché Europa siamo tutti quanti noi insieme, di essere efficace in questa azione in tutti i suoi aspetti». 

Pressing su Parigi 

Nella riunione di oggi, precisa l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, «i ministri della Difesa e degli Esteri decideranno l’operazione navale, che è una delle parti della strategia complessiva». Questa, ricorda, comprende diversi aspetti: «salvare vite in mare con Triton, prendersi cura delle vite che salviamo con la condivisione delle responsabilità e smantellare le reti dei trafficanti all’origine». Quindi il problema delle quote, messo in discussione da diversi Paesi e da ultimo anche dalla Francia, «è solo uno dei tasselli: è chiaro però che la condivisione della responsabilità e cosa facciamo delle persone che salviamo è parte integrante della strategia».

Nella bozze della decisione europea sulla missione anti-scafisti «nel mare e sulla terra» della Libia l’allarme per l’offensiva trasversale del Califfato è palese. «C’è un collegamento diretto fra terrorismo e trafficanti di uomini, armi e droga», afferma il testo che dovrebbe essere approvato in giornata a Bruxelles dai ministri degli Esteri e della Difesa. Ieri sera è scaduta la procedura del silenzio-assenso, quindi dovrebbe passare, dando il via alla raccolta dei mezzi e degli obiettivi. Il piano, disegnato dai servizi dell’alto rappresentante Mogherini, riconosce che «la presenza di terroristi costituisce un pericolo per la sicurezza» dei mezzi Ue. Non solo. «L’esistenza di armamenti pesanti e milizie addestrate pone una seria minaccia per navi e aerei», pertanto «dovrà essere misurata così da permettere di assicurare una concreta protezione» alla Forza navale europea del Mediterraneo. Eunavfor Med, per dirla in breve. 

 Blitz mordi e fuggi

L’Europa cerca la quadra politica per il suo schema di sorveglianza e controllo delle acque a Nord della Libia, però si interroga anche su quali siano le sue reali ambizioni e quanto pesante debba essere il contenuto militare della nascente struttura. «Niente stivali sul suolo», ha detto la signora Mogherini, il che sulla carta spunta la possibilità di avere truppe permanenti sulle coste africane. L’idea che circola suggerisce ancora interventi «mordi e fuggi», qualora il quadro legale lo consenta e l’intelligence sia chiara abbastanza. Impraticabili gli attacchi aerei, anche perché la Russia - membro permanente del Consiglio di Sicurezza - è contraria. Da vedere se la parte originale della decisione su Eunavfor, quella che immaginava la distruzione di barconi e strutture in mare e sulla costa, resisterà sino a questa sera. E come. È passaggio forse necessario, ma assai rischioso: «L’azione a terra potrebbe avvenire in un ambiente ostile», è il rilievo della bozza. 

I 200 marines inglesi 

I britannici - pronti a menar le mani, ma non ad accogliere i migranti - risultano impegnati nel preparare l’invio di truppe. Secondo il «Daily Mail», la Marina di Sua Maestà intenderebbe collocare davanti alla Libia la Lyme Bay, una nave ausiliaria sulla quale sarebbero imbarcati 200 marines. Il loro compito, stando alle indiscrezioni, sarebbe quello «distruggere» i mezzi degli scafisti. Con tutta la tara necessaria per la stampa popolare isolana, i segnali di un armamento preventivo sono numerosi. Chi? Quanti? Il capo di stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, ha assicurato che «le forze italiane faranno una parte importante nella eventuale missione in Libia, ma certo le decisioni saranno politiche». Salvo colpi di scena, Eunavfor avrà mezzi navali di almeno dieci Paesi, sarà comandata dall’Italia, risponderà a un quartier generale situato a Roma. Si mira a esser pronti quando verrà il «sì» dei leader Ue (il 26 giugno), «anche se il coordinamento dell’intelligence potrà cominciare prima». Per entrare nel vivo, serve l’appoggio dell’Onu e la risoluzione «Chapter VII» che, una volta approvata la missione Ue, potrebbe non tardare. 

Il coordinamento 

Eunavfor Med, che potrebbe presto avere un nome più umano, dovrà lavorare a contatto con Frontex e le sue imprese mediterranee, Triton (Italia) e Poseidon (Grecia). L’operazione, secondo la bozza, avverrebbe in quattro momenti: spiegamento dei mezzi e valutazione del quadro (non serve Onu); fase operativa della cattura; fase operativa della distruzione; ritiro. Ritiro? «Formato un governo di unità nazionale in Libia», Eunavfor Med «comincerà a trasferire i suoi poteri alla nuova amministrazione». Nel Risiko della Storia che viviamo è un obiettivo che rientra fra quelli proibitivi, ma non fra gli impossibili.  

Categoria Estero

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