Il Partenone incompatibile. Leggere lo scacchista americano Rogoff e il ministro tedesco

Schäuble, trovarli normali e nemmeno troppo distanti, concluderne che il governo socialista di Atene, motociclista e barricadero, non c’entra niente con l’euro

foto LaPresse

di Giuliano Ferrara | 29 Maggio 2015 ore 06:02 Foglio

Ieri campeggiavano le notizie eurogrexit. Exit sì e no. Può avvenire un incidente. Finisce con il controllo dei capitali e una doppia virtuale moneta. Bisogna che l’uno o l’altro dia un ultimatum all’interlocutore. A Dresda c’è il G7 sotto presidenza tedesca con tutti i banchieri che contano da Draghi alla Lagarde, gli americani vogliono un compromesso accelerato e alla Frauenkirche non si potrà parlare di solo Nepal o di sola Ucraina o magari del casino mondiale alla Fifa a Zurigo con Putin che strepita. Tsipras e Varoufakis assediati da una minoranza di casseur siryziani reagiscono alle pressioni “asfissianti” dell’eurogruppo sull’Iva e il salario minimo preannunciando un accordo imminente che la Troika smentisce. Intanto la Zeit della Linke borghese di Amburgo licenziava il testo di una conversazione tra l’economista Kenneth Rogoff e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, e chi abbia una visione realista e ordinata del mondo, forse un filino filistea, poteva respirare. Rogoff, lo sapete, è un eccellente scacchista professionale, molto dotato, e un economista di levatura che ha previsto in tempo e solitario la deriva finanziaria deregolamentata ma è un nemico storico della filiera Joseph Stiglitz (ora il Nobel è con Hillary Clinton, auguri, speriamo gli vada meglio di come gli andò col marito Bill), Thomas Piketty eccetera, quelli delle diseguaglianze e del rigetto dell’austerità e della globalizzazione fallita.

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Gli americani fanno finta di niente, e non vogliono altre grane, e in tanti hanno paura delle conseguenze e del contagio, ma questa che si gioca tra i mercati i governi e i capitali circolanti è una guerra dei mondi: la scacchiera dell’harvardiano Rogoff, la sedia a rotelle del luterano Schäuble, la motocicletta e il casco del nomade Varoufakis, le allegre forzature di Alexis Tsipras e del suo portavoce Sakellaridis, i pallori di Dresda risorta e il colorito primaverile di Atene con il suo governo social-antagonista, con i suoi esperimenti di blackmailing governance a spese degli altri, con il registratore che origlia i vertici al posto del registro della partita doppia, e il vecchio Schäuble che dice sconsolato: non sono spaventato da certi metodi, ho trattato anche con i ministri di Honecker all’epoca della riunificazione, uno deve parlare con gli altri per come sono e non per come vorrebbe che fossero.

Gli antagonisti del Partenone sono i veri impresentabili, in tutta questa faccenda di podemos, di possibili, di antipolitici, di sparafucile a sinistra e a destra e per ogni dove. Bisognerà tirare somme politiche, alla fine: è compatibile con l’Europa un governo socialista e populista, barricadero e social-nazionalista? Si può allungare il brodo, gli stati possono delegare ai tecnici i concordati e le ristrutturazioni del debito, ma alla fine: è compatibile? La risposta è probabilmente un lungo, tortuoso e pericoloso: no.

Categoria Estero

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