Caos immigrati senza i “respingimenti assistiti”

Respingimenti che sarebbero possibili impiegando una mezza dozzina di unità della Marina Militare a ridosso della costa della Tripolitania occidentale

di Gianandrea Gaiani 18 giugno 2015, pubblicato in Analisi Italia

L’opzione più ragionevole per far fronte all’emergenza determinata dai crescenti flussi di immigrati clandestini resta quella dei “respingimenti assistiti”, sostenuta da Analisi Difesa fin dall’avvio di Mare Nostrum.

Respingimenti che sarebbero possibili impiegando una mezza dozzina di unità della Marina Militare a ridosso della costa della Tripolitania occidentale, da dove salpano i barconi, per soccorrere immediatamente i migranti appena salpati evitando altre tragedie e naufragi per poi sbarcarli con i mezzi militari e sotto scorta sulla costa libica.

Un’operazione gestibile con una nave da sbarco portaelicotteri classe San Giorgio e 5 tra fregate, corvette e pattugliatori con elicotteri, droni dell’Aeronautica, aerei da pattugliamento marittimo per localizzare immediatamente i barconi in partenza e qualche centinaio di fucilieri di Marina.

Assetti peraltro già assegnati ora all’operazione Mare Sicuro che opera però al largo delle coste libiche.

I migranti verrebbero raccolti in mare appena salpati, non sarebbero quindi provati da giornate di navigazione in condizioni disumane, e potrebbero venire concentrati sulla spaziosa unità classe San Giorgio e poi riportati a terra in gruppi ridotti con i mezzi da sbarco e sotto la scorta dei Fucilieri di Marina.

Questa pratica consentirebbe di trattenere feriti o malati da sottoporre a cure e fornire generi di prima necessità ai migranti prima di sbarcarli trattenendo sul suolo libico le truppe italiane solo il tempo strettamente necessario alle operazioni di sbarco da effettuare in aree costiere sotto la protezione delle artiglierie navali ed eventualmente di forze aeree.

L’ideale sarebbe effettuare gli sbarchi in accordo con almeno qualcuna delle diverse fazioni libiche ma le forze militari italiane sono comunque in grado di assicurare un deterrente tale da rendere attuabile l’operazione anche in assenza di intese.

Il dispositivo necessario per i “respingimenti assistiti” sarebbe simile o poco più consistente di quello impiegato oggi per l’operazione Mare Sicuro e avrebbe costi solo di poco superiori, stimabili probabilmente in 10/12 milioni di euro al mese (contro i 9,5 di Mare Nostrum).

L’operazione “respingimenti assistiti” consentirebbe di ottenere in breve tempo concreti risultati: recuperare i barconi e affondarli, risparmiare migliaia di vite umane, ridurre o azzerare i flussi migratori (chi rischierebbe la vita e pagherebbe migliaia di euro ai trafficanti per ritrovarsi in Africa?) e con essi gli incassi dei trafficanti e dei terroristi islamici coinvolti in questo business.

Inoltre i “respingimenti assistiti” diffonderebbero il chiaro messaggio che l’Italia non intende più accogliere migranti che si affidano a malavita e terrorismo. Un concetto che verrebbe reso più esplicito da una legge ad hoc che stabilisca che nessuno che si sia affidato al crimine organizzato per emigrare illegalmente potrà mai neppure in futuro ottenere un permesso di soggiorno.

I “respingimenti assistiti” inoltre costringerebbero le Nazioni Unite, restìe a impegnarsi in Libia, a intervenire per aiutare coloro che avessero diritto all’asilo, assistere e rimpatriare i migranti come fece nel 2011 in Tunisia attuando un ponte aereo internazionale per riportare nei loro Paesi d’origine oltre un milione di lavoratori stranieri fuggiti dalla Libia in guerra.

Categoria Estero

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