Arabia, il principe di Riad bombarda lo Yemen: è allerta

Militarista. Aggressivo. E in lotta per la successione. C'è Mohammed bin Salman dietro il traffico di armi saudite. Gli 007 tedeschi: «Destabilizza il Medio Oriente».

di Barbara Ciolli | 07 Dicembre 2015 lettera43

È il figlio più potente del re saudita e anche il ministro della Difesa più giovane al mondo.

I servizi segreti tedeschi lo ritengono un personaggio abbastanza pericoloso da diramare un'allerta su di lui per il rischio di «crescente destabilizzazione del mondo arabo».

E l’8 e il 9 novembre 2015, a polemica in corso sui carichi di armi dalla Sardegna verso Riad, il premier Matteo Renzi ha discusso di affari e politica estera anche con lui, con Mohammed bin Salman.

FORTE SPINTA MILITARE. Il principe e plenipotenziario è infatti anche vice premier e presidente del Consiglio per gli Affari economici della ricchissima monarchia dei petrodollari.

Salito al trono Salman padre, dal 2015 il 30enne Mohammed ha iniziato ad accentrare su di sé diversi poteri.

La sua impulsività e ambizione starebbero aumentando, per il rapporto del Bundesnachrichtendienst (Bnd) tedesco, anche la «forte componente militare» impiegata dal regno degli al Saud per «allargare le alleanze regionali».

CARICHI DI ARMI DALL'ITALIA. Potrebbe essere Salman figlio, insomma, a chiedere gli urgenti carichi di armi decollati, negli ultimi mesi, dallo scalo aereo di Cagliari Elmas: tonnellate di bombe Mk84 e Blu109 prodotte dalla Rwm Italia (sussidiaria della tedesca Rheinmetall) e inviate, con tre via libera di Palazzo Chigi, anche per bombardare lo Yemen.

BOMBARDAMENTI ILLEGALI. L'ultimo rapporto di Human Rights Watch accusa i sauditi di almeno 10 bombardamenti illegali con 309 civili morti tra l'aprile e il maggio 2015.

Più di 2.600, secondo l'Onu, sono i civili morti da marzo nella campagna militare di Riad, appoggiata dagli Usa, contro i ribelli houthi.

Nel 2015 l'Arabia si è fatta più cattiva e aggressiva

Con la morte del fratello Adbullah in effetti l'ascesa, nel gennaio 2015, a re di Salman, l'Arabia saudita si è fatta più cattiva.

La sua politica estera è diventata militarmente aggressiva, si è passati dalle (grandi) manovre indirette all'interventismo bellico.

In primavera il nuovo sovrano ultraconservatore, già vice premier e ministro della Difesa, considerato il restauratore che, esplose le Primavere arabe, ha bloccato le proteste interne e avviato la controrivoluzione nella regione, ha sferrato i raid a tappeto contro lo Yemen.

GIOVANI E FEDELI ESECUTORI. La mossa di nominare, come fedelissimi, il nuovo ministro degli Esteri, Abdel bin Ahmed al Jubeir, e il rampante figlio alla Difesa non sarebbe in realtà una modernizzazione, ma un maquillage che lo ha circondato di esecutori.

Solo che Mohammed bin Salman sarebbe fin troppo intraprendente.

Per l'intelligence di Berlino «il comportamento diplomatico finora prudente dei membri più anziani della famiglia reale» sarebbe stato «sostituito da una politica impulsiva d'intervento» nell'agenda della politica estera.

L'IMPOSIZIONE DI UNA GUIDA. Re Salman e Mohammed cercherebbero di imporsi come «guide del mondo arabo» e il comportamento, oltre che negli Stati arabi vicini, creerebbe tensioni anche tra la numerosa famiglia degli al Saud.

Il principe e ministro dell'Interno Moḥammad bin Nayef al Saud, per esempio, nominato proprio da Salman erede al trono, teme di essere scavalcato dal figlio prediletto del re.

UN RISCHIO PER IL MEDIO ORIENTE. Laureato in Giurisprudenza, bin Salman è stato per anni consulente e consigliere privato del padre.

Il rapporto del Bnd di Berlino, diffuso all'indomani del sì del governo tedesco alla missione militare in Siria, lo indica come un rischio per l'ulteriore destabilizzazione della regione mediorientale.

GUERRA ALL'IRAN E A BASHAR. È lecito temere l'impiego di ogni mezzo di Riad, incluso il finanziamento e l'invio di armi a gruppi jihdisti e terroristici come l'Isis (dei quali i sauditi sono sospettati con la Turchia e il Qatar), per imporre la sua supremazia nel mondo islamico.

L'impegno militare in Yemen dimostrerebbe la «disponibilità dei sauditi a correre rischi militari, finanziari e politici, per avere la meglio nelle politiche regionali» che li pongono in rivalità con l'Iran.

In Siria vorrebbero a tutti i costi rovesciare Bashar al Assad, longa manus di Teheran.

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