Perché per Putin la minaccia principale è ancora la Nato

Il nuovo documento di “strategia di sicurezza nazionale” dice che la Russia è circondata da avversari. Il primo è l’America

di Anna Zafesova | 02 Gennaio 2016 ore 06:15 Foglio

Milano. La Russia si sveglia nel 2016 circondata da nemici vecchi e nuovi. Scattano le nuove sanzioni contro Turchia e Ucraina, e l’anno inizia con il varo del documento di “strategia della sicurezza nazionale”, approvato da Vladimir Putin nelle ultime ore del 2015. La dottrina viene aggiornata ogni sei anni e il presidente ne aveva ordinato la revisione per adeguarla alle “nuove minacce alla sicurezza nazionale dal carattere complesso e interconnesso”. In cima alla lista delle cose da temere, Mosca colloca l’allargamento della Nato, accompagnato da un “processo di militarizzazione” nei paesi vicini alla Russia. E la lista degli avversari di Mosca è guidata dagli Stati Uniti insieme con i loro alleati, impegnati a “conservare la loro posizione dominante nelle vicende mondiali”, minacciata dalla “politica indipendente” della Federazione Russa.

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Il terrorismo internazionale – anche se Putin nel messaggio di fine anno ha fatto gli auguri ai militari russi in Siria – non guadagna un posto alto nella classifica delle minacce. Nonostante lo Stato islamico (Is) abbia appena rivendicato l’attentato in Daghestan, con un morto e diversi feriti, il documento sostiene che il jihadismo è solo “una conseguenza della politica dei doppi standard di alcuni paesi”. Gli stessi, si presume, che vorrebbero fomentare in Russia e nei suoi ex satelliti le “rivoluzioni colorate” sul modello dell’Ucraina e della Georgia. Qualche giorno fa Putin aveva già bollato Is come problema “ormai secondario”, definendo i militanti dello Stato islamico “carne da macello”, manipolati da prediche religiose per difendere interessi molto più terreni, come il contrabbando di petrolio. D’altra parte, la strategia militare russa negli ormai tre mesi di operazione in Siria conferma che i caccia russi sono molto più impegnati nella zona di Aleppo, con lo scopo di consolidare il presidente siriano Assad.

Il testo “strategico” dedica molta più attenzione all’accerchiamento ostile dell’occidente, non solo militare: dall’America e l’Europa, accusati di aver sostenuto il “golpe in Ucraina”, si teme l’ispirazione di nuove “rivoluzioni colorate”, e ampio spazio è dedicato alle minacce che potrebbero provenire da ong, gruppi “radicali” e influenze mediatiche ostili destinate a minare i “valori tradizionali russi”. Tra le altre minacce, la “proliferazione della rete di laboratori militari di biologia americani nei paesi limitrofi”, assieme alla corsa agli armamenti (una probabile allusione alle ambizioni del nuovo governo polacco di ospitare una base Nato), alla quale Mosca oppone come “deterrente” l’arsenale nucleare, anche si dichiara disponibile a ridurlo “senza dimninuire la stabilità strategica”. Tra le minacce alla sicurezza nazionale è menzionata anche la fragilità economica, e le sanzioni, nascoste sotto l’eufemismo di “alcuni paesi che usano strumenti economici per promuovere la loro agenda geopolitica”.

Già l’anno scorso la nuova dottrina militare russa, documento in buona parte simmetrico alla “Strategia di sicurezza nazionale”, aveva stabilito lo stesso ordine di priorità, collocando il terrorismo al decimo posto e mettendo il cima alla top ten la Nato e le ingerenze occidentali nella politica interna della Russia e dei paesi che considera sua sfera d’influenza. Il nuovo documento sintetizza un anno sotto questo segno, e sancisce la visione di una Russia che il mondo ostile vorrebbe “contrastare” nel suo “rafforzamento, con un ruolo incrementato nella soluzione dei maggiori conflitti internazionali”. La lista dei nemici 2016 si è allungata: dal 1° gennaio sono scattate le sanzioni russe contro la Turchia, ritorsione per il caccia abbattuto, con il bando sulle importazioni di frutta, verdura e garofani, e restrizioni all’edilizia e al turismo. L’embargo sulle importazioni di alimentari scatta anche contro l’Ucraina, dove da ieri è in vigore l’accordo di Associazione con l’Unione europea, proprio quello che Mosca cercò di bloccare due anni fa: poi ci furono il Maidan, la Crimea e il Donbass.

Categoria Estero

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