Le tre mosse per sconfiggere Baghdadi

Re Abdullah di Giordania chiarisce come battere lo Stato islamico. La chiama “Guerra mondiale con altri mezzi” e fa da contrappunto a quello che dice Obama

Re Abdullah di Giordania (secondo da destra) in preghiera insieme ad altri generali dell'esercito

di Adriano Sofri | 14 Gennaio 2016 ore 18:15

Leggo il sommario dell’intervista di Abdullah di Giordania alla Cnn, che ha fatto da contrappunto ad alcune delle cose dette da Obama nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione. Re Abdullah è convinto che la sconfitta del sedicente Stato islamico possa avvenire “nel breve termine”, se lo si voglia, quanto alla dimensione militare. “Il medio termine riguarda la dimensione dell’intelligence in funzione della sicurezza. Il lungo termine riguarda la dimensione culturale ed educativa”.

ARTICOLI CORRELATI  Chi combatte davvero a Ramadi  Lo Stato islamico uccide turisti a Istanbul e attacca le fragilità di Erdogan  Realisti e idealisti criticano Obama allo stesso modo sulla Siria

Abdullah dissente anche dal rifiuto di Obama di accostare la guerra all’Isis all’incubazione di una Terza Guerra Mondiale. Abdullah la chiama “Guerra mondiale con altri mezzi”, e annuncia un’intensificazione nell’impiego della forza aerea giordana. La questione del tempo, come l’ha musicalmente definita il re giordano, è essenziale. Intanto, per segnare la differenza fra le armi e la cultura, in un contesto in cui la parola è stata dalle armi e messa al loro servizio. Ma soprattutto per segnalare la risposta decisiva alla proliferazione terroristica che è il centro della strategia jihadista, fino alla Giacarta di giovedì. Il terrorismo assassino-suicida è pressoché impossibile da impedire. Ma si può arginarlo, e soprattutto si può impedire che abbia effetti micidiali di paura e di destabilizzazione così nei paesi a gran maggioranza musulmana come nei paesi di immigrazione.

Questi effetti sono moltiplicati enormemente, ben oltre le vittime umane e i danni materiali diretti, dal richiamo alla potenza e al prestigio del sedicente Califfato. Il terrorismo che senta di avere alle spalle uno stato e una capitale è altra cosa dal terrorismo senza testa. Questo riporta alla realistica e lucida tripartizione di Abdullah: c’è un tempo dal ritmo corto per la sconfitta sul campo dell’Isis, uno dal ritmo medio per l’intelligence internazionale, uno dal respiro lungo per la cultura. Confonderli o addirittura invertirli produce una stonatura insopportabile.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata