LE MOLTE DESTITUZIONI TRA I COMANDANTI DELLA US NAVY

In questo primo breve scorcio dell’anno, cioè in poco più di un mese, la Marina degli Stati Uniti ha già destituito quattro comandanti in carica

di Fabio Ragno15 febbraio 2016, pubblicato in Analisi Mondo, AD

In questo primo breve scorcio dell’anno, cioè in poco più di un mese, la Marina degli Stati Uniti ha già destituito quattro comandanti in carica. In ordine di tempo, il 4 gennaio è stato destituito il Capt. Dave Adams, comandante dell’USS “Georgia” (sottomarino lanciamissili balistici a propulsione nucleare Classe “Ohio”) incappato in quel genere d’infortunio che è l’incubo di ogni capitano: al rientro in porto, il sottomarino ha centrato una boa ed è finito incagliato in rada. Per il povero comandante i guai però sono soltanto iniziati, dato che la Marina ha stimato un danno provvisorio di 1 milione di dollari, e lo considera responsabile.

Successivamente, il 6 gennaio, è stata la volta del Cmdr. Mike Conner, comandante dell’USS “Oklahoma City” (sottomarino a propulsione nucleare Classe “Los Angeles”), destituito per il “venir meno della fiducia nella sua capacità di comando” (“loss of confidence in his ability to command”), con la motivazione burocratica cioè abitualmente usata in questi casi, e senza fornire altre indicazioni.

Il 9 gennaio c’è stato il caso più clamoroso, la destituzione del Rear Adm. (Ammiraglio di Divisione) Richard Williams (nella foto a sinistra), da appena 6 mesi comandante del 15° Gruppo d’attacco aeronavale (Carrier Strike Group 15), 3^ Flotta del Pacifico, con l’imbarazzante accusa di utilizzare il computer d’ufficio per vedere materiale pornografico.

Infine, lo scorso 2 febbraio, è stato destituito il Cmdr. Edward Byers, comandante dell’USS “Dallas” (sottomarino d’attacco a propulsione nucleare Classe “Los Angeles”), anche in questo caso per la perdita di fiducia nelle sua capacità o più precisamente, come riporta il magazine “Navy Times”, per una accertata “scarsità di rendimento” (“poor performance”), seppur non sconfinata, sottolinea il giornale, in un ben più grave caso di “condotta riprovevole” (“misconduct”).

Quest’ultima motivazione riguarda invece un caso precedente, quello del Capt. Brian Sorenson (nella foto a lato) destituito nel settembre 2015 per molestie sessuali verso personale dipendente cui aveva richiesto, e qui non c’è bisogno di traduzione, “sex in exchange for career advancement”. Anche Sorenson era comandante, questa volta però non di un sottomarino ma di una nave, l’incrociatore lanciamissili di Classe “Ticonderoga” USS “Anzio”.

Si potrebbe pensare che casi di comandanti colpevoli di negligenza o di questioni ancor più gravi come il Capt. Sorenson possano trovarsi in tutte le Marine del mondo, ed il fatto che in quella americana si proceda con una rapida destituzione non sia altro che un’inevitabile conseguenza, non rivestendo insomma questi casi un carattere di particolare gravità.

La questione però, nell’US Navy, sembra però avere dimensioni ben più importanti come dimostra un recente articolo di “Navy Times” in cui sono riportati tutti i casi di destituzione avvenuti nel 2015. I risultati sono decisamente sorprendenti: complessivamente infatti, gli ufficiali in comando destituiti sono stati 20, ed oltre ad essi sono stati rimossi dall’incarico 4 ufficiali subalterni e 8 sottufficiali.

Le motivazioni sono varie ed includono casi di peculato e perfino di alcolismo, com’è successo con il Rear Admiral David Baucom (nella foto a sinistra) direttore di branca presso USTRANSCOM, finito sotto inchiesta per essersi ubriacato in occasione di una pubblica conferenza cui partecipava in veste ufficiale e quindi, ancor sotto i fumi dell’alcol, essersi poi aggirato nudo nell’atrio dell’hotel.

Nella maggior parte dei casi però le destituzione riguardano accertate carenze nella capacità di comando e sembrano sopratutto colpire i comandanti di sottomarini d’attacco (nel 2015 il Cmdr. D. Lombardo comandante dell’USS “Springfield”, ed il Cmdr. Tory Swanson comandante dell’USS “Mississippi”). Vengono poi i comandanti di ogni genere di unità, incluso perfino il direttore di un Ospedale della Marina (a Rota, in Spagna), il Capt. Michial Warrington, accusato di ubriachezza e molestie sessuali.

Il giornale delle Forze Armate USA “Star&Stripes” ha voluto approfondire la problematica risalendo fino al 2009, e non soltanto raccogliendo la lista dei comandanti destituiti, ma ponendosi poi l’interessante domanda di quale fine facciano poi costoro o, più brutalmente, quanti siano quelli che vengono definitivamente cacciati. Ed anche in questo caso i risultati sono stati sorprendenti, a cominciare dall’entità del problema.

A conti fatti, dall’inizio del 2009 alla fine del 2015, i comandanti destituiti (navi, infrastrutture, comandi) sono stati 145, con una media di 20 all’anno, pari ad un comandante “silurato” ogni 3 settimane circa. Di questi, dice l’articolo, il 53% restano comunque in servizio.

Come spiega il Capt. Michael Junge, docente presso l’US Naval War College di Newport (Rhode Island), in questi casi le autorità della Marina hanno due opzioni: -“Possono proseguire l’iter d’inchiesta fino ad una Corte Marziale – in cui la condanna potrebbe comportare la radiazione dal servizio – oppure rimuovere dall’incarico l’inquisito per le vie amministrative. La seconda opzione è qualche volta preferibile, specie se le prove raccolte non sono consistenti”.

La Marina seguirebbe allora due tendenze opposte? Rimuovere i comandanti e poi lasciarli comunque in servizio, consentendogli magari di ritornare in attività di comando?

-“Nella Marina d’oggi”- spiega ancora il Capt. Junge -“un ufficiale destituito non comanderà mai più. Ma se non è responsabile di una condotta veramente delittuosa, non c’è realmente un motivo per cacciarlo. Accadono incidenti e c’è anche qualche negligenza, per cui l’allontanamento dal comando è già di per sé una punizione sufficiente.

In molti casi è meglio venir incontro all’individuo e non gettar via una ventennale esperienza, conoscenza e addestramento”-

Una spiegazione logica, sensata, esauriente, e che potrebbe chiudere l’argomento. Resta da fare solo un ultimo commento. Il numero di destituzioni di comandanti può apparire davvero esorbitante e dare l’impressione di un livello abbastanza basso del personale, sia sotto il profilo dell’efficienza che del comportamento (si veda il caso dell’Ammiraglio Baucom).

In realtà, paradossalmente, questo dato dev’essere invece letto al contrario. L’elevato numero di destituzioni per scarsità nel rendimento – in particolare per il personale imbarcato sui sottomarini lanciamissili a propulsione nucleare – denota in realtà l’alto grado di selettività cui i comandanti sono sottoposti e l’elevato standard che è loro richiesto.

E dimostra inoltre come le ispezioni alle unità non vengano condotte bonariamente, con l’umana comprensione dei problemi altrui, né evidentemente che vengano tollerate mancanze o negligenze di alcun genere, pena l’immediata rimozione dell’ufficiale in comando senza, come si dice, guardare in faccia nessuno, come si conviene a una forza che deve garantire, oggi e sempre di più in futuro, una preparazione ed una capacità offensiva che non ha pari nel mondo.

Categoria Estero

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