Senza un Dio che ci salvi. Cosa succede a un occidente senza guida

Bruxelles simboleggia un mondo istituzionale non guidato e che non guida i popoli. L’ordine mondiale è inceppato. E oggi per non crepare contro le guerriglie jihadiste abbiamo bisogno di ordini e non di santuari della memoria

di Giuliano Ferrara | 25 Marzo 2016 ore 06:15 Foglio

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Qualcuno che ci guidi, questo è il problema. Bruxelles è il simbolo di un mondo istituzionale non guidato e che non guida i popoli. Qualcuno non è un tizio, è una classe dirigente. Una classe dirigente non è un insieme di élite che si dividono, danno la caccia al vantaggio di posizione sul discrimine destra-sinistra, si vergognano del passato storico dell’occidente; non è una teoria di soggetti  che confondono la laicità e il pluralismo dei costumi e dei culti con l’autorizzazione alla pratica di una società chiusa, comunitaristica, multiculturale nel senso di Molenbeek e del Londonistan. Blair ha detto parole interessanti e di peso nell’intervista di ieri a Paolo Valentino del Corriere. Ma tutti sentiamo che la funzione del discorso è in esaurimento, che l’attacco al caffè, alla metropolitana, all’aeroporto, allo stadio, al concerto e i sassi tirati nei quartieri perduti alle polizie che danno la caccia agli assassini, tutto questo asciuga pericolosamente l’efficacia della parola democratica, della divisione del lavoro tra cittadini ed esperti, dell’informazione e della comunicazione.

Tutti sentiamo che quindici anni dopo l’11 settembre del 2001 e al cospetto di incandescenti guerre civili, di scontri infraislamici, di guerriglie jihadiste in occidente, di esodi biblici incontrollati, loro sono il moto di spinta di un fenomeno che alligna potenzialmente ovunque in nome di un Dio che è massimo, noi siamo quelli divisi abbarbicati al mito del mondo senza frontiere come i profughi alle frontiere, siamo quelli senza una vera guida e senza un Dio che ci salvi, quelli che si rimpallano le responsabilità tra loro, quelli che non sanno che cosa fare della loro potenza economica militare tecnologica, delle loro regole tolleranti, non sanno come spegnere i focolai, come bonificare e riorganizzare il potere nel mondo islamico in rivolta e in risveglio, e combattono una crisi deflazionaria mentre subiscono una guerra mondiale che destabilizza e sottomette.

L’amore non è la risposta  La sciocca parodia del bellicismo mediatico  L'Europa chieda a Netanyahu di commissariare la nostra sicurezza Non è casuale che il più grande attentato, il bombardamento del World Trade Center a New York, sia caduto dal cielo come un’offesa devastante alla libertà dei mercati e delle economie cosiddette aperte. Non è casuale che la risorgenza di guerra si sia fissata su un territorio che è insieme un mito facitore di storia e di credenza, quello del Califfato che taglia teste e riarma i guerrieri delle abluzioni rituali e della schiavitù delle donne e della persecuzione degli eretici e degli apostati, che è a suo modo un abbattimento delle frontiere, una universalizzazione della sharia, mercato mondiale del dio del terrore;  mentre prende colpi con abdicazione  e sentimentalismo misericordioso e taumaturgico per le masse la potenza universalizzante della cristianità e della cattolicità. Il dio degli eserciti e quello dei mercati non parlano la stessa lingua, sono un sì sì, no no.

Il punto è che non abbiamo bisogno di analisi, di lacrime, di fiori, di santuari della memoria. Abbiamo bisogno di ordini, che poi vuol dire indicazioni civili, non militarizzazione delle società. Vuol dire uno scopo chiaro, un criterio che coinvolga tutti nella rimessa a punto di un meccanismo storico, quello dell’ordine mondiale, che si è inceppato e che rischia di crepare nelle sue giunture fondamentali, in un tripudio di demagogia arrembante e senza guida politica. C’è qualcuno, una classe dirigente che abbia voce in capitolo nel mondo e nel nostro mondo, che sia in grado di farci sentire non la ripugnanza per la cultura e la fede che hanno concimato la nostra civilizzazione, l’ansia di non concedere mai più al nemico il nostro odio, ma l’orgoglio sopranazionale, imperiale, di un’umanità che non vuole lasciarsi ferire dalla paura e sottomettere dalla brutalità selvaggia di un revival superstizioso? Quando il discorso pubblico si estenua e perde significato, prima che nasca una reazione iperbolica e inadeguata, fatta di rifiuto e di rancore impotenti, è necessario che qualcuno, inteso come una classe dirigente responsabile, sia in grado di cambiare l’ordine del discorso. Ordini, non analisi.

Categoria Cultura

COMMENTI

franco bolsi • 2 ore fa

Ferrara, mentre finivo di leggere il suo articolo, l’occhio mi cade sui link “ti potrebbe interessare anche”. Re vagination, colpisce. Allora passo dalle parole sull’islamizzazione delle coscienze e alla mancanza di leadership in grado di difenderci con bombe (tante) e restrizione delle libertà, loro, invece che nostre, alla re vagination. Percepisco un legame oscuro fra i due articoli. Memore di Colonia (ma sono cose che accadono anche nella mia città, in modo non massivo) comprendo. Da baluba che sono, per me esistono sì o no in quasi tutte le occasioni, e non mi sfugge il pensiero organico delle nostre elite. Se l’islamico

è buono (tutto l’islam lo è) e l’europeo è cattivo, perché è questo che pensa l’elite altrimenti, avrebbe già preso per un orecchio i “poveri” musulmani e rispediti oltre confine (già i confini, dove sono?), è giusto la re vagination per le

donne. Non vorremo mica privarli del piacere di una vagina stretta e più soda? Non sia mai. Tuttavia simbolicamente trattasi di re analation più che vagination.

Certo, si dirà, questo Bolsi è un cavernicolo e va pure fuori tema. Vabbè, la

cosa m’interessa poco. Però come neandertaliano preferirei di gran lunga azione e non parole. Così come preferirei Churchill da questi anemici leader europei che all’indomani della strage di Charlie Hebdo (non sono più #jesuischarlie, non serve a nulla) si ritrovarono in piazza a manifestare contro gli islamici, pardon i terroristi. S'è mai visto un consesso di governi che manifesta invece che reagire con bombe e leggi toste? in mancanza di un Churchill va bene anche un colonnello, magari con passato nelle forze speciali (ogni riferimento a Netanyahu è puramente voluto). Tutto è meglio della trinità laica Renzi-Hollande-Merkel e il loro profeta Juncker. Le auguro Buona Pasqua

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