Lo stato (islamico) dentro lo stato occidentale


Un gruppo di musulmani protesta per chiedere l'applicazione della sharia in Gran Bretagna

di Ermes Antonucci | 14 Aprile 2016 Foglio

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Il canale televisivo britannico Channel 4 ha commissionato un sondaggio a uno dei più autorevoli centri di ricerca al mondo – l’Icm – per capire “cosa pensano veramente i musulmani che vivono in Gran Bretagna” sui modi di vita e i valori occidentali, le leggi, le istituzioni e alcune delicate questioni sociali, come l’uguaglianza, l’emancipazione delle donne e l’omosessualità. I risultati dello studio, realizzato su un campione rappresentativo di circa mille musulmani britannici, stanno generando non poche polemiche oltremanica.

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Questi sono alcuni dati più allarmanti emersi dal sondaggio: il 23 per cento dei musulmani che vivono in Gran Bretagna vorrebbe l’introduzione della legge islamica della sharia al posto della legge britannica; il 4 per cento esprime solidarietà agli estremisti autori di attacchi terroristici e suicidi; il 32 per cento dichiara che non informerebbe la polizia nel caso in cui venisse a sapere di persone coinvolte in attività a sostegno del terrorismo in Siria; il 32 per cento rifiuta di condannare gli atti di violenza nei confronti di coloro accusati di aver deriso il profeta Maometto.

Sulla famiglia e il ruolo della donna: il 39 per cento dei musulmani (uomini e donne) è d’accordo nel sostenere che “le mogli dovrebbero sempre obbedire ai loro mariti”, e il 31 per cento ritiene accettabile per un uomo avere più di una moglie. Il 52 per cento crede che l’omosessualità non debba essere legalizzata, e, infine, un pizzico di antisemitismo che non guasta mai: il 35 per cento è convinto che gli ebrei abbiano “troppo potere” in Gran Bretagna.

I risultati dello studio verranno resi noti, nella loro versione completa, nel documentario “What British Muslims Really Think”, che verrà mandato in onda questa sera su Channel 4, e che sarà presentato da Trevor Phillips, ex presidente della Commissione britannica per l’eguaglianza razziale e i diritti umani. Phillips ha comunque voluto commentare in anticipo lo studio sulle pagine dei quotidiani inglesi Times e Daily Mail. Nell’intervento sul Times, Phillips ha sottolineato come dai dati emerga “una frattura tra i cittadini musulmani e non musulmani attorno ad alcune tematiche fondamentali come il matrimonio, i rapporti tra uomo e donna, la scuola, la libertà di espressione e persino l’ammissione della violenza in difesa della religione”.

L’ex capo della commissione incaricata di occuparsi, tra le altre cose, anche e soprattutto di integrazione, ha fatto “mea culpa” per non essere stato in grado di “cogliere i segnali di pericolo” di questo processo, e per essersi illuso negli ultimi due decenni, assieme a molti intellettuali liberal, che “i musulmani si sarebbero integrati come tutti gli altri”, ripercorrendo il modello di successo di alcuni “figli” dell’integrazione, dal celebre atleta Mo Farah all’ormai star Nadiya Hussain, che ha conquistato il pubblico britannico trionfando nel talent dei pasticceri indossando il velo. “Ora sappiamo purtroppo che non è così”, ha ammesso Phillips.

E non è così – ha spiegato sempre Phillips sul Daily Mail – perché nell’affrontare il fenomeno “abbiamo sbagliato tutto”, permettendo “la nascita di uno stato dentro lo stato, con la sua geografia, i suoi valori e il suo stesso futuro separato dal nostro”. Di fronte a questa situazione, ha proseguito, “occorre adottare un approccio più muscolare sull’integrazione, abbandonando la politica fallita del multiculturalismo”, monitorando per esempio la distribuzione dei cittadini musulmani, per evitare la nascita di ghetti, o “imponendo un tetto del 50 per cento di studenti musulmani” nelle scuole così da incoraggiare l’integrazione. “L’anima dell’islam britannico sta affrontando una battaglia per la vita o la morte, e noi non possiamo permetterci di restarne fuori. Dobbiamo prendere una posizione”.

Categoria Estero

Commenti

luca sorrentino • 19 ore fa

Adesso si svegliano? E a che sono serviti tutti gli storici di Cambridge e di Oxford? È la prima volta che l'Occidente si trova a convivere con l'islam? La democrazia non è un regime favorevole per l'integrazione. Essa governa maggioranze e opposizioni che implicitamente riconoscono la stessa cultura di base, la stessa lingua e la stessa religione. La democrazia americana fu un regime di pionieri, il territorio era vergine e con tutte le professioni di tolleranza e di libertá gli americani non sono mai riusciti a integrare gli indiani, tra loro e i nativi oltre la riserva non è stata possibile nessuna integrazione. Se l'alcool ha potuto inebetire quelle popolazioni, la stessa cosa è impossibile con i musulmani che esercitano una vigilanza stretta su ogni possibile corruzione del corpo e della mente ad opera degli infedeli. In Sicilia la convivenza fu possibile, basta leggere la storia di Amari, ma lí governó un gran principe, che non usava pannolini caldi; per fondere i popoli è necessaria una temperatura di potere elevata, con l'Islam poi è necessario un altoforno, non certo le veline ministeriali europee.Non sanno che l'islam non riconosce alcuna autoritá che proviene dalle donne? Che ai loro occhi siamo femminucce che contro ogni ordine di natura si sottomettono alle gonnelle? La sharia per loro ristabilisce l'ordine delle cose, perció non è strano che anche tra le musulmane si ritenga lecito la poliginia, il velo, le botte e tutto quello che agli occhi effeminati degli occidentali appare come intollerabile. Che importa? La sharia è naturale, i diritti civili sono fittizi e la natura abbatte sempre le dighe che gli uomini pongono per impedire il suo corso perenne.

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Mario Mauro  luca sorrentino • 17 ore fa

Non rammento il nome del viaggiatore arabo del XIIImo secolo che descriveva Palermo come la città più bella e vivibile dei regni cristiani, che secondo lui superava la favolosa Cordoba di allora, e raccontava come tutti, cristiani, maomettani, ebrei vivessero felici, e in pace. Ma, come Lei ricorda, Federico, stupor mundi, era benevolo e illuminato, ma con il pugno guantato di ferro all'occasione

Il regno unito ebbe uno smarrimento iniziale quando crollato l'impero, fece entrare tutti quegli abitanti delle sue ex colonie, ma poi non è stato in grado di governare il fenomeno ed ha lasciato correre.

Elisabetta II è responsabile di questo più di quanto non si creda.

Azzardo che forse il destino ha voluto che un'Elisabetta ponesse le premesse per la grandezza della piccola Inghilterra e un'altra ne favorisse la decadenza.

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Piergiorgio Molinari • 19 ore fa

"Negli ultimi vent'anni la tendenza generale prevalente nel mondo islamico è andata in direzione antioccidentale. (...) I musulmani temono e odiano il potere dell'Occidente e la minaccia che esso rappresenta per la loro società e la loro fede. Giudicano la cultura occidentale materialistica, corrotta, decadente, immorale. In più, la considerano seducente, e questo accresce l'urgenza di opporsi al suo influsso. Sempre più spesso i musulmani accusano l'Occidente non perché aderisce a una religione imperfetta e fallace, ma perché non aderisce a nessuna religione. Agli occhi dei musulmani il secolarismo, l'irreligiosità e quindi l'immoralità degli occidentali sono nemici peggiori del cristianesimo occidentale che li ha prodotti". Così scriveva Samuel P. Huntington nel 1996. Quanto tempo, e quanti morti ancora, ci occorrono per comprendere ciò che è evidente?

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