Il grande disarmo dell’Europa

“Boots on the ground”? Metà dei nostri soldati impiegati in patria

di Redazione | 21 Aprile 2016 ore 06:18 Foglio

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"Opération Sentinelle", in cui l’esercito francese protegge sinagoghe e gallerie d’arte, scuole materne, redazioni di giornali, moschee e stazioni della metropolitana, è la prima operazione militare su vasta scala all’interno della Francia. C’è un dato che dovrebbe farci riflettere: di tutti i soldati francesi attualmente impegnati in operazioni militari, la metà di loro è dispiegata nelle strade francesi. Metà. E di questa metà, metà a sua volta è impegnata a proteggere 717 scuole ebraiche. La stessa cifra in Italia: degli undicimila soldati italiani che attualmente risultano impegnati nelle varie missioni militari, infatti, più della metà è utilizzata nell’operazione “Strade Sicure” nelle nostre città. Questi soldati ci garantiscono sicurezza, o almeno una sua parvenza, ma il fatto che siano impegnati quasi esclusivamente a protezione di civili e monumenti dovrebbe farci riflettere. Da quando è stato eletto presidente, Barack Obama si è vantato di aver ritirato le forze militari americane dal medio oriente (in Iraq, il suo frettoloso dietrofront è stato fra le cause della vorticosa ascesa dello Stato islamico e per questo la Casa Bianca ha evitato di ripetere lo stesso errore in Afghanistan, almeno per ora).

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Gli europei hanno dimostrato nel 2004 quanto sia facile per gli islamisti costringerci al ritiro, quando le bombe sui treni di Madrid ribaltarono una tornata elettorale e spinsero Zapatero a portare via i soldati dall’Iraq. Il magazine National Interest si è chiesto se “l’esercito tedesco sta morendo”. La Bundeswehr è praticamente inutile e la Germania spende soltanto l’1,2 per cento del prodotto interno lordo in difesa. L’esercito tedesco ha oggi il più basso numero di personale di qualsiasi momento della sua storia. Questo massiccio dislocamento delle Forze armate dentro alle nostre città è un altro sintomo di una sorta di ripiegamento strategico: impieghiamo metà dei nostri soldati all’interno delle nostre città, li usiamo in operazioni di soccorso dei migranti in mare, li mandiamo in “operazioni di pace” dalla dubbia efficacia (ad esempio in Libano). E sarebbero questi i famosi “boots on the ground”? Intanto, si discute su come distruggere l’Isis. E’ un disarmo, morale prima che militare.

Categoia Estero

Commento

Mario Mauro • 2 ore fa

Rammento l'entusiasmo di tutte le anime belle non appena si ventilò l'ipotesi di un presidente nero per gli Stati Uniti. Fu un delirio.

I pochi che non condivisero questo stupido delirio avevano ragione. Il presidente nero è stato il fulcro intorno al quale si è sviluppato il disarmo morale prima che militare dell'Occidente.

Certo, l'Europa, con le sue mediocri guide, che ha messo il flauto in bocca al nuovo pifferaio di Hamelin, convincendolo, anche se magari ne dubitava lui stesso, di poter essere la guida illuminata del mondo intero, è la colpevole principale, e ne paghiamo tutti le conseguenze.

Il vecchio proverbio che recita che se è sciocco il carnevale è ancor più sciocco chi vi partecipa, ha una sua patente dimostrazione nell'incapacità dell'Occidente di difendersi adeguatamente. E nel carnevale continuo e diffuso del progressismo, oltretutto, c'è ben poco da divertirsi.

Intanto siamo tutti con i fazzoletti in mano di fronte all'enorme, inarrestabile per nostra incapacità, flusso misto di disperati e furbastri, piangendo commossi a calde lacrime, come nella preghiera, per i vivi e per i morti. Per i vivi che vorremmo stessero a casa loro (esattamente come Salvini) ma non abbiamo il coraggio di dirlo.

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