Scenario 1 post elezioni

UN PRIMO SCENARIO REALISTICO DEL DOPO ELEZIONI:

BERSANI VINCE MA NON CONVINCE AL SENATO; IL CAINANO RECUPERA MA NON SFONDA; GRILLO FA 12% E SORPASSA MONTI - 2. QUINDI IL MARITO DI AZZURRA CALTAGIRONE SI AZZUFFA SUBITO CON L'AGENDISTA STREGONE MONTI PER IL MODESTO RISULTATO OTTENUTO E PER LA PRESIDENZA DEL SENATO - 3. BERSANI ALLA CAMERA ELEGGERÀ UNA ROSY BINDI, CHE HA FATTO FUORI ANNA FINOCCHIARO. AL SENATO LA MUSICA CAMBIA: CULATELLO NON POTRÀ CHE CONVERGERE SU DI UN NOME DELLA "STRANA MINORANZA": SILVIO, CASINI, MONTI (PUSHER TONIATO) - 4. SE E' CERTO CHE MONTI-CASINI-BERLUSCONI NON SONO IN CORSA, PER IL QUIRINALE RESTA IL SEMPITERNO GIULIANO AMATO, VERO CANDIDATO DI RE GIORGIO NAPOLITANO. MA DIETRO LE QUINTE POTREBBE FAR SEMPRE CAPOLINO MARIO DRAGHI, IL VERO ARTEFICE DEL CALO DELLO SPREAD A CUI NESSUNO IN ITALIA POTREBBE DAVVERO DIRE DI NO -

DAGOREPORT

Con i candidati premier in campo, le liste quasi fatte, i sondaggi assestati anche sulla performance Berlusconi/Santoro, e' possibile delineare un primo scenario realistico del dopo elezioni. Ecco le consistenze elettorali, a oggi, sulle quali e' ragionevolmente possibile esercitarsi:

1. La "macchina da guerra" di Bersani Pierluigi, un po' meno gioiosa (se non altro per questione di scaramanzia) di quella guidata da Occhetto Achille nel 1994 ottiene il premio di maggioranza alla Camera e vince male al Senato.

2. Berlusconi Silvio e la sua coalizione ritrovata vanno molto meglio di quanto si pensasse un mese fa ma perdono

3. Grillo supera il 12 per cento

4. Casini Pierferdinando, Monti Mario e Fini Gianfranco in Tulliani ottengono un risultato modesto, a cavallo di quel fatidico 10 per cento che ne assicura la presenza alla Camera come coalizione

5. L'astensione sarà molto minore di quella siciliana e di quella inizialmente prevista

PIERLUIGI BERSANI SILVIO BERLUSCONI ROMANO PRODI PIERFERDINANDO CASINI MARIO MONTI ANGELA MERKEL

1. I nuovi presidenti di Camera e Senato. Venti giorni dopo la proclamazione degli eletti, i due rami del Parlamento dovranno eleggere i propri presidenti. Bersani Pierluigi alla Camera eleggerà tranquillamente un presidente espressione del PD. Si accettano scommesse, ma Rosy Bindi, che e' riuscita a non far emigrare alla Camera Anna Finocchiaro, sara' la candidata numero uno.

NAPOLITANO HA INCONTRATO ANCHE BERSANI E CASINI

Al Senato la musica cambia: il leader PD non farà l'errore che fece Prodi Romano nel 2006 quando accetto' di fare la battaglia a favore di Franco Marini pur non avendo i numeri sufficienti e fu quello l'atto politico sbagliato che determino' l'insuccesso precoce dell'intera legislatura. Questa volta, nell'interesse della stabilita' del suo governo, Bersani non potrà che convergere su di un nome della "strana minoranza" che verra' fuori dalle urne al Senato con tre candidati assolutamente di peso che segneranno prospettive completamente diverse a seconda della scelta effettiva che il vincitore parziale delle elezioni farà: Berlusconi Silvio, Casini Pierferdinando, Monti Mario.

2. La scelta del nuovo presidente del Senato condizionerà pesantemente le scelte successive, in particolare quella del nuovo Presidente della Repubblica e la durata stessa della legislatura. Certo, sulla carta uno dei tre nomi in corsa per il Senato un mese dopo potrebbe essere scelto per il Quirinale, ma le probabilità che ciò accada sono davvero poche.

Mosé Monti può considerarsi davvero fuori gara per il Colle più alto, e ciò spiega bene perché il suo fido Federico Toniato, nell'ansia di arrivare (precorrendo tutti i tempi e scavalcando ruoli e carriere) alla carica di Segretario Generale del Senato, lo spingerà a mettersi in fila per la seconda carica dello Stato. Al fidanzato di Francesca Pascale e anche a sua "suocera" Marina B. piacerebbe molto salire al Colle, ma si tratta di una candidatura oggettivamente improponibile (anche se c'è da dire che anche al Ppe,vista la sua rimonta, stanno pentendosi di aver invitato frettolosamente Mosé Monti).

Il marito di Azzurra Caltagirone rischia invece di aver fatto il peggior affare della sua vita alleandosi con l'Agendista Stregone, alleanza ben evidenziata per la prima volta dalla partecipazione non certo casuale del premier alla serata romana dello scorso novembre per la presentazione della nuova grafica del ‘'Messaggero'', per via del suo eccesso di furbizia e dei condizionamenti che ha dovuto mettere alla cavalcata libera e selvaggia di Mosé e di Bondi Enrico nelle praterie della cosiddetta società civile.

Mosé Monti ha ormai troppi sassolini infilategli nelle scarpe proprio da Pierfurby e non vede l'ora di toglierseli. Risultato: le elezioni non saranno nemmeno finite e i due sono destinati a confliggere e a divaricarsi rinfacciandosi a vicenda il modesto risultato elettorale ed essendo entrambi poi candidati alla stessa poltrona del Senato.

Se e' certo che i tre di cui sopra non sono in corsa, per il Quirinale resta il sempiterno Amato Giuliano, già ministro dell'Interno con Prodi e garante delle concessioni tv a Berlusconi in era Craxi (per cui il padre di Marina lo voterebbe a scatola chiusa). Del resto Amato e' il vero candidato del Presidente uscente, Re Giorgio Napolitano. Così come Napolitano fu il candidato di Ciampi Carlo Azeglio. Ma dietro le quinte potrebbe far sempre capolino Mario Draghi, il vero artefice del calo dello spread a cui nessuno in Italia potrebbe davvero dire di no.

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