Elite, Norberto Bobbio ha osservato che,

dopo Gaetano Mosca, i maggiori teorici delle élite sono stati in Italia

Guido Dorso, uno scrittore democratico, e Filippo Burzio, uno scrittore liberale. II secondo, credo meno conosciuto del primo, pubblicò nel 1945 un libro (“Essenza ed attualità del liberalismo”) in cui sosteneva che le migliori élite sono quelle che si formano attraverso la lotta e sono in continua concorrenza tra loro; e che, venendo elette e controllate periodicamente dai cittadini, non “s’impongono” ma si “propongono”. Dopo essere stato imposto in virtù di circostanze eccezionali, oggi Monti si propone in una fisiologica competizione per il governo del paese. Dov’è lo scandalo? Forseri si teme a druitta e a manca non tanto il tentativo di “depoliticizzare” la democrazia (formula abbastanza misteriosa), quanto di “deideologizzare” la vecchia politica, quella politica ciarliera che Michael Oakeshott definirebbe una “conversazione senza fine”. A mio avviso, tuttavia, nel montismo no i suoi seguaci – che destra e sinistra sono solo concetti spaziali, non sono concetti ontologici, non hanno un contenuto specifico e costante nel tempo, il rischio è che siano considerate scatole vuote riempibili di qualsiasi mercanzia. A quel punto, ogni inciucio programmatico avrebbe a disposizione la sua bella foglia di fico.

Michele Magno,  per il quotidiano19/1

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