Elezioni- La Cgil al Pd contro la riforma del lavoro bis

Camusso venerdì replicherà all’offensiva dei montiani sulla riforma Fornero:

non va, né abrogarla, né approfondirla. Lo scorso fine settimana abbiamo assistito alla carica di quelli che la riforma Fornero vorrebbero modificarla in senso più liberale, a partire dai montiani. Venerdì prossimo, invece, inizierà la controffensiva di quelli che la riforma Fornero intendono, se non abrogarla, quantomeno diluirla. Il confronto vero, però, non è tanto tra il presidente del Consiglio, Mario Monti, e il segretario generale del sindacato di Corso Italia, Susanna Camusso: questo sarebbe infatti, per ammissione di entrambi, un dialogo tra sordi. La Cgil piuttosto si prepara a mettere nero su bianco la sua agenda per la sinistra che probabilmente andrà al governo, a partire dal Pd, e che ha più volte detto di non escludere un’alleanza con la lista Scelta civica di Monti.

Al sindacato di Corso Italia lavorano da mesi al “Piano del lavoro” da presentare venerdì e sabato al Palalottomatica di Roma. Gli estensori del documento – che ricalca sin dal nome quello presentato al Congresso di Genova del 1949 dall’allora leader Giuseppe Di Vittorio – ripetono che la sincronia con la campagna elettorale non è stata affatto ricercata. D’altronde il Piano, come anticipato da Enrico Marro sul Corriere della Sera una settimana fa, intende essere innanzitutto un manifesto di politica economica anti-rigorista e keynesiano, con le indicazioni utili a rilanciare la domanda aggregata nel paese. Tutto vero, eppure adesso negli ambienti del Pd e in quelli montiani, più che i 4-10 miliardi di euro da destinare ai roosveltiani “Progetti operativi” o i 15-20 miliardi per il “Piano straordinario di creazione diretta di lavoro” e via dicendo, si compulsano le frasi sulla riforma del lavoro. Cosa pensa infatti la Cgil di quanto detto dal presidente del Consiglio domenica sull’approfondimento della riforma Fornero che ha già modificato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per facilitare i licenziamenti individuali?

In una delle ultime bozze del Piano della Cgil, che il Foglio ha letto, il giudizio sull’operato dei tecnici in materia di lavoro è tranchant: “L’ultimo governo italiano, ispirato alla politica europea, ha realizzato misure di rigore finanziario (…) e provvedimenti microeconomici ancora una volta dal lato dell’offerta o nella logica della svalutazione competitiva sui costi, in particolare, del lavoro”. Inoltre l’esecutivo “ha gestito iniquamente i provvedimenti fiscali a danno del lavoro e delle pensioni”. Non una novità, secondo Camusso, visto che tra “le radici del lungo declino dell’economia italiana” c’è anche il fatto che “la politica liberista in Italia ha prodotto la trasformazione sistematica del lavoro a fattore di risparmio nei costi di produzione”. Inoltre “l’indebolimento della legislazione del lavoro e la minore sindacalizzazione e tutela contrattuale del lavoro atipico (…) hanno accentuato le differenze e la segmentazione del mercato del lavoro”. Che è come ribaltare l’accusa secondo cui l“apartheid” nel mercato del lavoro, cioè la distanza estrema tra garantiti e precari, sia stata creata dalle resistenze del sindacato a difesa degli insider. Al contrario, è colpa della “legislazione sul lavoro”. Infine “le leggi dell’ultimo governo hanno prodotto l’espulsione dai luoghi di lavoro di migliaia di finti collaboratori anziché consolidarne il rapporto”, si legge nel documento. Insomma, la Cgil non ha aderito al referendum abrogativo della riforma Fornero promosso tra gli altri dai suoi metalmeccanici (Fiom), ma il messaggio per il Pd è chiaro: non vi fate tentare da Monti, non c’è spazio per nessuna liberalizzazione del mercato del lavoro.

I progetti dei montiani

I montiani però insistono. Non si tratta di “sconfessare” la Fornero, precisa al Foglio Giuliano Cazzola, esperto di mercato del lavoro, deputato ex Pdl e ora candidato con Monti. “Ci muoviamo su un terreno delicatissimo, dobbiamo ricordare che se siamo di nuovo credibili in Europa è grazie alla riforme delle pensioni e dell’articolo 18”. Paura delle resistenze della Cgil? “Non è un caso che Monti li abbia individuati come avversari e conservatori”. Comunque il trio Cazzola-Pietro Ichino-Alberto Bombassei, che più da vicino sta seguendo il dossier, annuncia un approccio “empirico e sperimentale”. “Arriveremo presto a una sintesi, nessuno di noi punta a un contratto unico sostitutivo di tutte le forme introdotte dalla Legge Biagi – dice Cazzola – In alcune aree geografiche si potrebbe estendere l’utilizzo del contratto a tempo indeterminato, ma con più facilità di licenziamento nei primi anni, e studiarne gli effetti. E questo sarà possibile grazie all’applicazione dell’articolo 8 sulla libertà di deroga al contratto nazionale approvato da Maurizio Sacconi nel 2011”. Non ditelo alla Cgil.

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Marco Valerio Lo Prete   –   @marcovaleriolp

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