Banche politicizzate, manovre e amici-MPS 2

1. LETTERA-BOMBA DELL’EX MINISTRO DELLE FINANZE TREMONTI SUL

MONTE DEI PACCHI - 2. OLTRE A RIMARCARE LE RESPONSABILITÀ DI MARIO DRAGHI (“PER LA LEGGE LA VIGILANZA BANCARIA NON LA FA IL GOVERNO MA BANKITALIA”), ACCUSA IL GOVERNO MONTI DI ESSERE STATO A CONOSCENZA DELLA REALE NATURA DEL “BUCO” IN BILANCIO DEL MONTE DEI PAZZI - 3. ‘’LO DIMOSTRA IL FATTO CHE I VERTICI DI MPS NEGANO CHE CI SIA BISOGNO DI UN ULTERIORE INTERVENTO STATALE PER RIPIANARE LE PERDITE COME RIPORTATO OGGI DA ‘’MILANO FINANZA" IL CHE VUOL DIRE CHE O MARIO MONTI È UN VEGGENTE OPPURE SAPEVA...” - 4. AFFONDO FINALE: "PERCHÉ BANKITALIA ED IL GOVERNO NON HANNO DETTO SUBITO LA VERITÀ? PERCHÉ MONTI HA POSTO LA FIDUCIA SUL DECRETO CHE EROGAVA I MONTI-BONDS DOPO CHE LA STESSA NORMA ERA STATA BOCCIATA AL SENATO? E COME IL GOVERNO HA TUTELATO I PICCOLI AZIONISTI CHE HANNO SCOPERTO LA VICENDA DAI GIORNALI?" - 3. BANKITALIA: SIAMO STATI FREGATI DA MUSSARI - LA PERDITA SUPEREREBBE I 700 MILIONI

1. MAIL BY TREMONTI a Dago Spia , 23/1

Riceviamo e pubblichiamo:

Caro Dago:

ho letto la lettera n.4: "Tremonti che oggi attacca Draghi è lo stesso che come Ministro erogò 1,9 miliardi a MPS?". Sono due cose diversissime.

I cosiddetti Tremonti-bond erano parte di un programma europeo, approvati in tutti i minimi dettagli dal competente Commissario europeo, accessibile da parte di tutte le banche; previamente e successivamente controllato nell'applicazione ad ogni banca dalla Banca d'Italia, competente per legge.

Va in particolare ricordato che per la legge italiana la vigilanza bancaria non la fa il Governo essendo riservata alla competenza esclusiva a Bankitalia. In tutti i casi di garanzia di Stato; costavano l'8%; c'era il vincolo di destinazione dell'intero importo ricevuto per il finanziamento delle piccole e medie imprese; c'era il divieto per i banchieri di estrarre il loro bonus; infine dovevano essere effettivamente restituiti per cassa.

Diversamente, il Monti-bond è stato riservato solo a Siena, senza impegno a finanziare le piccole e medie imprese perchè serviva ad altri scopi; infine è restituibile con "altri strumenti finanziari", ovvero non per cassa ma con carta di ignota origine e consistenza.

TREMONTI E MONTI

Il Governo Monti pur conoscendo la verità l'ha nascosta al Parlamento qui arrivando fino al punto di porre la questione di fiducia. La vigilanza bancaria non c'è tanto se interviene "ex post", ma soprattutto se interviene "ex ante". Nel caso, purtroppo, non ci sono state né prevenzione né repressione. La Banca d'Italia è stata infatti surrogata nella vigilanza dalla magistratura.

Giulio Tremonti

2. DAGO-NOTA

L'Ex Ministro delle Finanze Tremonti con questa sua lettera rimarca le responsabilità di Banca d'Italia e di Mario Draghi nella vicenda ma ci dice ancora di più: il Governo Monti era a conoscenza della reale natura del "buco" in bilancio del Monte dei Paschi. Lo dimostra il fatto che i vertici di MPS negano che ci sia bisogno di un ulteriore intervento statale per ripianare le perdite come riportato oggi da Milano Finanza. Il che vuol dire che o Mario Monti è un veggente oppure sapeva che esistevano operazioni in derivate non contabilizzate nei bilanci precedenti che rendevano necessario un intervento statale per un ammontare di 3,9mld. La cifra era stata infatti prima stabilita in 3,4mld ed il 28 novembre 2011 elevata a 3,9mld a seguito di non meglio specificate perdite "su operazioni finanziarie strutturate".

Perché Bankitalia ed il Governo non hanno detto subito la verità? Perché Monti ha posto la fiducia sul decreto che erogava i Monti-bonds dopo che la stessa norma era stata bocciata al Senato? E come il Governo ha tutelato i piccoli azionisti che hanno scoperto la vicenda dai giornali

3. BANKITALIA: SIAMO STATI FREGATI DA MUSSARI – LA PERDITA SUPEREREBBE I 700 MILIONI

La Stampa.it

 Gli ex vertici di Mps hanno nascosto i documenti alla Banca d’Italia. È questo l’aspetto più inquietante emerso all’indomani delle dimissioni di Giuseppe Mussari dal vertice dell’Abi, responsabile insieme all’ex dg Antonio Vigni, tra il 2008 e il 2009, delle operazioni di finanza strutturata realizzate dal Montepaschi.

Contratti `tossici´ che adesso costringeranno l’istituto a sottoscrivere ben 3,9 miliardi di Monti bond e a segnare in bilancio una perdita che potrebbe superare i 700 milioni di euro. La banca ha comunque detto di essere in grado di assorbire le conseguenze delle operazioni sui derivati. Il tutto mentre in Borsa il titolo è stato protagonista di un altra giornata da brivido: ha perso l’8,43% (a 0,25 euro) con quasi il 6% del capitale scambiato.

La conferma dell’omissione è arrivata in simultanea da due fronti. Dall’amministratore delegato, Fabrizio Viola, intervistato da SkyTg24, e dalla Banca d’Italia stessa. In particolare, Via Nazionale ha spiegato che «la vera natura di alcune operazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa è emersa solo di recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’Autorità di Vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di Mps».

Come noto infatti Palazzo Koch era impegnata da metà 2011 a metà 2012 in un’ispezione a Siena, mentre la Consob aveva chiesto proprio nei mesi scorsi di estendere l’ispezione anche alle operazione su prodotti strutturati. «Le operazioni di Mps sono ora all’attenzione sia della Vigilanza sia dell’Autorità giudiziaria» spiega Via Nazionale e sviluppi su quel fronte potrebbero così arrivare prossimamente.

A questo aspetto si aggiungono poi le parole del nuovo amministratore delegato del Montepaschi, Viola, secondo cui né Via Nazionale né la Consob erano state informate dell’esistenza di questi contratti. «Bisogna sottolineare - ha spiegato il banchiere - che si tratta di operazioni complesse caratterizzate da strutture contrattuale altrettanto complesse. Chiaramente la possibilità da parte delle Autorità di vigilanza di conoscere queste operazioni in modo compiuto dipende dalla corretta contabilizzazione delle medesime e soprattutto dalla corretta gestione della documentazione. Diciamo che in queste situazioni sono mancate entrambe le condizioni

Adesso, quindi, si prospetta la strada dell’azione di responsabilità ai danni dei precedenti amministratori. Un’idea su cui stanno ragionando sia il primo azionista della banca, la Fondazione Mps, che il presidente Alessandro Profumo. Proprio quest’ultimo, intervistato dal Tg1 ha detto: «Nella misura in cui ci saranno gli estremi per tutelare il valore patrimoniale della banca certamente noi ci muoveremo. Ad oggi stiamo facendo tutte le analisi per capire chi ha fatto che cosa».

Intanto, sullo sfondo si muove anche la Consob che a breve convocherà le parti in causa, dal collegio sindacale ai revisori dei conti, sia attuali che quelli della passata gestione (Kpmg ed Ernst&Young).

Inoltre, si è appreso da fonti vicine alla Commissione, oggi è stata una giornata di continui contatti con il presidente Profumo che fanno seguito ai ripetuti incontri di questi giorni con i vertici della società, l’ultimo dei quali con Viola. In parallelo Consob ha collaborato con la Procura di Siena alla quale ha fatto diverse segnalazioni con possibili rilievi penali.

Proprio Viola, impegnato al fianco di Profumo a fare pulizia nei conti della banca, ha illustrato a SkyTg24 i dettagli dei Monti-bond, che serviranno a tamponare l’emorragia conti e che hanno suscitato un vespaio di polemiche e attacchi dalle forze politiche. «La banca - ha detto - si impegna al rimborso fino all’ultimo euro» di queste obbligazioni, e un eventuale ingresso dello Stato nell’azionariato della banca ad oggi «non è in agenda» mentre non si temono scalate.

D’altro canto Profumo ha avuto di precisare ai microfoni del Tg1 che non si tratta di «operazioni derivate» ma di «pronti contro termine» che hanno «una rilevante onerosità’ per la banca. Da segnalare che domani il vertice dell’istituto si riunirà nel primo pomeriggio. All’ordine del giorno non è prevista la questione portafoglio titoli e derivati che sarà presa in esame a inizio febbraio.

4. Mps, la telefonata incriminata- AnSA

Il dialogo tra Mps e Nomura che ha fatto dimettere Mussari. E che parla dell'accordo segreto sul derivato.

Il futuro di Monte Paschi e dell'ex presidente Giuseppe Mussari si è deciso il 7 luglio 2009. Con una telefonata: una conference call che ha visto schierati a confronto i vertici di Mps e gli alti dirigenti della banca giapponese Nomura che hanno registrato la conversazione. Un dialogo che scotta, dato che il contenuto dell'incontro è proprio l'accordo segreto tra gli istituti di credito sul derivato Alexandria che oggi ha causato perdite di almeno 220 milioni di euro alla banca senese, crollata in Borsa, le dimissioni di Mussari dall'Associazione bancaria italiana (Abi) e l'imbarazzo del Pd, tradizionalmente legato a Mps.

Il 13 dicembre 2012 Nomura ha trasmesso il contenuto della telefonata a Monte Paschi. E il nuovo presidente Alessandro Profumo e l’amministratore delegato Fabrizio Viola l’hanno consegnata prima alla procura di Siena, e in seguito anche a Consob e Bankitalia.

In esclusiva Il Fatto Quotidiano ha pubblicato il testo integrale del documento.

CONFERENCE CALL TRA MPS E NOMURA. Partecipano alla conference call per Mps: oltre a Mussari, il direttore generale Antonio Vigni, il capo della Finanza Gianluca Baldassarri e il capo della contabilità, Daniele Bigi. Mentre a Londra, in rappresentanza di Nomura ci sono: il presidente Sadeq Sayeed, i dirigenti Giancarlo Saronne, Raffaele Ricci e Kieran Higgins, Piers Le Marchant, Mark Learner.

«Sadeq afferma che intende parlare dell'operazione che definisce “ristrutturazione del Cdo” [un titolo derivato, ndr] del quale ci si sta occupando. Afferma di capire che Bmps [Banca Monte dei Paschi di Siena, ndr] ha intenzione di ristrutturare il rischio di un Cdo sintetico trasformandolo in una nota di credito più semplice e non a leva, riferendola a debiti di istituzioni finanziarie e sovrane, e portando Bmps in altre tre transazioni connesse ai Btp. Sadeq afferma di aver capito che il compito di Nomura è cambiare la posizione di rischio di Bmps, da credito di emittenti corporate a leva a credito di banche e di Stato non a leva. Sadeq afferma che così come è stata organizzata, l'operazione rende possibile la ristrutturazione del Cdo senza un pagamento diretto di commissioni di ristrutturazione, ma che piuttosto il rimborso di questi costi avverrà in quanto Bmps entrerà in un asset swap e due opedi pronti contro termine (pct) a 30 anni legate a tale swap. Mussari conferma che questo è quanto anche a lui stesso risulta».

SAYEED-MUSSARI, DO UT DES. Poi il presidente di Nomura chiede a Mussari di ripetere «lo schema della doppia operazione che la banca giapponese sta chiudendo con Mps».

«Caro Mussari», afferma Sayeed, «ti è chiaro che io compro il tuo titolo Alexandria - nonostante sia fonte di perdite – solo perché tu ti impegni a comprarmi tre prodotti che ti legheranno per 30 anni e che da subito faranno recuperare a Nomura il dono che ti faccio?».

A quel punto l'ex presidente dell'Abi replicò: «Ho capito», segnando la sua fine.

I REVISORI DI KPMG SONO STATI AVVISATI? Sadeq poi affronta il tema della gestione contabile delle operazioni, eseguiti a condizioni non di mercato, affermando di voler verificare come Mussari intende registare in bilancio l'operazione e chiede se i controlli interni di Mps e i revisori dei conti di Kpmg sono informati di tutto.

L'ex presidente lo tranquillizza: «Bmps ha una relazione molto trasparente con gli auditor e che Kpmg è stata messa al corrente in modo completo di questa transazione». Anche se, in realtà, Mussari sa che la lettera di mandato (Mandate

Agreement) non è stata inviata a Kpmg e non deve essere mandata.

Ma nel mandate agreement del 31 luglio scovato tre anni è scritto: «Mps ha informato i suoi revisori di Kpmg.... e insieme hanno discusso approfonditamente e approvato che le operazioni devono essere riportate da Mps al fair value e Kpmg non ha sollevato obiezioni su questo». Un mistero non ancora risolto, tanto che ancora oggi Kpmg esclude di essere stato a conoscenza dei fatti.

Giovedì, 24 Gennaio 2013

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