Terremoto, sbagli se lo annunci e anche no

Per dirla ricorrendo a un'espressione isterica spesso usata da Vittorio

Sgarbi, anche le capre sanno che i terremoti non si possono prevedere. Si sa, certo, se una zona è sismica o meno. Si può anche sapere se è in atto un movimento tettonico. Ma non si può anticipare l'evento terremoto.

Però, dopo la sentenza dell'Aquila con la quale sono stati condannati i vertici della protezione civile e gli scienziati dell'Istituto nazionale di geofisica e di vulcanologia perché non avevano invitato i cittadini a sgombrare le loro abitazioni in vista dello scisma (che, ripeto, gli scienziati di tutto il mondo ribadiscono che non sia prevedibile, ma la magistratura italiana se ne fa un baffo) adesso le autorità mettono le mani avanti per non farsi prendere in fallo dal pm di turno. Queste autorità sono combattute fra il rischio di finire sotto i giudici e la volontà di non fare gli aruspici, che nell'italiano corrente si traduce come contaballe. E pertanto, nel segnalare l'imminente pericolo di terremoto, usano un linguaggio simile a quello di coloro che compilano gli oroscopi. Qualunque cosa dicano, possono dire che l'avevano previsto indipendentemente da come sono poi andate le cose. Infatti questo copione si è puntualmente verificato adesso in Garfagnana dove un sindaco, avendo ricevuto l'allarme da Roma, ha creduto bene di comunicare l'informazione ai suoi cittadini.

Del resto, se gliel'hanno data in quanto primo cittadino, doveva forse tenerla per sé e per la sua famiglia? Avendo comunicato il rischio, le famiglie hanno abbandonato le loro abitazioni e si sono sistemate all'aperto o nelle modeste strutture di emergenza, tra l'altro in una notte gelata. Visto poi che il terremoto non c'è stato, una parte della popolazione si è messa (giustamente?) a protestare. Al che le autorità nazionali (facendo come quelli che avevano previsto la fine del mondo in base alle profezie dei Maya) hanno detto che loro avevano detto e non detto, affermato e negato, ribadito e corretto. Insomma, il cerino, per paura del magistrato, che lui sì sa come si prevedono i terremoti, è rimasto in mano al povero sindaco. Che ha fatto, semplicemente, il suo dovere. La cosa, intendiamoci, non è nuova. Si è già verificata duemila anni fa a carico però di uno che l'aveva messa in conto. Ma è possibile che, nel 2013, in Italia, si metta in croce uno per aver fatto il suo dovere? Sì, è possibile.  di Pierluigi Magnaschi , Italia Oggi 2/2 

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