Al Azhar contro Ratzinger (ancora)

Appunti per il prossimo Papa: la guerra fredda dell’islam “moderato”.

L’islam di al Azhar si è dissociato dalla corale ammirazione per la scelta di Benedetto XVI, e l’ha commentata con parole dure e polemiche: “La ripresa dei rapporti col Vaticano dipenderà dal nuovo Papa, che non dovrà attaccare l’islam”. Il più grave peccato per la teologia musulmana, “l’attacco all’islam”. Dal 1° gennaio 2012 la più autorevole università coranica del mondo rifiuta qualsiasi rapporto col Papa. Indicativa  la motivazione della rottura: dopo la strage (22 morti) in una chiesa copta di Alessandria d’Egitto, Ratzinger aveva detto: “Rivolgo un pressante invito a lottare contro soprusi, discriminazioni e intolleranza religiosa che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani; sollecito i responsabili delle nazioni a passare dalle parole a un impegno concreto e costante”. Parole miti, ma subito tacciate da al Azhar come “ingerenza”. Poche settimane prima, lo sheikh di al Azhar Ahamed al Tayyeb aveva addirittura rifiutato gli auguri di Ratzinger in occasione della festa di Eid al Adha.

Tra gli impegni prioritari del prossimo Pontefice ci sarà dunque il confronto con questa “guerra fredda teologica” e unilaterale, scatenata dal mondo musulmano “moderato”. Tra le svolte coraggiose di Benedetto XVI, fondamentale è stata la chiusura del pluridecennale “dialogo” solo incentrato sulle presunte assonanze  tra islam e cristianesimo. Chiuso quel confuso dialogo, Ratzinger ha lavorato intensamente per far emergere i problemi drammatici nei paesi islamici. Chiarissima l’analisi di uno dei protagonisti del prossimo Conclave,  Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso: “Nei paesi dove vige la legge musulmana,  nessun musulmano accetta che la libertà di cambiare religione, o di sceglierla, sia iscritta in un testo giuridico”. Quotidiano

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