Macché effetto serra. Attenti ai proiettili dal cielo

Dopo la pioggia di meteoriti sulla Russia, il mondo si è accorto del pericolo.

Ma ora basta sprecare fondi per l'eco-allarmismo: vanno usati per difenderci.

Ora che è chiaro come il pericolo dei proiettili cosmici non sia solo teoria, il fenomeno dell'Instabilità gravitazionale, finora poco noto al di fuori dei laboratori, inizia a diventare tema di dibattito.

Se qualcuno avesse dubbi sulla sua esistenza, dia un'occhiata ai crateri sulla Luna. O a quelli sulla Terra, il cui numero continua ad aumentare. Ad esempio, in Arizona, dove fino a poco tempo fa se ne conosceva uno soltanto - il più grande, da noi citato sul Giornale sabato scorso - ne sono stati trovati altri dieci.

La sorgente dei proiettili cosmici si trova tra Marte e Giove: nella Fascia degli asteroidi che contiene un numero grandissimo di corpi celesti. Per ciascuno di questi proiettili non basta conoscere la forma dell'orbita e il suo orientamento. Sono necessari altri dati. In termini specialistici è necessario lavorare nel cosiddetto «spazio dei parametri». Ogni proiettile è caratterizzato da un punto in questo spazio. Se esso si trova in posizione «anomala» prima o poi lascia i suoi compagni di viaggio e finisce, sulla Luna, sulla Terra o su qualsiasi altro oggetto del Sistema solare. Oppure si mette a ruotare attorno al Sole su un'orbita totalmente diversa da quella che aveva nella Fascia degli asteroidi. Nessuno può dire quando uno di questi asteroidi lascerà la sua normale traiettoria. È come se, osservando una pentola d'acqua in procinto di bollire, volessimo sapere qual è la molecola che per prima uscirà dalla massa d'acqua. Noi siamo sicuri che, in determinate zone dell'acqua che c'è nella pentola, sono state prodotte condizioni di instabilità. Esse permetteranno all'acqua di bollire e ad alcune molecole (non sappiamo quali) di uscire dalla massa liquida.

È l'osservazione della superficie terrestre fatta dai satelliti, che ha aperto la strada per lo studio di tutti quei corpi che vagano nello spazio e che debbono essere messi sotto osservazione rigorosa e non saltuaria.

Più attentamente si osserva lo spazio, più si scoprono corpi celesti pericolosi per noi che vagano nel cosmo. Che sia possibile realizzare un sistema di difesa in grado di garantire ai posteri un futuro senza questo incubo cosmico è fuori discussione. È di estrema urgenza agire in modo che le grandi conquiste della scienza siano studiate, nelle loro applicazioni tecnologiche, per difendere la vita e la civiltà, anche contro le catastrofi cosmiche: improbabili ma possibili.

Come mai c'è voluto tanto tempo per rendersi conto di quanto serio sia il pericolo d'impatto tra la Terra e i numerosi proiettili cosmici che solcano i cieli? Anzitutto mancanza di indizi. I segni che gli oggetti cosmici lasciano sulla nostra Terra vengono cancellati: piogge, venti e attività atmosferiche di ogni tipo spazzano via le tracce che invece rimangono intatte sul suolo lunare dove non c'è atmosfera. Alla mancanza di indizi segue l'ignoranza sulla possibilità che corpi celesti potessero attraversare l'orbita terrestre. Fino a poco tempo fa, le comete erano gli unici oggetti ritenuti pericolosi. Ma erano poche e se ne stavano a distanze notevoli dalla Terra. Eppure in Arizona, i coloni avevano trovato un cratere molto grande (per noi). Se fosse sulla Luna sarebbe tra quelli difficilmente visibili. È stato prodotto cinquantamila anni fa da un asteroide fatto di ferro e nichel, la cui potenza esplosiva era pari a una bomba-H da cinquanta megaton (un Megaton, lo ripetiamo, equivale a un milione di tonnellate di tritolo).

Qualche indizio quindi c'era. Troppo poco per sopperire alla totale ignoranza sull'origine di quei proiettili cosmici. Oggi abbiamo la certezza di sapere da dove vengono: dalla Fascia degli asteroidi che si trova tra Marte e Giove. Un enorme numero di corpi grandi, piccoli e piccolissimi, che ruotano regolarmente attorno al Sole, obbedendo alla legge di gravitazione universale, ma che, a un certo punto - per effetto dell'instabilità gravitazionale - si possono dirigere verso un punto qualsiasi del cosmo. Non per via di urti con altri asteroidi come qualcuno erroneamente sosteneva. I nostri padri infatti, avevano capito che per uscire dall'orbita l'urto avrebbe dovuto essere talmente violento che i pezzi stessi avrebbero dovuto fondersi.

L'ultimo di questi proiettili finito sui monti Urali in Russia ha richiamato l'attenzione del mondo sull'urgenza per i Governi di occuparsi seriamente affinché un sistema di difesa planetaria possa essere realizzato in tempi brevi. Per far questo è necessario che l'opinione pubblica mondiale smetta di essere terrorizzata da problemi che emergenze planetarie non sono. Come ad esempio i presunti effetti delle attività umane sul riscaldamento globale. Un tema su cui fanno simposi e convegni internazionali e si stanziano miliardi di euro e dollari, mentre ci si dimentica di che pericolo incomba dal cielo.

Un proiettile cosmico con potenza devastatrice trentamila volte superiore alla bomba che distrusse Hiroshima dovrebbe avere una frequenza che si aggira sui mille anni. Passando a una potenza settantamila volte più grande la devastazione assumerebbe rilievo planetario, mentre la frequenza sarebbe di un colpo ogni cinquantamila anni. Passando a settanta milioni di volte Hiroshima la frequenza, per nostra fortuna, scenderebbe a un colpo ogni milione di anni. Una cosa è sicura: le conquiste della scienza permettono di dare una risposta sicura e positiva alla domanda se ci si può difendere da questi proiettili cosmici.

di Antonino Zichichi 18/2

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata