San Remo cantato e solidarietà di gruppo

CAMBIANO I PIATTI, MA LE FORCHETTE SONO SEMPRE LE STESSE - “REPUBBLICA”

INTERVISTA FABIOLO FAZIO CHE A SUA VOLTA INTERVISTA EZIOLO MAURO, IL TUTTO CON LA SUPERVISIONE DI MICHELE SERRA, AUTORE DI “CHE TEMPO CHE FA” E DI SANREMO – ‘’CE LA CANTIAMO, CE LA SUONIAMO E GIÀ CHE CI SIAMO CE LA SCRIVIAMO DA SOLI. MAURO, FAZIO, SERRA... I NOMI CAMBIANO, MA LA REPUBBLICA È SEMPRE QUELLA’’... Nanni Delbecchi per il "Fatto quotidiano", 19/2

Il Festival di Sanremo affidato a Fabio Fazio è stato tra i migliori degli ultimi anni; la direzione artistica di Mauro Pagani ha garantito un livello medio stratosferico rispetto ai precedenti; la coppia di conduttori formata da Fazio stesso e Luciana Littizzetto non è quella novità assoluta di cui si è detto, e tuttavia un prezioso ritorno all'antico (Mondaini-Vianello, Steni-Pandolfi, Valori-Panelli...), di cui si riteneva impossibile la rinascita in un'era in cui tutto quello che passa in televisione nasce e muore nell'isola genetica della tv.

Perché diciamolo: se c'è una cosa insopportabile della televisione italiana, nota origine di tutti i mali del mondo, è questa sua granitica vocazione all'autoreferenzialità, questo suo conflitto d'interessi permanente, questo cantarsela (male) e a suonarsela (peggio) da sola. Ma è davvero solo e soltanto un vizio della tv? Vediamo. "Rivoluzione Fazio", titola a tutta pagina Repubblica di ieri, parliamo di una lenzuolata d'intervista in cui l'eroe sanremese, lasciati i panni curiali di presentatore, annuncia il ritorno "alla vita normale" e alla famiglia. "Ho parcheggiato la Panda", precisa Fazio, e all'improvviso perfino il loden di Monti pare un cappottone di astrakan.

Anche perché non è una semplice questione di utilitaria, se Thomas Eliot ci perdonasse potremmo parlare addirittura di correlativo oggettivo. Semplice, popolare, normale. È questa la ricetta della rivoluzione fazista: "Anche con Verdi e Wagner siamo riusciti a far parlare tutti, la tv deve interpretare il cambiamento". Giusto. Poi lo stesso Fazio si chiede: "Cosa vuol dire essere generalisti oggi?"

Già, cosa vorrà dire? Fortuna che il nostro uomo ha anche la risposta: "Provare a far passare cose importanti, inaspettate, attraverso un vettore forte, che arriva a tutti". In realtà a noi era sembrato piuttosto il contrario; ossia, che Fazio avesse dato il meglio di sé - perché non c'è dubbio che l'abbia dato - proprio risalendo la corrente e tornando alle sue stesse origini, sostituendo le pose da conduttore politico (ma per favore) e le intemerate a fianco di Saviano con le imitazioni di Mike Bongiorno e di Al Bano e accettando di diventare quello che Mike ha sempre sostenuto che fosse, il suo vero erede. Può essere che ci sbagliamo; ma torniamo al "vettore forte", ossia a Sanremo.

Chi è il capo degli autori (bravissimi) che avrebbero prodotto la "rivoluzione" del Festival secondo Fabio Fazio? Nient'altri che Michele Serra, peraltro capocordata anche di Che tempo che fa. E di quale "grande vettore" Michele Serra è rubrichista e storica firma di punta? Repubblica: la stessa Repubblica a cui Fazio ha concesso la sua rivoluzionaria intervista. Che altro? Domenica sera, oltre alla Panda e alla famiglia, Fazio era tornato a anche a Che tempo che fa e ha intervistato il direttore Ezio Mauro. Direttore di quale giornale? Ancora e sempre Repubblica. Se tu dai un'intervista a me io do un'intervista a te; anche questa, in fondo, è par condicio.

Però. Però, allora, il vizietto di parlare sempre di sé, tra sé e sé, non ce l'ha solo la tv. A quanto pare, anche i grandi cambiamenti dello spirito del tempo, le evoluzioni del gusto e perfino le rivoluzioni, da noi, si fanno in famiglia. Ce la cantiamo, ce la suoniamo e già che ci siamo ce la scriviamo da soli. Mauro, Fazio, Serra... i nomi cambiano, ma la repubblica è sempre quella.

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