Fine dei partiti tradizionali?

Sono abbacchiato. Sono sconcertato. Se non questa volta quando? Devo

riflettere.  Queste alcune telefonate di amici che hanno votato PD e  ricevute questa mattina. I risultati elettorali possono essere interpretati in tanti modi e noi proviamo a darne una partendo da lontano. Dal manifestarsi della Lega nel panorama politico italiano, il primo scossone alla partitocrazia.

Allora i partiti, tutti, si dissero meravigliati, “come abbiamo fatto a non accorgersi del disagio esistente nella società”. Espressero la volontà di cambiare ma invece di mettere in piedi iniziative atte a contrastare il malessere, preferirono stendere la rete del coinvolgimento sul loro terreno del nuovo movimento di protesta ma anche di proposta. Roma ladrona e l’indipendenza del Nord, idea forte anche se non fattibile della Lega, vennero ammorbidite e si è continuato a fare come prima: la politica, spesso in simbiosi e  occupante l’’economia, privilegi e centri di potere sempre attivi. Tempo per cambiare c’era ma è stato inutilizzato.

Oggi siamo di fronte al secondo  scossone del Movimento 5 Stelle che esprime protesta contro questo “apparato e sottobosco politico” e non vorrei che fosse accolto come il primo. Ma questo pericolo oggi non c’è perché la situazione dei partiti è diversa.

L’unico partito organizzato era, è,  il PD e ha ricevuto un grosso alto là dalla consultazione. Con tutta la sua organizzazione, della CGIL e altri della sinistra radicale; con tutta la sua ideologizzazione, le sue “mani pulite” e “noi siamo i migliori”; con la presunzione di poter essere lo strumento di ammodernamento del paese e di poter attrarre su di sé protesta e proposta: tale impostazione è fallita. Fallita già con Monti. Anzi, direi che ha facilitato e allungato la vita a Berlusconi (non al PDL) che ha fatto capire involontariamente, che i partiti organizzati secondo le passate idee, sono finiti. Si può ancora, vedi  anche Grillo, partire da zero e fare il pieno.

 La destra o meglio, i moderati esistono ancora in Italia e sono la maggioranza. Valori e tradizioni sono vivi e si possono cambiare solo surrettiziamente ma disponibile a  un cambiamento.

Se il PD saprà comprendere, a differenza di altre volte che la storia gli ha porto inutilmente, la nuova situazione, l’Italia può cambiare veramente.

Il problema è che con la fine dei partiti non è maturata una élite di politici e amministratori pubblici e che il problema oggi sia “tecnico” è dimostrato dalla campagna elettorale basata  su proposte tecniche.

Ma ci vuole un Renzi libero dal passato comunista, per capirci. Su questa strada e non sugli inciuci alla vecchia maniera (andare a caccia dei grillini in Parlamento per fare numero come ebbe a dire Bersani) è da inoltrarsi. Finire di demonizzare gli avversari

Il movimento 5 stelle non va demonizzato, anche se oggi a ragione, ma posto di fronte alla soluzione dei problemi per i quali protesta. Fare le riforme che sono rimaste inattuate dal governo Monti , ma ricordiamolo, sorretto da PD e PDL e quindi corresponsabili. Cambiare i partiti.

Mi ha fatto un certo senso leggere questa mattina che la Puppato neo parlamentare e sempre vicino a Bersani in televisione “ Bersani va cambiato”. Vecchi comportamenti e così non si cambia il PD. CW, 26/2

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