LA RIORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELLO STATO

No regioni ma 36 province.La Società Geografica Italiana ridisegna la geografia.

Via i confini regionali, le Province italiane si riducono a 36.

E’ la nuova mappa amministrativa ridisegnata dalla Società Geografica Italiana e presentata venerdì 8 marzo in occasione del workshop “Il riordino territoriale dello Stato. Riflessioni e proposte della geografia italiana”.

La proposta della Società Geografica per il riordino territoriale dello Stato nasce dagli studi che nel corso degli ultimi vent’anni la Società Geografica stessa ha sviluppato a partire dal “progetto 80”. Tale documento può essere considerato il padre di tutte le riflessioni successive, essendo stato redatto dalla parte più sensibile e innovativa dei territorialisti, raccolti attorno alle prime esperienze italiane in tema di pianificazione territoriale, quando a metà degli anni Settanta si immaginò di ridisegnare l’assetto italiano per adeguarlo alla modernizzazione del sistema insediativo e dell’apparato produttivo.

Riflessioni che sono state depositate nel volume Eco-sistemi urbani in Italia. Una proposta di riorganizzazione urbana e di riequilibrio territoriale e ambientale a livello regionale-nazionale cui la Società Geografica ha contribuito nell’ambito del progetto strategico “quadroter”, realizzato con il CNR già alla fine degli anni Novanta. Riflessioni tuttora pienamente valide sotto il profilo del metodo, anche se qualche aggiustamento andrà prodotto in conseguenza degli sviluppi più recenti del Paese e del suo assetto infrastrutturale, peraltro quasi per nulla innovato.

Le risultanze di tali studi sono riprodotte in maniera schematica nella carta allegata, che costituisce la variante principale di un assetto che consta circa 36 entità territoriali definite “eco-sistemi urbani”. Tali entità sono state delimitate sulla base della messa in rete di realtà urbane contigue (gli attuali capoluoghi di provincia), legate da forti interazioni funzionali e tali, dunque, da identificare la maglia base della stessa organizzazione territoriale italiana.

In sostanza, gli assetti delineati sono stati tracciati a partire dalle reti infrastrutturali (legate alla mobilità, ai trasporti e alle comunicazioni), presenti sul territorio o in avanzata fase progettuale incrociate con le interazioni tra l’ambiente e la società secondo un modello geografico in progressiva evoluzione. La proposta aperta alla riflessione politica e alla partecipazione pubblica tenta di fornire una strumentazione in grado di sostenere i processi di innovazione territoriale. La logica seguita è stata quella della potenzialità organizzativa e decisionale delle singole città e del sistema che lo costituiscono: in tale prospettiva sistemica, la Società Geografica ha evitato di definire le gerarchie interne alle singole realtà territoriali, non individuando in questa fase progettuale una città egemone sulle altre. Le linee confinarie, inoltre, sono state tracciate prescindendo dall’attuale configurazione regionale.

Tali entità potrebbero costituire quindi organismi politico-amministrativi sostitutivi delle attuali province e delle attuali regioni, ove venissero loro conferite le attribuzioni proprie delle une e delle altre. Lo schema potrebbe ricomprendere anche le “aree metropolitane”, così come sono state definite negli ultimi provvedimenti di legge e finora mai rese operative.

Società geografica italiana

La carta geografica per quanto ci riguarda prevede: 1) Pordenone Udine e Trieste- 2) Belluno Treviso Padova Venezia Vicenza – 3) Bolzano Trento – 4) Verona Brescia Mantova.

Troppo facile per la politica italiana. 

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