Chi non è con me è contro

Altro che chiedere “non votate ma lasciate passare il mio governo”!!

…  La credibilità dell’Italia è a minimo storico tanto che Moody’s minaccia ulteriori declassamenti. E, soprattutto, il Capo dello stato non sembra intenzionato a lasciare il Colle senza aver dato un Esecutivo al Paese. Insomma, i tempi stringono. Il 15 aprile, giorno dell’inizio delle votazioni per il successore di Napolitano si avvicina sempre di più e Bersani non sta raccogliendo alcun segnale positivo che faccia sperare in una rapida e positiva conclusione del suo mandato esplorativo.

E così il Presidente della Repubblica potrebbe far appello ad alcuni precedenti storici per dare una svolta. Da una parte potrebbe farsi affascinare da quanto in quel lontano 1953 quando il suo illustre predecessore Luigi Einaudi decise di affidare a Giuseppe Pella la formazione di un governo, che passò alla storia come un esecutivo di “tregua”, per uscire dallo stallo creatosi dopo lo sconvolgimento elettorale che aveva distrutti i precedenti equilibri. Oppure potrebbe guardare  all'esperienza del governo «della non-sfiducia», guidato da Andreotti nel 1976 e che si resse sull'astensione del Pci negoziata tra l'uomo guida della Dc, Aldo Moro, e il comunista, Enrico Berlinguer.

Ma sembra proprio che nella mente di Napolitano riecheggino proprio le parole di Einaudi pronunciate nei giorni dell’incarico a Pella, al famoso giornalista Vittorio Gorresio: «La Costituzione non parla di consultazioni e si affida al criterio del Capo dello Stato, e il mio criterio mi dice che in questo momento quello che è necessario è un governo».

Parole quanto mai attuali soprattutto se andiamo a rileggere quello che accadde in quel 1953. Alcide De Gasperi aveva appena cercato, inutilmente, di ottenere la fiducia. La crisi della politica era ormai a livelli altissimi e così il 17 agosto 1953 il presidente della Repubblica Einaudi, che, tra l’altro era stato anche insegnante all'università di Giuseppe Pella , lo incaricò di formare un governo provvisorio (durò neanche sei mesi), denominato infatti governo d'affari o governo amministrativo il cui unico compito è quello di arrivare all'approvazione della legge di bilancio senza nessuno scopo politico. A rafforzare il carattere tecnico del gabinetto, ne furono chiamati a far parte alcune personalità estranee alla politica.

E se veramente Napolitano cercasse un “suo”  Giuseppe Pella? Il Portaborse, 27/3

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