L’Fbi: aiutateci, mandate foto e video

 Un colpo arrivato dal nulla. E gli Usa diventano Kabul:

2 morti Una delle vittime un bambino di 8 anni Voci di un fermo, poi arriva la smentita

 L’unica prova sono gli ordigni, simili a pentole a pressione. L’esplosivo vicino al posto del governatore

MAURIZIO MOLINARI, INVIATO A BOSTON La Stampa

L’Fbi conta su video e fotografie realizzati dai civili per aiutare l’inchiesta sull’attentato alla maratona che al momento segue molte piste senza avvalorarne alcuna: chi ha scelto di attaccare Boston nel «Patriots Day» è riuscito a sorprendere l’America, evidenziando la vulnerabilità dei sistemi di sicurezza creati dopo l’11 settembre del 2001. E l’unica traccia che ha lasciato dietro sono degli ordigni simili a pentole a pressione, riempiti da migliaia di piccole biglie e chiodi appuntiti. 

 L’appello 

A guidare le indagini è l’agente speciale Rick DesLauriers e si presenta davanti ai reporter ammettendo che 24 ore dopo l’attacco «seguiamo molte piste» senza essere convinti di nessuna. L’Fbi potenziata dopo l’11 settembre 2001 dall’integrazione operativa con 16 agenzie di intelligence e sostenuta dalla creazione della «Homeland Security» - il più grande apparato pubblico dopo il Pentagono - non ha nulla di sicuro in mano. Da qui l’appello ai cittadini. «Se avete video e foto, realizzati subito prima e dopo le esplosioni, fateceli avere potrebbero avere dettagli preziosi» dice DesLauriers mentre i suoi agenti perlustrano ogni centimetro di una «zona del delitto» vasta 12 isolati. «La cooperazione con le forze di sicurezza può essere decisiva» aggiunge DesLauriers, sostenuto dal capo della polizia di Boston, Ed Davis, che aggiunge: «Se vedete qualcosa, dite qualcosa». L’intento è cercare fra i cittadini quei tasselli che continuano a mancare nella ricostruzione di un attacco avvenuto in pieno giorno, nel centro affollato di una delle maggiori città della nazione, in mezzo a migliaia di persone.

 Le pentole a pressione 

L’unica prova che l’Fbi ha è ciò che resta delle bombe adoperate e le indiscrezioni che filtrano sui media di Boston parlano di «oggetti simili alle pentole a pressione» forse contenuti in piccoli sacchi o zainetti assieme a dei timer. Dentro le «pentole» vi erano biglie, chiodi e oggetti appuntiti che si sono conficcati nella carne delle vittime. 

Per gli investigatori parlare di «pentola a pressione» significa evocare Faisal Shahzad, l’americano-pakistano che tentò di usarne una nel maggio del 2010 per far saltare in aria un’auto piena di esplosivo a Times Square. Le «pentole a pressione» sono inoltre ordigni rudimentali simili a quelli usati spesso contro le truppe Usa in Iraq e Afghanistan. Gli agenti federali ritengono le «pentole a pressione» uno strumento molto diffuso in Pakistan, Afghanistan, India e Nepal. 

 Al Qaeda, nessuna traccia 

L’intelligence non ha trovato tracce di Al Qaeda, neanche nelle comunicazioni online fra gruppi jihadisti, che facevano riferimento a qualcosa di simile a quanto avvenuto a Boston. Ma ora gli 007 stanno riesaminando tutte le intercettazioni delle ultime settimane per tentare di trovare eventuali elementi. L’assenza di rivendicazioni complica l’opera degli agenti, obbligati a non escludere nessuna ipotesi: il terrorista straniero, interno oppure un lupo solitario. 

Se vi fosse l’impronta di Al Qaeda lo smacco per l’amministrazione Obama sarebbe lampante, se la matrice invece dovesse essere interna la risposta da dare sarebbe carica di incognite. 

 Lo studente arabo 

Uno studente saudita, residente a Boston con visto, è stato interrogato in ospedale dopo essere stato trovato seriamente ferito a seguito dell’esplosione. La sua casa a Revere è stata perquisita per otto ore. Al termine l’Fbi ha ammesso che «non c’entra nulla con l’attentato, si è semplicemente trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato». Il clamore suscitato dalla perquisizione porta l’Fbi ad avvertire il pubblico: «È normale se vedete i nostri uomini parlare con i vostri vicini di casa perché stiamo operando in più direzioni, seguendo più tracce». Smentita anche la presenza di altri ordigni inesplosi sul luogo dell’attentato. Uno degli ordigni invece si trovava nei pressi del posto del governatore, Deval Patrick.

 La task force 

Agenti antiterrorismo di Washington, New York, Chicago e Baltimora sono giunti a Boston creando una task force nazionale che guida le «indagini in corso in tutto il mondo» come afferma l’Fbi per far capire che «seguiamo ogni indizio». La Giordania è il primo alleato ad ipotizzare un coinvolgimento di gruppi jihadisti internazionali. 

 La seconda vittima 

È stata identificata in Krystle Campbell, 29 anni, di Arlington, mentre l’identità della terza resta ignota. Fra i 176 feriti ricoverati negli ospedali di Boston, 17 versano in condizioni critiche e due sono bambini, di 8 e 9 anni. Entrambi hanno danni alle gambe. Il ferito più piccolo ha appena 2 anni e si sta riprendendo da una scheggia che lo ha ferito alla testa. 

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