Cleveland, ragazze rapite: l'aguzzino

partecipò alle ricerche di una di loro

Il figlio del sequestratore Ariel Castro: «La casa era sempre chiusa Lucchetti nel seminterrato, al piano superiore e nel garage»

I tre aguzzini di Cleveland: Ariel, Onil e Pedro Castro (Reuters/Pugliano/Getty Images)

Negli anni seguenti alla scomparsa di Gina DeJesus, una delle tre ragazze liberate in una casa di Cleveland, in Ohio, dopo dieci anni di sequestro, Ariel Castro, l'uomo sospettato di averle rapite, partecipò alle ricerche della ragazzina con il resto della comunità. È uno dei numerosi e inquietanti particolari che emergono sulla vicenda il giorno dopo la liberazione.

LE RICERCHE - Ariel Castro, arrestato con i suoi due fratelli, si mostrava scosso dalla sparizione nel nulla dell'allora 14enne Gina e, appena un anno fa, distribuì volantini e partecipò a una veglia in suo ricordo, confortando la madre. A riferirlo è Samad, attivista della comunità che ha accompagnato la famiglia DeJesus in ospedale lunedì notte per ricongiungersi con la ragazza, e secondo il quale Ariel Castro conosceva il padre di Gina. «Quando cercavamo Gina, lui ci ha aiutato a distribuire i volantini», racconta Samad.

IL FIGLIO DI ARIEL CASTRO - Restano le domande sul perché e come mai nessuno abbia visto. «La casa era sempre chiusa. C'erano posti dove non potevamo andare. C'erano lucchetti che chiudevano il seminterrato, lucchetti nel piano superiore, lucchetti nel garage» testimonia adesso Anthony Castro, figlio di Ariel.

Intervistato dal Daily Mail, riferisce inoltre che parlava con suo padre solo qualche volta all'anno e che raramente ha fatto visita alla casa. L'ultima volta che si è recato nell'abitazione di Cleveland, due settimane fa, il padre non lo ha fatto entrare.

Qualche settimana dopo la scomparsa di Gina DeJesus, una delle tre ragazze liberate, il ragazzo, che vive a Columbus, scrisse anche un articolo sul giornale della comunità di Cleveland sul caso. All'epoca era studente di giornalismo.

Il Corriere Redazione Online, 8/5

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