Se pensate che a maggio non abbia mai fatto

 così freddo leggete qua

Dal Corriere della Sera del 2 aprile: “Il maltempo di inizio anno fa prevedere un’estate torrida come accaduto nel 2010  […], dopo questa fase iniziale ormai irrecuperabile, poi la primavera dovrebbe sbocciare in maniera vigorosa”. Negli stessi giorni, il sito centrometeoitaliano.it azzardava: “L’ultimo mese della stagione primaverile, maggio […] potrebbe risultare all’insegna del bel tempo su gran parte della Penisola”. Andare a rileggere certe previsioni settimane, mesi o anni dopo, è esercizio che consigliamo: aiuta a essere più disincantati e a tenere atteggiamenti meno fideistici nei confronti di due materie, climatologia e meteorologia, al cui confronto gli articoli di calciomercato di questi giorni sembrano saggi di perfezione e rigore scientifici. Lo ha fatto il sito climatemonitor.it, tirando fuori dagli archivi articoli del passato che sembrano scritti oggi. Alla faccia di chi, ad esempio il catastrofico prof. Giampiero Maracchi, sui giornali assicurava che “per trovare una situazione di questo tipo, con neve e temperature tanto rigide ad appena una settimana da giugno, bisogna andare indietro di un paio di secoli”. E poiché da quando esiste il mondo il clima non è più quello di una volta, siamo rimasti tutti molto impressionati dalle immagini del Giro d’Italia sotto la neve e dal nord del paese – ma anche più a sud non si scherza – alle prese con una primavera autunnale. I social network, probabilmente lo strumento migliore per essere aggiornati sul tempo che fa, da giorni ospitano lamentele da bar sul freddo, gag su “non può piovere per sempre, anzi sì” e invocazioni all’estate.

Prima di lamentarci dei cambiamenti climatici che distruggeranno le nostre estati, e permettere a Maracchi e ai suoi sodali di rimuovere dai nostri ricordi qualsiasi giorno di brutto tempo, leggiamo cosa scrivevano i giornali (in questo caso la Stampa) negli ultimi decenni. 5 giugno 1953: “Persiste sull’Europa freddo e maltempo. Altra neve caduta in zone montuose della Francia e dell’Italia – Fuochi nelle campagne lombarde per preservare il grano dal congelamento”. L’8 giugno del 1956 Charly Gaul vinse la tappa del Giro sul Monte Bondone sotto una fitta nevicata (“Uragano sulle Dolomiti” titolò la Stampa). 16 maggio 1972: “Ancora pioggia, freddo e neve (e forse durerà fino a giugno)”. 1 maggio 1978: “La parola al meteorologo: Dovremo abituarci a temperature basse”; articolo nel quale l’esperto di turno spiegava che le modificazioni del clima sono indotte dall’uomo, e che dato il raffreddamento sempre più forte dell’Artico presto avremmo dovuto “considerare come normale una giornata nuvolosa e come eccezionale una con il cielo sereno”. 21 maggio 1984: “L’Italia flagellata da maltempo autunnale. Freddo, pioggia, neve e danni per le colture”. Quattro anni dopo, la tappa del 5 giugno del Giro con la scalata del Passo di Gavia vide condizioni meteo estreme: nevicate intense sulla gara e corridori a rischio congelamento. 5 maggio 1991: “Maggio con nevicate. Freddo, fiumi in piena”. Il 12 giugno del 1994 lo svizzero Richard vinse la tappa al Sestriere “nella tormenta di neve”. Sicuri che siano due secoli che non si vedeva un freddo così in questo periodo?

di Piero Vietti   –   @pierovietti

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