Il processo sulla trattativa stato-mafia è una boiata

Stato & mafia - Un saggio del giurista Fiandaca

Come un tribuno del popolo di serie B è arrivato a mettere sotto processo politici e carabinieri

Incappati in un testo tecnicamente definitivo, che fulmina senza remissione possibile tutto l’impianto e la stessa legittimità del processo (dei processi) che pretendono di mettere sotto accusa, nel segno della mitologia pataccara della “trattativa”, mafiosi, politici e carabinieri, noi ovviamente pubblichiamo (scaricate il pdf qui). Sono sette pagine di giornale, scritte in un linguaggio chiaro, comprensibile, e molto interessante. Una enciclopedia sull’abuso tribunizio della giustizia penale e sul suo massimo titolare, il dottor Antonio Ingroia, la cui opera è ereditata dai sostituti suoi pari in questi giorni impegnati nel tentativo di dimostrare l’indimostrabile giudiziario a Palermo. Lo scritto è firmato da un giurista di sicuro rango, Giovanni Fiandaca, che non ha un orientamento politico e civile conservatore né, tanto meno, reazionario o oscurantista.

Il professor Fiandaca argomenta in modo brillante, culturalmente appassionato ma anche tecnicamente distaccato, in punta di diritto, alcune cose semplici che i lettori del Foglio e chi in genere ci segue sulla stampa e in tv conosce già per ovvie ragioni. Riassumo con il mio linguaggio, e con il colore della politica e del giornalismo. Un gruppo di assatanati in toga, catilinari di serie B trascinati dall’ambizione di diventare tribuni del popolo, compresi del ruolo usurpato di storici e politologi, alla ricerca della verità intesa come retroscena complottardo in cui stato e antistato mafioso combuttano tra loro per principio, ha inscenato negli anni scorsi una serie di inchieste, prima sulle stragi che avrebbero dovuto essere attribuite a Berlusconi (sistemi criminali), poi su una “trattativa” con la mafia degli anni 1992-1993, e alla fine sono arrivati al risultato di metter sotto processo mafiosi, politici e carabinieri, in un dibattimento il cui vero scopo, nel gioco delle testimonianze, sarà quello di condizionare ricattatoriamente, in relazione alle sue prerogative, e di cercare di sputtanare quel corpo politico che è la presidenza della Repubblica. Il tutto in un lavoro giudiziario senza vera e credibile fattispecie di reato, senza prove, con testi d’accusa riconosciuti calunniatori, in un contesto ricostruttivo di penosa insufficienza e contraddittorietà. Il grottesco è massimo quando il pm si fa beffe della divisione dei poteri, imputa al governo di aver fatto una politica criminale che era nei suoi poteri e doveri, agita le emozioni costruite con il circo mediatico, le convoglia in un progetto di consenso politico ed elettorale, e alla fine viene giustiziato dal popolo elettore e dagli stessi magistrati di sinistra e progressisti che affrontano con orrore questa disinvolta manomissione delle maniere del diritto.

Lo scritto mirabile di Fiandaca si presenta, sulla rivista Criminalia, come un saggio giuridico, e lo è, ma è molto di più. E’ un modo di “pittare” il paese in cui abitiamo, e di stigmatizzarne i vizi civili con un’energia moralista genuina che non ritrovate nei paraculi e nei parasole delle false “agende rosse”, che si cibano dei talk-show dove un’icona dell’antimafia, il Ciancimino Jr. appena riarrestato per associazione a delinquere, dopo tutto il resto, funge da vate e guru dell’inchiesta risanatrice.

Il vero dramma è che in Italia si possa fare quel che si è fatto. Inchiodare alla sbarra, insieme con i mafiosi, politici e carabinieri con accuse inesistenti e una retorica di contorno infamante. E che lo si sia potuto fare, a parte le resipiscenze di Magistratura democratica e la sincera testimonianza di pochi garantisti, o persone di senso comune allertato e vigile, nella più sordida e vile complicità dei tutori dell’opinione pubblica, direttori di giornali o di tg ed editorialisti piegati al pensiero dominante della caccia all’uomo. Hanno resistito anche il Quirinale, la Corte costituzionale, e un pezzo della Pubblica amministrazione e dell’Arma dei carabinieri. E basta. Chi leggerà il testo di Fiandaca capirà che in questi anni, per costruire carriere politiche e giudiziarie, si è fatto carne di porco del diritto e dei suoi princìpi primi, si è fatta una campagna calunniosa fondata su risibili induzioni o inferenze o insinuazioni, si è calpestata la liberaldemocrazia mentre quasi tutti si voltavano dall’altra parte.

Scarica il saggio di Giovanni Fiandaca su Il Foglio.it

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