Rivoluzione: si può eliminare un politico per via giudiziaria

Il processo senza parti lese, il nuovo fatto giuridico e la

rivoluzione proletaria della procura di Milano

La sentenza è una svolta storica sia dal punto di vista giurisprudenziale sia in termini di filosofia del diritto: fino a ieri, infatti, l’eliminazione fisica dell’avversario politico era un fatto rivoluzionario, quindi fuori dall’ordinamento giuridico esistente. Da oggi, invece, è un fatto giuridico, cioè dentro l’ordinamento giuridico esistente. E’ sufficiente che l’uomo politico che si vuole eliminare frequenti troppe ragazze, tra le quali magari qualche minorenne, che una minorenne in una telefonata si vanti di avere rapporti un po’ troppo stretti con l’uomo politico in questione e che questa telefonata venga assunta come prova processuale, malgrado la ragazza poi neghi, in sede processuale, di aver avuto rapporti troppo stretti con l’uomo politico in questione perché l’uomo politico sia condannato come corruttore di minorenne. Ed è anche sufficiente che l’uomo politico in questione commetta la leggerezza di telefonare in questura per perorare la liberazione della ragazza, finita nel frattempo nei guai, perché venga formulata nei suoi confronti l’accusa di concussione, anche se il funzionario in questione dichiara di non essere stato concusso. In sostanza ci troviamo di fronte a un reato senza parti lese. Ma visto che la madre dei cretini è sempre incinta vorrei precisare che questa non è una difesa di Berlusconi – io di Berlusconi non sono nemmeno elettore, e alla sua difesa provvedono già i suoi avvocati. Il mio è soltanto un ragionamento sul filo del paradosso di una sentenza un po’ singolare. In filosofia del diritto si diceva una volta che la rivoluzione è un fatto normativo, cioè un fatto che prevede il cambiamento dell’ordinamento giuridico esistente e la sua sostituzione con un ordinamento giuridico nuovo.

Non è un fatto giuridico perché allora vorrebbe dire che l’ordinamento giuridico esistente prevede il proprio cambiamento violento. Mentre con la sentenza di oggi la rivoluzione è diventata un fatto giuridico, cioè l’uomo politico viene eliminato per via giudiziaria, attraverso un procedimento giudiziario che non legittima la rivoluzione ma ne crea i presupposti. Faccio un esempio storico: durante la Resistenza e persino dopo il 25 aprile del ’45 un gruppo di partigiani comunisti tentò la rivoluzione ammazzando alcuni partigiani che non appartenevano alla propria parte politica, oltre ad alcuni possidenti terrieri e riccastri che bisognava far fuori per arrivare alla rivoluzione proletaria. La rivoluzione proletaria non riuscì e quei partigiani comunisti furono costretti a scappare in Cecoslovacchia perché avevano violato l’ordinamento giuridico. Oggi i giudici che hanno emesso la sentenza contro Berlusconi non scapperanno certo in Cecoslovacchia e anzi saranno elogiati da tutti gli avversari del Cavaliere. Ma hanno fatto la stessa cosa: hanno promosso una rivoluzione attraverso la quale fare fuori qualcuno che non appartiene allo stesso campo o che si pensa appartenere al campo opposto.

(testo raccolto)  FQ, 25/6 di Piero Ostellino

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