1-Tagliare la spesa pubblica.

2- 200.000 posti lavoro ?

1-Si parla tanto di spending review ma finora non si è fatto nulla. E non può essere un lavoro di una sola persona, neanche fosse Mr. Bond. Vediamo come si può procedere. Ora, che è il momento migliore.

Il nostro Dossier di commenti al decreto “del fare”, si arricchisce di due nuovi interventi: sulla giustizia e sulle misure per le piccole e medie imprese. Mentre facciamo due calcoli per mostrare che i posti aggiuntivi incentivati dal pacchetto sul lavoro possono, nella migliore delle ipotesi, essere 35 mila all’anno. Non certo 200 mila. E rischiano di non essere affatto aggiuntivi.

In un continuo gioco di rimando, il Governo posticipa l’aumento dell’Iva. Mentre gli rimangono 58 giorni per tener fede all’impegno di riforma dell’Imu. E, sempre in tema di abitazioni, Letta aveva dichiarato la necessità di garantire affitti e mutui agevolati per le giovani coppie. Cosa si potrebbe fare.

L’Autorità per l’energia decide in questi giorni su un eventuale incentivo al super-moderno rigassificatore al largo di Livorno. Assomiglia a un aiuto per far fronte ai consumi di gas in continua diminuzione, proprio mentre l’Italia, si è candidata come maggiore hub sud-europeo del gas.

Un grafico sui diritti di opzione per l’aumento di capitale Rcs, strapagati da nostre banche ai membri del patto di sindacato, che “spiccano il volo”: rasoterra.La oce info

2-La leggenda dei 200mila nuovi posti di lavoro

28.06.13 Tito Boeri, La voce.info

Il pacchetto di misure per il lavoro varato martedì dal governo prevede una riduzione del 33 per cento del costo del lavoro per le assunzioni di persone con meno di 30 anni fino all’esaurimento delle risorse disponibili. Gli sgravi possono avere una durata massima di 18 mesi (nel caso di nuove assunzioni) oppure 12 mesi (nel caso di trasformazioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato). L’esperienza passata è eloquente circa l’inefficacia di incentivi temporanei alle assunzioni. Analisi ospitate a più riprese su questo sito dimostrano che i posti aggiuntivi sono pochissimi e che gli sgravi vanno per lo più a imprese che avrebbero comunque fatto le assunzioni. Il rischio è ancora più alto se i fondi finiscono e bisogna introdurre lotterie (i cosiddetti rubinetti) per razionare i potenziali beneficiari. (1) Difficile, infatti, che un datore di lavoro decida di creare posti di lavoro a tempo indeterminato davvero aggiuntivi in virtù di un contributo pubblico che poi, alla prova dei fatti, potrebbe non essere erogato.

Ma anche ipotizzando che tutti i fondi disponibili andassero alla creazione di posti aggiuntivi, si è ben lontani dalla cifra di 200 mila nuovi posti di lavoro cui ha fatto riferimento il presidente del Consiglio Letta (che per la verità si riferiva all’impatto complessivo del provvedimento, compresa la “manutenzione” della legge 92) o anche dai 100 mila attribuiti dal ministro Giovannini a questo specifico provvedimento. Gli stanziamenti sin qui previsti sono, infatti, di circa 100 milioni nel 2013, 150 nel 2014 e 2015 e 100 nel 2016 per le regioni del Mezzogiorno. A questi fondi dovrebbero aggiungersi altri 300 milioni per le regioni del Nord (il condizionale è d’obbligo perché in attesa di avere il testo licenziato dal Consiglio dei ministri non è chiaro quali siano le coperture), da spalmare su quattro anni, quindi -poniamo- 75 milioni all’anno all’anno per i prossimi quattro anni. Ogni anno sarebbero cosi disponibili al massimo 225 milioni di euro. I salari medi lordi di giovani con meno di 30 anni sono di 19.768 euro. In termini di costo del lavoro per il datore del lavoro, questo significa 24 mila euro. Il 33 per cento di tale importo è pari a 8 mila euro (oppure a 674 euro per 12 mensilità). La legge prevede però che lo sgravio non possa essere più di 650 euro mensili. Quindi il vincolo è stringente. Dunque, dividendo i 225 milioni per 7.800 (650 x 12) si ottengono 28.846 posti di lavoro. Siamo ben lontani dai 100 mila e ancor più dai 200 mila.

(1) Si veda Anastasia, Boeri e Cipollone

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