Dibattito interno del PD. Lettere al Foglio

 Pur avendo una certa dimestichezza con le  tortuosità

della sinistra italiana, confesso che senza i preziosissimi portolani foglianti di Claudio Cerasa non capirei un fico secco del cafarnao che è il dibattito interno al Pd. In qualche circostanza mi ricorda “Hellzapoppin’”, il film diretto nel 1941 da Henry C. Potter, pietra miliare della commedia dell’assurdo e del surreale. Se si volesse passare sul serio dal gioco delle regole alle regole del gioco, secondo un elementare principio di buon senso il segretario di un partito dovrebbe essere scelto dai suoi iscritti, mentre il candidato premier dovrebbe essere scelto anche dai suoi simpatizzanti. Mi pare pertanto del tutto ragionevole l’idea di distinguere le due funzioni e le relative investiture, a meno che non si voglia trasformare il partito in un grande comitato elettorale. Purtroppo, osservando le odierne rotte di navigazione di Matteo Renzi, “Non è pileggio [traversata audace] da picciola barca / Quel, che fendendo va l’ardita prora, / Né da nocchier ch’a sé medesmo parca [si risparmia per paura]” (Dante, Paradiso, Canto Ventesimoterzo).

Michele Magno, 4/7

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