L’amnistia è di sinistra

Spiegare al Pd accecato dall’odio che la clemenza di stato è roba sua

Gennaro Migliore di Sel la esclude per i “reati più odiosi”. Uno pensa allo stupro, e invece sono quelli del Cav. Per Guglielmo Epifani “sarebbe l’ennesimo provvedimento ad personam”, incurante che riguarderebbe migliaia di persone. Per Rosy Bindi comunque “non riguarda il caso Berlusconi”. Per il responsabile Giustizia del Pd, Davide Zoggia, è semplicemente ora “di finirla con i continui ripescaggi dell’idea di amnistia”. C’è qualcosa di eccessivo, plumbeo, nella cortina di ferro eretta a sinistra contro l’ipotesi, pannellianamente intesa, dell’amnistia. Inutile ricordare agli eredi del Pci e delle lotte operaie che nel 1946 fu il Guardasigilli Palmiro Togliatti a firmarne una di portata storica, nel nome della pacificazione nazionale.

L’accecamento è tale che pure Sandro Favi, (ir)responsabile Carceri del Pd, s’è detto fermamente contrario. Praticamente, un responsabile dei bagni penali. Ma non è invece inutile ricordare a tutti questi nuovi e vecchi nemici della clemenza di stato che l’amnistia è stata a lungo, e ancora è, tutt’altro che lontana da un autentico pensiero di sinistra. Per umanitarismo, giustizia sociale, o fosse anche per diffidenza verso la “giustizia di classe”. Ma ci vuole onestà intellettuale e realismo. Sul Manifesto di sabato, Andrea Fabozzi scriveva che “l’amnistia non è mai stata una battaglia di destra” e, magari turandosi il naso all’idea che ne possa usufruire Berlusconi, riconosceva come “un’occasione da cogliere” il vento a favore che si sta alzando. E sulla Stampa di ieri, il deputato pd Sandro Gozi ha detto che “bisogna uscire da un ventennio autolesionista di scontro”. Preciso Togliatti. L’amnistia è di sinistra. Spiegateglielo.

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