La catena di comando che ha dato l’ordine di usare

 le armi chimiche a Damasco. Come ha funzionato la catena

di comando che mercoledì ha impartito l’ordine di fare strage con le armi chimiche alla periferia di Damasco? L’intelligence israeliana sostiene che l’attacco è stato “ordinato dai vertici” del regime siriano, secondo il sito della rivista tedesca Focus, che dice di avere sentito un ex ufficiale del Mossad. Il settimanale scrive che l’unità militare israeliana 8200, specializzata nel raccogliere informazioni via radio, telefono e Internet, ha intercettato le comunicazioni dell’esercito siriano durante l’attacco.

Il giornalista Phil Sands aggiunge: le unità siriane che hanno bombardato con i razzi chimici non sapevano quello che stavano facendo. Sands è il corrispondente da Damasco del giornale The National (Emirati Arabi Uniti), ha lasciato la capitale a marzo dopo cinque anni. Scrive che secondo le sue fonti gli ufficiali militari siriani coinvolti nell’attacco chimico ora stanno tentando di prendere le distanze e insistono di non avere saputo che i razzi contenessero sostanze tossiche. “Gente vicina al regime ci ha detto che i missili gli sono stati consegnati poche ore prima dell’attacco”, dice una fonte a Damasco. “Non arrivavano dall’esercito ma dall’intelligence dell’aviazione militare, per ordine di Hafez Makhlouf. Gli ufficiali dicono che non sapevano ci fossero armi chimiche. Anche qualcuno tra quelli che li hanno trasportati dice che non aveva idea di cosa ci fosse – pensava fossero armi convenzionali”.

Hafez Makhlouf è un cugino del presidente Assad e comanda l’Intelligence generale. Le armi chimiche sono state concentrate in pochi siti, secondo alcune fonti sono tre, controllati dai servizi segreti dell’aviazione militare (il padre di Bashar, Hafez, era un generale dell’aviazione; è considerata l’arma più leale al governo).

Secondo l’opposizione legata al Consiglio nazionale siriano, che sostiene di avere fonti anche dentro l’esercito di Assad, le unità militari del governo hanno ricevuto l’ordine “dall’alto” di indietreggiare dal fronte e di indossare le maschere antigas il giorno prima dell’attacco – avvenuto durante la notte. Secondo l’opposizione, la strage con il gas è una rappresaglia per l’attacco con i mortai dell’8 agosto contro il convoglio presidenziale di Assad, che come sempre si è recato in moschea per festeggiare la fine del mese sacro di Ramadan – uno spostamento sempre uguale ogni anno. L’attacco nel centro di Damasco ha fatto sentire vulnerabili i vertici dentro il loro perimetro di massima sicurezza: da qui la decisione di far indietreggiare a ogni costo le linee dei ribelli. L’opposizione ricorda la strage del 1980 dentro il carcere di Palmyra come rappresaglia dopo l’attentato non riuscito contro il presidente Hafez el Assad.

La certezza sulla responsabilità non è stata ancora dichiarata dagli ispettori Onu, ma le fonti più disparate tentano da giorni di ricostruire e di dare un senso alla strage. Secondo il canale tv israeliano Channel 2, i razzi con le testate chimiche sono stati lanciati dalla base della brigata 155, che fa parte della Quarta divisione corazzata, un’altra unità di fedelissimi comandata dal generale Maher el Assad. Secondo i primi rilevamenti sui video, i razzi arrivano da una direzione compatibile con la base. Maher non compare in pubblico da un anno, da quando avrebbe perso la gamba nell’attentato del 18 luglio 2012 – e guida i falchi dell’establishment di Damasco.

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Daniele Raineri   –   @DanieleRaineri, 27/8

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