La giustizia, per favore. Le firme dei

referendum ci sono, ma nel nuovo clima chi combatterà?

Sono state depositate in Cassazione, qualche giorno fa, le 532 mila firme a sostegno dei sei referendum radicali sulla giustizia: due sulla responsabilità civile dei magistrati, uno per l’abolizione dell’ergastolo, uno sui magistrati fuori ruolo, uno contro l’abuso della custodia cautelare e uno per la separazione delle carriere. Altri sei quesiti, invece, non hanno raccolto il numero di firme necessario. Le elezioni sono più lontane, e i referendum potrebbero (condizionale d’obbligo) arrivare. Nel frattempo, però, il contesto è cambiato: l’abbandono della difesa intransigente, motivata dalla ghigliottina giudiziaria che per vent’anni ha inseguito Silvio Berlusconi e l’ha infine raggiunto, da parte del Pdl, la rottura sfiorata o consumata, le larghe intese rafforzate. La grande battaglia sulla giustizia rischia di passare in secondo piano, dopo la defenestrazione dell’Arcinemico e nel nuovo clima concordista. Sarebbe un errore e un peccato, se i referendum promossi da Marco Pannella e infine votati pubblicamente non solo dal Cav., ma anche dai “diversamente berlusconiani”, con molte lodi e dichiarazioni d’intenti, finissero dimenticati, sottovalutati e infine triturati nel clima di appeasement che rende la riforma della giustizia meno utile come materia di scontro.

E però rimane l’urgenza sostanziale, quella di una riforma che bilanci quel potere con responsabilità altrettanto ampie. Qualcuno, nel Pdl variabile e nel Pd tiepido, anzi decisamente ignavo nella battaglia sulla giustizia giusta che pure dovrebbe nominalmente appartenergli, vorrà prendersi carico del compito? Come scriveva a fine estate Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, un potere forte e unito, la magistratura, non si lascerà mai riformare da un potere debole e diviso, la politica. Perché si possa arrivare alla riforma, il mandato popolare dev’essere inequivocabile. La consegna delle firme è un primo passo, dopo ci vuole la volontà di non affossare. Il Cav. aveva mostrato anche plasticamente il suo appoggio alla causa, seppure tardivamente, facendosi fotografare al momento della firma dei referendum accanto al vecchio leone Pannella. Ora dovrebbe tenere a mente il senso di quella che era stata presentata come una grande battaglia civile, “l’ultimo treno” da prendere per la riforma della giustizia, come scriveva Guido Vitiello su questo giornale, chiamandolo “l’unico salvacondotto che conti per l’Italia”. FQ 5/10

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