La verità naufragata a Lampedusa. Nemmeno

una legge Kyenge-Boldrini-Bergoglio avrebbe evitato la strage

Tutta quella carne non affoga nell’acqua per colpa della legge Bossi-Fini. E non si salverebbe – tutta quella carne di bambini, di uomini e di donne – se solo ci fosse una legge Kyenge-Boldrini-Bergoglio. Solo nel paese dei balocchi pelosi si può immaginare di soccorrere la carne dei naufraghi con le belle parole, l’ultima delle quali (la più pelosa) è fare della sacrificatissima isola di Lampedusa un Premio Nobel. Tutta quella carne, infatti, si sperde nel Mediterraneo perché nel Maghreb c’è un preciso business della criminalità organizzata. Si chiama schiavismo, rende una montagna di soldi ed è più pericoloso della mafia del narcotraffico. Forse non è glamour parlarne perché nessuno ancora ha saputo farne merchandising da Gomorra e però c’è e lucra sulla più spaventosa delle minacce geopolitiche. E’ una bomba demografica quella che ogni giorno bussa da Lampedusa. Il mare, infatti, non avrebbe neppure bisogno di sputare morti per fare notizia. Già bastano i vivi. E se si comincia a stare zitti si può mettere il punto sull’urgenza numero uno: il contrattacco.

E se dunque l’autorità sovrana di Libia – così come di Tunisia, di Egitto e di qualunque altra parte del mondo dove gli scafisti raccattano carne – non è in grado di stanare la cupola degli schiavisti, non resta altra possibilità che risolverla al modo antico, quello del film “Casablanca”. Con gli agenti segreti incaricati di una semplice e misericordiosa missione: uccidere i criminali, specialmente quello che – quindici giorni fa, non certo due secoli fa – arrivato a cento metri dalla spiaggia di Sampieri, a Ragusa, gettava in mare il suo carico di carne per poi farlo vomitare dalla spuma, ridotto in salme vegliate dai bagnanti. Zitti, perciò. Pietro Grasso, il presidente del Senato, che pure ha avuto l’esperienza di magistrato, se n’è uscito con il buon proposito dell’abolizione della Bossi-Fini. Ha sorvolato sull’urgenza numero due: capire che non è un problema d’immigrazione, questo di Lampedusa, ma di difesa della sovranità e del territorio. A maggior ragione quando, meritatamente, la gente di Lampedusa e le unità militari italiane della marina e dell’aviazione sanno fare senza dire: salvano. Nel frattempo che a Roma o nei talk-show tutti si danno al dire senza fare. Al modo antico, ancora più antico di come possa dire perfino il Papa. Come quando il vecchio entrava allo stadio e gli ateniesi già strepitavano: fate sedere il vecchio, fate sedere il vecchio! Nel frattempo che gli spartani avevano già fatto accomodare il vecchio. Zitti, dunque.

G. Ferrara, il Foglio, 5/10

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