Tre genitori legali, il grottesco è norma

La nuova legge californiana per le coppie gay, contro i bambini

L’hanno definita una presa d’atto della “modifica in corso della struttura famigliare”, nella stessa logica per cui affittare un utero in India diventa, nella lingua di legno dei nuovi diritti,  “delocalizzare la gravidanza” (succede anche questo, infatti).  Ma la decisione presa la scorsa settimana dal governatore della California, il democratico Jerry Brown, di firmare la legge che consentirà, da ora in poi, di riconoscere la potestà di tre genitori su un bambino, è solo l’ulteriore tassello nella destrutturazione di ciò che finora è stato chiamato “famiglia”. La decisione trova origine in una vicenda avvenuta nel 2011 e finita di fronte alla Corte suprema dello stato. Due donne conviventi, riconosciute alla pari “madri” di una bambina nata da un precedente rapporto con un uomo di una di loro, hanno rotto in modo violento. Una è finita in ospedale, l’altra in galera, mentre al padre biologico della bambina, che aveva chiesto di potersi prendere cura della figlia, era stato preferito l’affidamento a una nuova famiglia. La legge californiana nasce esplicitamente per affrontare situazioni nelle quali una coppia omosessuale si trovi a contendere (o a voler condividere) con un padre o una madre biologica la proprietà di un figlio. Si tratta infatti di proprietà:  il riconoscimento dei tre genitori può ammantarsi quanto vuole di realismo o di attenzione per i diritti dei figli,  ma è evidente che li calpesta, insieme con la logica. Il diritto di un bambino è di avere – come è nella realtà dei fatti – una madre e un padre. Le figure collaterali possono essere anche importanti ma sono decisamente “altro”. E il bambino con tre genitori legali, chiamati a condividere responsabilità,  spese di mantenimento, decisioni educative, non è affatto un bambino più ricco, né la pseudo famiglia così raffazzonata sarà più serena e pacificata. In attesa che la platea genitoriale, con relativi contenziosi, si allarghi ulteriormente (vogliamo parlare per esempio del marito/moglie del terzo soggetto? A lui/lei non va riconosciuto niente?), attorno al feticcio dell’uguaglianza di ciò che uguale non può essere – il matrimonio gay, la finzione assoluta di due genitori dello stesso sesso – cresce l’arbitrio travestito da legge. Sempre a spese dei più deboli. Il Foglio 15/10/2013

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