Voto palese tra fasci littori
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Il Pd sradicato dalla sua cultura per paura di Grillo
Vi ricordate quando Forattini cominciò a disegnare Craxi in orbace e con gli stivaloni? Il leader socialista, giunto al governo, si applicò a snellire il percorso dei disegni di legge e dei decreti ampliando notevolmente il ricorso al voto palese. Fu questo il punto di attacco scelto dai suoi critici, Pci e Scalfari in prima fila, che non mancarono di ricordare come il voto palese in Parlamento fosse stato valorizzato dal fascismo. Naturalmente Craxi non era un fascista e anche fra i costituenti c’era stato chi, rispetto al ripristino della segretezza del voto come garanzia del singolo parlamentare, si mosse controcorrente. Guido Gentili sul suo blog ha riproposto molto utilmente il dibattito sul voto segreto che allora contrappose Croce, che lo sosteneva, a don Sturzo, che si ispirava al modello americano. In ogni caso sia Togliatti sia la grande maggioranza dei democristiani erano per la segretezza del voto. Non è detto avessero ragione ma è sicuro che il Pd ieri ha strappato una radice della sua storia. Lo ha fatto senza discuterne, semplicemente per paura di Grillo. Sono operazioni che in politica si pagano, alle lunghe. Sul breve periodo intanto pagherà per aver voluto cambiare le regole a partita iniziata, che non è una bella cosa ma soprattutto toglie autorevolezza e credibilità quando si predica contro le irregolarità altrui.
FQ. di Massimo Bordin – @MassimoBordin, 31 ottobre 2013 - ore 13:27