Riforme, Quagliariello: “La maggioranza trovi

un accordo a breve o è crisi”

Il ministro concede quindici giorni ai partiti che sostengono il governo per individuare un'intesa su legge elettorale e riforma del bicameralismo. Ma i provvedimenti non possono essere fatti, avverte, prescindendo dall'esecutivo

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 dicembre 2013

Questa volta l’ultimatum arriva da un “insospettabile”, il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello. “Nei prossimi quindici giorni”, al più “subito dopo la Befana”, questa maggioranza o trova un accordo “su legge elettorale e riforma del bicameralismo” o va in crisi. “E allora ognuno si prenderà le sue responsabilità”, è l’avvertimento lanciato ai microfoni di SkyTg24. “La maggioranza deve avere una proposta che avanza all’opposizione”.

Il ministro è tornato poi sulla querelle tra Camera e Senato per l’esame della riforma elettorale che dovrebbe risolversi nelle prossime ore a favore di Montecitorio. Il problema dello spostamento dell’esame della legge elettorale dal Senato alla Camera “dal punto di vista istituzionale esiste, ma dal punto di vista del governo e del cittadino l’importante è che non si eluda il nodo: il governo se c’è e ha una maggioranza si deve mettere d’accordo sulla legge elettorale”, afferma Quagliariello. L’intesa, sottolinea a più riprese il ministro delle Riforme, va cercata innanzitutto tra chi sostiene il governo: “Dopo quello che è accaduto e che abbiamo fatto, con una scissione dolorosa di percorsi nel centrodestra, dovremmo partire dalla maggioranza e dire ai cittadini che in un anno diminuiamo i parlamentari, facciamo in modo che abbiamo una sola camera politica e facciamo una buona legge elettorale”. E’ importante cambiare la legge elettorale anche perché “è diventata un simbolo della politica che parla e non fa. Nella scorsa legislatura – afferma Quagliariello – non l’abbiamo cambiata perché alcune parti del Pd e alcune del Pdl, in gran parte confluite ora dentro Forza Italia, si sono messe d’accordo per non cambiarla”.

Il ministro delle Riforme ha poi etichettato come “un grande errore” l’ipotesi che si possa tornare a votare dopo aver fatto alcuni ritocchi al Porcellum. “Le elezioni sarebbero un salto del buio non solo nel risultato, ma soprattutto nel Paese”, afferma. “Per i tempi che abbiamo, non riusciamo ad arrivare al presidenzialismo, che è la forma che preferisco, perché bisognerebbe cambiare molte leggi. Invece l’elezione diretta del premier per cui il cittadino al secondo turno non sceglie la coalizione, ma il presidente del Consiglio con investitura popolare, è molto più compatibile con l’attuale assetto costituzionale”. E ancora: “Per avere il bipolarismo non basta la legge elettorale: o eleggi direttamente il capo dello Stato a doppio turno e il capo dell’esecutivo è frutto di un confronto bipolare, o eleggi direttamente il premier, cioè il sindaco d’Italia. Noi siamo apertissimi all’una e all’altra soluzione, quello che non vogliamo è alzare cortine fumogene”.

IL Fatto, 12.12.2013

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Pubblicato il 12 dicembre 2013 da Alan Friedman

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