Letta e il dr Gribbels. Perché il premier

si è scelto i 5 stelle come un feticcio d’opposizione

Nella presentazione alle Camere del suo vecchio governo con una nuova maggioranza, Enrico Letta ha dedicato poche righe a esprimere un avaro rammarico per il passaggio all’opposizione di Forza Italia, mentre si è dilungato nella polemica con il Movimento 5 stelle, con il suo atteggiamento d’insofferenza verso le istituzioni europee, con i movimenti di protesta che sostiene. Le agitazioni di questi giorni non sono qualitativamente diverse da quelle che periodicamente hanno punteggiato la lunga fase della crisi economica, in Italia come in tanti paesi dell’Europa soprattutto mediterranea. La scelta di enfatizzare la critica a questi movimenti, oltre all’ovvio scopo di compattare i filoni della maggioranza e dare un qualche ruolo di maggiore visibilità al ministro dell’Interno per aiutarlo in una situazione per lui piuttosto imbarazzante, probabilmente corrisponde a un disegno politico più ampio.

Designare Beppe Grillo come il leader dell’opposizione con la quale si polemizza, indicarlo all’opinione pubblica come “il pericolo” ottenendo un allineamento generale delle grandi testate e delle emittenti televisive, mentre nei suoi confronti Matteo Renzi lancia la sfida del rinnovamento e della riduzione dei costi della politica, è un modo indiretto per depotenziare la critica e l’opposizione di centrodestra, che, almeno stando ai sondaggi, continua a rappresentare la concorrenza più consistente. Il premier può scegliersi l’antagonista che preferisce, ma un leader si valuta anche dal rivale che si sceglie, e se Letta continuerà a duellare con Grillo, non alzerà il livello politico del suo “nemico” ma sarà lui a scendere a quello delle contumelie vernacolari che si addicono a un ex comico, ma rendono ridicolo un sedicente leader.

Il Foglio, 13 dicembre 2013 - ore 06:59

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